Marco Imarisio, Corriere della Sera 07/11/2010, 7 novembre 2010
PER RENZI E’ SOLO L’INIZIO «IL NUOVO PARTITO SIAMO NOI» - E
non c’ è niente da fare. Anche se l’ hai già visto un miliardo di volte, quando gli allievi di Robin Williams salgono sui banchi, «capitano mio capitano», insomma gli ultimi tre minuti de L’ attimo fuggente, viene sempre il magone. Anche la sigla di Holly e Benji - «Uno si allena tirando i rigori, l’ altro si allena tirando i rigori» - è un colpo basso, uno dei tanti, non fosse perché il cartone animato dei due piccoli giapponesi che ha ispirato - tra le altre - la gioventù di Zidane e Del Piero, adesso è pane per i nostri figli. Chiamatelo pure Pantheon dei rottamatori, oppure mera operazione nostalgia. Nella playlist videomusicale di Matteo Renzi e Pippo Civati i richiami generazionali si sprecano, anche se la banda è davvero larga e il citazionismo pesca da Berlinguer ti voglio bene a Non ci resta che piangere, passando per I cento passi, l’ Invictus di Clint Eastwood, i Simpson, Willy Coyote, il Fonzie di Happy Days (una fan scrive al sindaco di Firenze che gli assomiglia e lui divulga felice l’ sms) e una colonna sonora che mescola gli odierni Muse e Green Day per andare indietro fino agli anni Settanta, compresi i Journey, che si sperava dimenticati. Dai 20 ai 60 anni, ce n’ è per tutti. Alla stazione Leopolda, per l’ iniziativa «Prossima fermata Italia» c’ era davvero di tutto, 4.500 persone, 800 iscritte a parlare, ognuna di esse con cinque minuti a disposizione e una parola da lui scelta a caratterizzare l’ intervento. Un gigantesco speaker’ s corner al coperto, con le contraddizioni che inevitabilmente ne derivano, ma anche dosi massicce di vitalità. A parlare c’ era gente che aveva voglia di fare politica, ma proprio tanta. C’ è stato un intervento a favore del nucleare e uno contro, il deputato Paola Concia ha molto urlato dicendo di «voler rottamare i maschi di questo partito», ci sono stati alcuni discorsi astratti e altri invero bizzarri come una disquisizione sulle miniere di uranio sparse per il mondo, argomento importante ma leggermente fuori contesto. Ma che si parlasse di rifiuti o immigrazione, la qualità media delle proposte, e dei discorsi, è stata alta, sempre sottolineata da applausi che tendevano a privilegiare il contenuto e non la persona. Tra i momenti che resteranno, Sergio Staino che all’ ora di pranzo sale sul palco, curvo su un bastone da passeggio. Con voce vibrante attacca i «populisti di destra» della sinistra «come Beppe Grillo». Prima ovazione. Al terzo dei giornalisti che gli ha chiesto perché stesse partecipando a questa iniziativa, il vecchio Bobo dice di aver risposto così: «Mi chieda piuttosto perché qui non c’ è Bersani». Delirio in sala. Staino, che con i suoi 70 anni risulta essere il più «vecchio» degli iscritti a parlare è quello che vince la gara dell’ applausometro. Come cortocircuito, per l’ assemblea dei giovani rottamatori, non è male. Dopo di lui, al pomeriggio molti battimani per Ilda Curti, assessore per l’ immigrazione a Torino, che legge un testo sull’ immigrazione davvero bello e intenso, e per lo scrittore pratese Edoardo Nesi, che si rivolge alla platea con parole per nulla allegre. «Siete una generazione alla quale tutti dovrebbero chiedere scusa, perché siete i primi che avranno meno dei loro padri: meno soldi, meno garanzie, meno futuro, meno sogni». Alle 15.30, Renzi, con sapienza attoriale, legge una notizia d’ agenzia sulle «bordate di fischi e ululati» indirizzate a lui e a Civati all’ Assemblea dei segretari di Circolo del Pd. «Io vorrei invece rispondere con un grande applauso» dice. «Perché noi siamo questi». Varie ed eventuali sul ping pong Roma-Firenze: Renzi assicura che l’ 11 dicembre sarà in piazza con il Pd «impegni istituzionali permettendo». Civati: «Noi abbiamo parlato di cose da fare, invece a Roma si continua a parlare di polemiche del Pd». L’ unico momento scivoloso arriva quando un giornalista fa notare che molte proposte ascoltate in sala sono già presenti nelle varie piattaforme del Pd. Civati: «Ma noi le diciamo in maniera diversa». Renzi: «Bisogna saper parlare con il sorriso sulle labbra». Sul palco, Renzi e Civati sono completamente a loro agio. Smistano il traffico seduti a un tavolo-consolle. Uno ascolta e intanto posta su Facebook, l’ altro introduce video di intervallo e argomenti reggendo un microfono della radio d’ antan, che fa molto Alto Gradimento, per andare sul citazionismo spinto. Gli Arbore e Boncompagni della rottamazione, sempre pronti a bilanciare un intervento pesante con una battuta o lanciando un video a tema, passando con nonchalance da Massimo Crozza che imita Walter Veltroni a Steve Jobs, nume tutelare di tutti gli astanti. C’ è un metodo, in questo furioso affastellarsi di madeleines contemporanee. Il richiamo a un’ identità condivisa, la voglia di proporsi in modo alternativo. «Un nuovo Pd c’ è già, diamogli le gambe» dicono. Arriveranno altre Leopolde, in altre città. Renzi e Civati giocano molto a non prendersi sul serio, ma in realtà sanno quel che stanno facendo, e un’ idea ce l’ hanno. Dovranno riuscire a coniugare le loro ambizioni all’ entusiasmo dei cinquemila di ieri. Non è per oggi, neppure per domani o dopodomani. Ma un giorno, forse.
Marco Imarisio