Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 08 Lunedì calendario

MERCATI IN FIBRILLAZIONE PER I TITOLI ITALIANI: DA MESI NON SUCCEDEVA

Quel che è successo la settimana scorsa non riguarda certamente solo l’ Italia. Ma la notizia, in questo caso, è che ha riguardato anche lei. Per la prima volta da mesi, i mercati hanno segnalato fibrillazione sui titoli emessi dal Tesoro di Roma e dalle società quotate in Piazza Affari non appena il nervosismo ha toccato la periferia dell’ area-euro. Per gran parte di quest’ anno in realtà non era andata così: dopo che la Grecia ha iniziato la sua deriva sui mercati, i governi di Madrid e Lisbona sono andati in sofferenza per i deficit fuori controllo, e infine l’ Irlanda ha sbandato con i crac bancari, l’ Italia aveva tenuto. Magari non in linea con il «nucleo duro» raccolto attorno alla Germania, ma neanche in preda alle ondate di vendite che hanno colpito la fascia debole della moneta unica. Gli spread dei Btp a dieci anni, ossia il differenziale di tassi d’ interesse rispetto ai Bund tedeschi, riflettono tuttora questa realtà in parte rassicurante. Per trovare acquirenti il Btp decennale scambia a 165 punti base (1,65%) sopra il Bund, un tasso più basso di quello dei Bonos spagnoli (205 punti) e decisamente migliore rispetto al Portogallo, per non parlare di Irlanda o Grecia. Il problema è però che negli ultimi giorni il fenomeno di allontanamento dall’ àncora dei Bund ha coinvolto in pari misura anche i titoli del Tesoro italiano. Venerdì per esempio i Btp hanno allargato fino a 8 punti-base (ai massimi da fine settembre), un movimento pari o simile a quello dei titoli di Spagna o Portogallo nella stessa giornata. Vero è che l’ origine della fibrillazione è in buona parte europea, non italiana. Ha pesato la pressione di Berlino per includere nel sistema dell’ euro una procedura di insolvenza degli Stati, un’ ipotesi alla quale i mercati hanno reagito con timore (e che probabilmente verrà annacquata). E ha contato anche la nervosa vigilia del voto regionale in Grecia. Ma è un fatto che l’ Italia stavolta è stata contata nel gruppo dei vulnerabili alle cattive notizie. Lo è stata al punto che il credit default swap (cds) sui Btp, l’ assicurazione contro l’ insolvenza del Tesoro, in un solo giorno è diventato più caro dello 0,11%. Un segnale piccolo ma non insignificante, anche perché sul debito italiano pende il record mondiale di cds (per un valore di oltre 250 miliardi). Infine le Borse: venerdì Milano è scesa con Madrid, Lisbona e Atene, mentre Parigi teneva e New York, Francoforte e Londra salivano. Da inizio anno il Ftse-Mib ha perso circa il 21% rispetto al Dax di Francoforte. Perché l’ Italia può resistere sui mercati anche durante una crisi politica, ma è meglio non testare poi troppo dove sia la vera soglia di resistenza.
Federico Fubini