Stefano Montefiori, Corriere della Sera 08/11/2010, 8 novembre 2010
LA SCALATA A HERMES E I 18 MILIONI GUADAGNATI IN UN GIORNO
Con cinque dichiarazioni, dalla numero 210D5121 alla 210D5125, datate 5 novembre e in libera consultazione per chiunque sul sito della Amf (la Consob francese, Amf-france.org), Antonio Belloni ha informato l’ Autorità per il controllo dei mercati finanziari di avere, il giorno 26 ottobre, comprato e rivenduto 250 mila azioni Lvmh, guadagnando così 18 milioni di euro. Dalla mattina alla sera. Il favoloso jackpot del manager Toni Belloni, 55 anni, nato a Gallarate (Varese), numero due del colosso del lusso Lvmh - Louis Vuitton Moët Hennessy - si è realizzato nei giorni in cui il numero uno Bernard Arnault sferrava l’ attacco al grande rivale Hermès, provocando il rialzo di entrambi i titoli. Sabato 23 ottobre Arnault ha annunciato di essere salito al 14% della società concorrente e di essere pronto ad aumentare la quota fino al 17,1%: operazione portata a termine pochi giorni dopo, mercoledì 26 ottobre. Quella mattina di mercoledì Belloni, il più stretto collaboratore di Arnault, ha pensato che era venuto il momento di usare le sue stock options, di avvalersi cioè del diritto di comprare azioni Lvmh a un prezzo concordato in anticipo con la sua azienda, decisamente inferiore a quello del mercato. Il top manager italiano ha acquistato 200 mila azioni Lvmh al prezzo di 37 euro l’ una, e altre 50 mila Lvmh a 61,77 euro ciascuna, spendendo in totale 10,48 milioni di euro. Poche ore dopo, Belloni ha rivenduto le stesse azioni, stavolta al prezzo di mercato, sicuro di trovare immediatamente acquirenti anche in virtù dell’ assalto a Hermès. E infatti: cedendo le azioni a 112,35 euro l’ una, Belloni ha incassato 28,08 milioni di euro. Tolti i 10 milioni spesi al mattino, se ne è messi in tasca 18. «Regole perfettamente rispettate», ha dichiarato un portavoce di Lvmh al quotidiano Parisien, autore della scoperta sul sito dell’ Autorità. Resta il fatto che il clima sociale in Francia, dopo la crisi cominciata nel 2008, gli scioperi per la riforma delle pensioni e la disoccupazione al 10%, non è molto favorevole agli incassi record dei supermanager: in poche ore Belloni ha guadagnato una cifra pari a 1400 anni di Smic, il salario minimo garantito. Il dirigente italiano aveva ripetuto la stessa operazione, anche se con ricavi inferiori, a marzo, aprile e maggio, e nel 2009 è stato il manager più pagato di Francia, con uno stipendio annuale di 5,3 milioni di euro (oltre un milione in più del gran capo Arnault, a sua volta l’ uomo più ricco di Francia). Come è arrivato a questi eccezionali risultati? «A differenza dei miei amici - ha raccontato anni fa Belloni, nato in una famiglia di industriali del Varesotto - in tasca avevo sempre pochi soldi». A 15 anni, con un budget di 60 dollari è andato a finire il liceo negli Stati Uniti. Poi laurea in economia a Pavia con 110 e lode («rifiutai un 28 in diritto tributario al mio professore Marco Vitale, già allora un’ autorità. I compagni mi presero per pazzo ma volevo mantenere la media, ripetei l’ esame e presi 30»), e nel 1978 l’ ingresso alla Procter & Gamble, dove resterà per 22 anni spostandosi tra Cincinnati, Ginevra, Bruxelles, Atene. A fine 2001 la scelta difficile di lasciare P&G ed entrare nel mercato del lusso con Louis Vuitton, proprio in un momento difficile come quello post-11 settembre: dalla candeggina e il caffè Splendid allo champagne e all’ alta pelletteria. «A 46 anni volevo sperimentare un’ azienda con un’ anima europea, in un segmento di mercato completamente diverso». Scommessa vinta, il marchio Lvmh è il leader mondiale dei prodotti di lusso, ha 70 mila dipendenti e da gennaio 2010 il titolo ha conosciuto un rialzo in Borsa del 50%. Sposato, tre figli, Belloni ama ricordare l’ utilità dell’ amato basket - «insegna lo spirito di squadra, più si sale in azienda e più diventa importante gestire un team» - e la passione per due vecchie moto, una Puch 175 e un’ Hercules 125. L’ Autorità dei mercati finanziari sta controllando la correttezza dell’ intera operazione Lvmh-Hermès e il suo presidente, Jean-Pierre Jouyet, da mesi lancia allarmi sui rischi dell’ insider trading. Solo pochi giorni fa, il 3 novembre, l’ Amf ha pubblicato una serie di raccomandazioni alle società per evitare che i dirigenti traggano eccessivo vantaggio in Borsa dalla loro posizione di persone informate. Un codice di condotta pieno di consigli. Ottimi, ma non vincolanti.
Stefano Montefiori