Eva Cantarella, Corriere della Sera 07/11/2010, 7 novembre 2010
OSPITAVA LE ARMI DEI LOTTATORI TRA SPLENDIDI DECORI
Era un importante edificio pubblico, costruito dopo il terremoto che nel 62 d.C. (diciassette anni prima dell’ eruzione) aveva causato danni gravissimi a Pompei. Sorto al posto di una precedente abitazione di cui restavano tracce sul lato nord, l’ edificio affacciava sulla via dell’ Abbondanza, la strada principale della città. Sulla facciata dei due pilastri che fiancheggiano l’ ingresso si vedevano due trofei: quello a sinistra mostrava una serie di armi accatastate a un tronco o appese a questo. In basso era visibile una tunica ricamata con tritoni e grifi alati. Sopra di essa un elmo, affiancato da due coppie di lance. Ai lati della tunica, una serie di scudi e una grossa ancora, che forse alludeva a una vittoria navale. Sul lato destro si poteva vedere un carro ricoperto in parte da una pelliccia di orso bianco, contornato da una serie di scudi e lance, e un grande corno. Con ogni evidenza si trattava di decorazioni di tipo militare, che commentavano una vittoria navale o equestre: come è stato ipotizzato, forse una copia dei trofei eretti a Roma in ricordo delle vittorie di Cesare e di Augusto. L’ interno dell’ edificio consisteva in una grandissima sala (8,50 per 8,50 metri), articolata da pilastri che sostenevano armadi di legno colorati, sotto i quali la parete era affrescata a pannelli rossi, con al centro delle vittorie alate: per la precisione dieci vittorie, con armi e scudi di tipo gladiatorio. Circostanza, quest’ ultima, che ha fatto pensare che l’ edificio non fosse, come si è a lungo pensato, un collegio per la Iuventus Pompeiana (un’ associazione di giovani, donde il nome di Schola Iuventutis Pompeianae) ma piuttosto e più probabilmente un deposito di armi di gladiatori. Superfluo insistere, a questo punto, sulla straordinaria bellezza dell’ edificio e sul suo inestimabile valore. La sua perdita è la perdita di un pezzo della nostra storia, che non potrà mai più essere ricostruita. È intollerabile vedere un patrimonio come questo sbriciolarsi, sparire, privarci del nostro passato. Ed è inevitabile chiedersi come sia possibile che questo continui ad accadere. Infiltrazioni d’ acqua nel tetto, si è detto. Compito del Commissario speciale non doveva essere, in primo luogo, la messa in sicurezza di Pompei? È più importante attirare turisti per assistere a uno spettacolo teatrale o salvarla dalla sua seconda, definitiva distruzione? Dobbiamo veramente continuare ad assistere, impotenti, a questa lenta, terribile agonia di un patrimonio unico al mondo
Eva Cantarella