MARCO FILONI , la Repubblica 11/11/2010, 11 novembre 2010
SE LA VITA E FATTA DI ATMOSFERE
Basta prendere un vecchio spot per capire il problema. Quello del liquore che crea un´"atmosfera". Com´è stato possibile che un concetto fisico e meteorologico venisse usato per spiegare una sensazione, un´esperienza della vita? Per rispondere bisogna leggere Atmosferologia, il libro di Tonino Griffero (Laterza). L´autore, docente di Estetica a Roma, che fin qui aveva lavorato sul mito, sull´ermeneutica e sul pensiero di Schelling, ora si è dedicato a una teoria che spiega l´evoluzione di un concetto. Mostrando la nuova dimensione emozionale delle "atmosfere".
Professor Griffero, l´atmosfera è un concetto meteorologico: perché diventa dominante per descrivere il mondo delle sensazioni?
«Perché ci permette di pensare i sentimenti non come stati d´animo prevalentemente interiori, ma come situazioni emozionali che caratterizzano e permeano uno spazio».
I sentimenti hanno uno spazio?
«Certamente. Ma non uno spazio geometrico, bensì uno spazio vissuto. Questo tipo di spazio è atmosfera e crea atmosfera. Ce ne rendiamo conto anche attraverso il linguaggio ordinario».
Per esempio?
«Per indicare una situazione sgradevole possiamo dire che c´è un´atmosfera tesa, opprimente. Oppure parliamo di brutta atmosfera. Al contrario diciamo spesso "che atmosfera" indicando, per antonomasia, qualcosa di positivo».
Ma non è un linguaggio metaforico?
«Sì, ma rinvia comunque a un´atmosfera. Quando dico: "l´atmosfera si poteva tagliare con il coltello", non mi chiedo se c´è davvero o meno il coltello. Ma è solo una metafora? La prenderei più sul serio, perché al centro del discorso atmosferologico c´è una teoria del corpo vissuto, non fisico. E le atmosfere si sentono appunto in questo corpo».
Walter Benjamin, poi ripreso da Ernst Bloch, per indicare l´Italia usò il concetto di porosità.
«Il riferimento a questi autori e alla loro epoca è indicativo. Se cerchiamo gli antesignani del concetto di atmosfera troviamo il genius loci, l´aura, la nozione di ambiance nella letteratura francese di fine Ottocento, oppure di Stimmung nella cultura tedesca. Si tratta di stati vaghi, comunque non completamente interiorizzabili. A cavallo fra le due guerre c´è stata un´ipersensibilità verso nozioni di questo genere. Indicano uno stato d´animo, una tonalità emotiva, un modo d´essere. O, semplicemente, un´atmosfera».
Ma questo tipo di atmosfera esiste solo perché siamo noi a coglierla.
«È vero. Ma questo non significa che noi ne siamo gli artefici. Il carattere proiettivo con il quale spieghiamo l´empatia mostra qui i limiti. Per intenderci, noi incontriamo spesso situazioni atmosferiche che sono discordanti rispetto al nostro stato: se siamo tristi e incontriamo amici euforici, possiamo farci contagiare dalla gioia, ma possiamo anche intristirci di più, come reazione a quel contesto».
Perciò l´atmosfera non è soltanto il risultato della nostra proiezione…
«No, esistono atmosfere rispetto alle quali siamo passivi, altre che sono cognitivamente permeabili, per cui in base a quello che vengo a sapere si modifica la mia percezione. Ci sono poi atmosfere di carattere culturale-simbolico, che sono più manipolabili delle atmosfere naturali».
Quindi le atmosfere artificialmente prodotte ci condizionano?
«Sicuramente. Se capiamo cosa sono, siamo meno controllati e in grado di rapportarci in maniera più critica. Conoscere le atmosfere, non utilizzarle soltanto come concetto vago, significa capire come siamo manipolati».
La politica crea atmosfere che manipolano i sentimenti e gli stati d´animo?
«Tutte le dittature del Novecento hanno fatto ricorso alle atmosfere. La propaganda, le masse, le parate, i grandi edifici e il ritorno al classico: altro non è che creazione di atmosfere. E questa creazione produce manipolazioni: induzione di impressioni collettive. Ciò non significa che le democrazie possono farne a meno. Sarà diverso il tipo di atmosfere che saranno prodotte, ma nessuno ne è esente, come Benjamin aveva profeticamente sintetizzato con il concetto di estetizzazione della politica».
A proposito di estetica, come vi applica il concetto di atmosfera?
«Con l´atmosferologia vorrei riportare l´estetica alla sua fonte originaria di teoria della conoscenza sensibile. Quindi criticare l´estetica intesa solo come filosofia dell´arte».
Il filosofo inglese Austin diceva che l´estetica deve dimenticare il bello e scendere al delicato e al malinconico.
«Di arti non più belle si parla da quasi più di cent´anni. Il concetto di bello è un concetto spuntato. Nell´arte degli ultimi secoli c´è stata l´avanzata delle nozioni di brutto, grottesco, disgusto, provocazione, shock. Mentre il bello è collegato strettamente al classicismo e al neoclassicismo».
Se pensiamo agli happening, alle installazioni o agli eventi, quel che conta è la creazione di un´atmosfera.
«L´arte contemporanea gioca molto su questo aspetto. E si capisce di più con le atmosfere che non con la riduzione alla bellezza. Ovviamente l´arte ha una stratificazione culturale e simbolica potente e non si spiega solo con un discorso atmosferologico. Prendiamo un quadro di Botticelli: ridurlo alla descrizione dell´atmosfera che irradierebbe sembra un po´ poco rispetto al valore della tecnica, i simboli usati, l´allegoria. Ma se trattiamo l´aspetto delle emozioni collocate nello spazio, l´arte contemporanea si presta facilmente. Appunto l´installazione o la Land Art hanno a che fare meno con oggetti codificati e puntano molto di più su un coinvolgimento polisensoriale di quanto facesse l´arte precedente, specie quella figurativa. Per non parlare del design e della capacità degli oggetti di occupare uno spazio».
Insomma, in definitiva cos´è un´atmosfera?
«Rientra nella categoria di semi-cosa: non è conchiusa, non è separabile, ha una voluminosità ma non è misurabile, va e viene senza che ci si possa chiedere dove sia stata nel frattempo. Per esempio, l´atmosfera di benessere che provo in questo momento: dov´è stata finora? E dove sarà quando non la sentirò più?».
Quindi conoscere le atmosfere aiuta a orientarci nel mondo?
«Volendo fare una battuta: i filosofi hanno finora solo diversamente interpretato il mondo, si tratta ora di percepirlo. E in questo senso l´atmosfera è un inedito e promettente tema dell´estetica come teoria della percezione sensibile».