Pierluigi Panza, Corriere della Sera 07/11/2010, 7 novembre 2010
«SERVONO 30 OPERAI AL LAVORO OGNI GIORNO»
«Pompei crolla», denuncia la Uil, «non ha un sovrintendente a tempo pieno ed era stata segnalata la pericolosità di alcuni scavi». Ma, d’ altro canto, ogni giorno bisogna occuparsi della manutenzione di 242mila metri quadri di muri e 17mila di dipinti. Un’ impresa... «Secondo me la pericolosità di quello scavo non si conosceva, anche perché quello che manca a Pompei è proprio una ricognizione aggiornata dello stato di fatto delle pareti» risponde Andrea Carandini, presidente del Consiglio Superiore dei Beni culturali e archeologo di fama mondiale. «Dopodiché tutti i luoghi come Pompei, Ercolano e Villa Adriana sono zone a rischio permanente. Pompei è come L’ Aquila che, dal Settecento, è a cielo aperto. In questo caso parliamo di una casa restaurata negli anni Cinquanta con cemento armato, ovvero con una soluzione inadeguata». Lei aveva apprezzato i lavori avviati dal commissario Fiori: aveva parlato di una settantina di cantieri aperti e di un apprezzabile restauro dell’ Antiquarium. «Certo, sotto il commissario si sono spesi finalmente dei soldi per Pompei, anche valorizzando gli accessi e la nettezza urbana. I crolli vanno ridotti, anche se sono ineliminabili. Tuttavia se venisse un terremoto non potremmo nemmeno restaurarla perché non abbiamo documentazione sufficiente». Dal ’ 700 ad oggi non è stata realizzata una documentazione grafica precisa? «No. Manca una manutenzione programmata perché è difficile redigere una gerarchia degli interventi se non si conosce lo stato di fatto! Gli isolati di Pompei sono 98; se si coinvolgono un po’ di équipe universitarie si possono misurare». Questo è il compito più urgente? «Sì, bisogna che Pompei finanzi, con propri soldi, la pubblicazione di tutti gli isolati al ritmo di almeno dieci all’ anno; queste pubblicazioni devono concludersi con proposte di manutenzione e garantire la tutela della città. E poi, per la manutenzione? «Il commissario Fiori aveva lasciato due milioni per creare un’ Opera di Pompei, ovvero una specie di Fabbrica del Duomo permanente con squadre di 20, 30 operai che intervengono ininterrottamente su insule e case». Anche il ministro Bondi aveva incaricato un gruppo del Mibac di studiare la costituzione di una Fondazione autonoma per Pompei. «Ci vogliono manager; gli storici dell’ arte vanno bene per la tutela, ma non per l’ efficienza. E poi ci vogliono soldi, anche dal governo. L’ Italia non stanzia abbastanza per i Beni culturali. Ho visto che Tremonti ha allargato la borsa sull’ università: ma per i Beni culturali no. Rivolgo un appello: non ci si scontri e si dia sopravvivenza a questo ministero». Soldi, soldi... Eppure, in un’ intervista sul «Giornale dell’ arte», l’ ex commissario Fiori osservava che «mentre al Ministero e alla stampa venivano sottoposte richieste di finanziare Pompei con 250 milioni per salvarla», durante la soprintendenza Guzzo «non si spendevano le decine di milioni che erano in cassa per gli interventi di manutenzione». «Non voglio polemizzare, ma credo che Guzzo spendesse un terzo di quello che aveva a disposizione. Fiori ha speso e ha fatto quello che ha potuto. Ora bisogna voltare pagina. Pompei ricava fondi anche dai biglietti, perché viene visitata da 15mila persone al giorno, di cui l’ 80% stranieri. Quindi dispone almeno di 25 milioni all’ anno. Deve utilizzarli per informatizzare il rilievo di tutto il complesso e i sistemi di controllo. Ci vuole un progetto decennale e una metodologia precisa di manutenzione, estesa anche ai siti della zona vesuviana». Con che personale? Fiori parlava di 300 dipendenti di cui 160 custodi che erano «fonte di disservizio, organizzati per accordi sindacali in tre turni di circa 42 persone... E se la metà dei 42 di ogni turno non erano in servizio gli scavi non si potevano aprire». «Lo so. L’ assenteismo era indescrivibile. Come l’ abusivismo delle guide. Ma qualcosa con il commissariamento si è migliorato. Solo che ora siamo nell’ interim; si aspetta la nomina di un sovrintendente».
Pierluigi Panza