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 2010  novembre 07 Domenica calendario

ACADEMY, L’AMERICA AL GIANICOLO

L’American Academy, importante istituzione culturale degli Stati Uniti, apre le porte ai romani. Così ha deciso il nuovo direttore Christopher Celenza, che annuncia una ricca serie di iniziative. Un magnifico parco di oltre quattro ettari che ospita vari edifici destinati alla residenza dei borsisti e ai loro studi, la biblioteca di 140 mila volumi e l’archivio fotografico di 70 mila immagini scattate tra gli anni Sessanta dell’Ottocento e i Settanta del secolo scorso. E poi l’orto biologico e la mensa riconosciuta presidio Slow Food, le fontane che dialogano con concerti di acque e il Casino Malvasia dove Galileo, la sera del 14 aprile 1611, organizzò un banchetto per presentare il suo telescopio ai giovani accademici dei Lincei che restarono tutta la notte a spiare Saturno. È la sede dell’American Academy. In molti la confondono con Villa Aurelia, la residenza barocca costruita intorno al 1650 sul Gianicolo per il cardinale Gerolamo Farnese e nota ai romani perché spesso apre lo splendido parco affacciato sulla città per feste o eventi culturali. Ma la Villa in realtà è soltanto una sede di rappresentanza dell’American Academy, che si trova a pochi metri di distanza, in via Angelo Masina, dove si affaccia la palazzina progettata nel 1910 dallo studio di architetti di New York «McKim, Mead & White» e ora restaurata da Cristina Puglisi, che vi lavora da una ventina d’anni. «E’ è giunto il momento di farla conoscere ai romani», annuncia Christopher Celenza, professore di filologia romanza all’università di Baltimora e incaricato nel luglio scorso dal presidente Obama di dirigere l’Academy: non solo per i suoi meriti di studioso, ma anche perché parla perfettamente italiano ed è quindi in grado di intrecciare con leggerezza rapporti con il mondo culturale della capitale, a cominciare dalle università.
Il centro è già aperto a tutti, con ingresso gratuito, per mostre, concerti, convegni e tavole rotonde. In questi giorni e fino al 10 dicembre è in corso un’esposizione delle opere di Betty Woodman, che ha realizzato appositamente per gli spazi dell’Academy «Roman Fresco. Pleasure and Place», lavoro monumentale, alto oltre cinque metri e mezzo, che vuole essere una riflessione poetica su Roma, la sua storia e la sua arte filtrata attraverso le emozioni dell’artista, fortemente legata alla città. Nelle sale della biblioteca, una vera oasi di silenzio e concentrazione aperta ventiquattr’ore su ventiquattro, gli studiosi stanno chini sui volumi di storia dell’arte, di architettura e archeologia, sui libri rari che comprendono guide antiche di Roma e manoscritti del Cinquecento. Le nuove acquisizioni sono fatte in collaborazione con altre prestigiose biblioteche della città, compresa la Vaticana, in modo da evitare i doppioni. «Durante la seconda Guerra mondiale - racconta Celeza - quando l’Academy dovette sospendere le borse di studio e la palazzina fu più volte sul punto di essere requisita dai tedeschi, uno dei bibliotecari non si staccò mai dalla collezione, preoccupato che andasse dispersa».
I finestroni affacciano sull’orto, dove i giardinieri coltivano lattughe e broccoli senza pesticidi e dove anche i borsisti, ogni mercoledì, possono lavorare. Le borse di studio, una trentina ogni anno, sono destinate a ricercatori e artisti stranieri e italiani. «Dalla fondazione, nel 1894, ad oggi, ne sono passati oltre milleduecento», racconta Celeza, indicando i piccoli ritratti ad olio di un centinaio di loro, appesi alla parete dietro il bancone del bar. Lui stesso vi arrivò come borsista nel 1993 e poi come insegnante di paleografia, nel 2005. Oggi vi abita con la moglie Anna, musicologa. Racconta dei nonni, arrivati in America da Vasto e da Napoli. E dei suoi piatti preferiti: gli spaghetti aglio, olio e peperoncino, che cucina per gli amici, e la trippa alla romana che ordina in trattoria. Nella sala mensa dell’Academy, il menu offre leccornie cucinate con le primizie dell’orto: ceci e bieta, frittata di borragine, minestra di farro e cardi. La chef Mona Talbott confeziona anche marmellate con le ciliegie e le albicocche del frutteto, aiutata dalla sua assistente Mirella Misenti, che arrivò qui come lavapiatti e in pochi mesi (miracoli dell’America!) è stata promossa cuoca. Ha appena pubblicato il suo primo libro, «Biscotti», insieme a Talbott. Il secondo, dedicato alle minestre, è quasi pronto.
Lauretta Colonnelli