Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 08 Lunedì calendario

I ROTTAMATORI CONTRO I FINIANI «STANCHI DI SEGUIRE LE TATTICHE»

La fine delle cose non è mai semplice. Lo dice l’ infermiere JD, John Dorian, nella sua uscita di scena dal telefilm «Scrubs», uno dei filmati più contemporanei nell’ alluvione di citazioni proposta da Matteo Renzi e Pippo Civati. Non è mai semplice, perché deve essere all’ altezza delle aspettative, le tue e quelle degli altri che ti guardano. Lo dicono anche loro, i due capi rottamatori, che chiudono l’ assemblea di «Prossima fermata Italia» alla stazione Leopolda con tanti abbracci, e un «non perdiamoci di vista» che può essere letto come una promessa, o una richiesta. Il varo della carta di Firenze, pronta da giorni, è un piccolo manifesto che chiede un Paese con metà parlamento, a metà prezzo, che permetta le unioni civili «come nei Paesi civili», che preferisca la banda larga al ponte sullo Stretto, che dica no al consumo di suolo e sì al diritto di suolo e di cittadinanza. Nei tre giorni alla stazione Leopolda è davvero successo qualcosa, basta aver voglia di prenderne atto. A salire sul palco sono stati amministratori e militanti più o meno noti del Pd. «Quelli che non si sentono tanto rappresentati dagli attuali vertici del partito» ha sintetizzato Fabio, dell’ associazione «Oltre» di Civati. E molti di loro hanno davvero dimostrato di avere qualcosa da dire, da dare. «Ci mettiamo in gioco - ha detto Renzi - senza rivendicare spazi o protezioni, senza chiedere ad altri ciò che dobbiamo prenderci da soli». Ecco, una volta definita la propria identità, resta il problema principale. Gli «altri». La mattinata conclusiva doveva essere una specie di ponte gettato dai giovani rottamatori verso le altre anime del Pd, una qualunque, ma non si è ben capito quale può essere l’ approdo. Walter Veltroni? All’ ora del cappuccino il sindaco di Firenze ironizza in modo feroce sull’ album di figurine delle passate elezioni politiche. «Prendo un operaio qui, mi manca un industriale là...» In prima fila, dalle 9.30 del mattino, c’ è Giovanna Melandri, in evidente missione suicida. «Sono molto felice di essere qui, abbiamo tanto bisogno di voi». Parla dello scempio di Pompei, azzarda un non riuscitissimo paragone tra le elezioni americane di metà mandato e lo stato delle cose italiane, becca una bordata di fischi, gli unici che si siano sentiti in questi giorni, al punto che Renzi e Civati sono costretti a intervenire, durante e dopo, per sedare i decibel sul nascere o almeno ridurne il volume. L’ episodio in sé non è gran cosa, ma denota la distanza tra il Pd «ufficiale» e quello che si è radunato a Firenze. Con la loro presenza, gli altri pezzi del Pd non fanno altro che rimarcare lo splendido isolamento dei rottamatori. Perché sia Debora Serracchiani, di lotta e di governo («Ci vuole rinnovamento con la contaminazione, non con la rottamazione») che il giurista Salvatore Vassallo, il sindaco di Bari Michele Emiliano e persino il vicepresidente del Pd Ivan Scalfarotto sono, ognuno a modo loro, rappresentanti di se stessi. La distanza con Bersani, poi, è conclamata, nonostante l’ aplomb delle ultime ore. Se anche alla Leopolda irrompe il discorso di Gianfranco Fini, verso il quale il segretario Pd ha un atteggiamento cauto e diplomatico, apriti cielo. Renzi: «Siamo stanchi di stare dietro a Granata, Briguglio e Bocchino. Non è che possono raccontarci di aver cambiato idea dopo 17 anni a votare tutte le leggi ad personam». Civati: «Rottamazione sarà anche un termine poco educato, ma Fini è un usato sicuro che non va bene, un politico che applica riti da Prima Repubblica». L’ evento si conclude con i due capi rottamatori che si abbracciano sul palco. Quelli della Leopolda, ed erano diecimila, si rivedranno online, in attesa di una nuova fermata, che potrebbe essere a Milano, nei primi mesi del 2011. Dicono Renzi&Civati: «Siamo in attesa della prossima fermata, l’ Italia. Grazie al passato ma il futuro è nostro». Resta da capire con chi, e come. Ha ragione l’ infermiere JD. La fine delle cose non è mai semplice, perché presuppone un nuovo inizio.
Marco Imarisio