Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 11 Giovedì calendario

Mccarthy Paul

• Salt Lake City (Stati Uniti) 4 agosto 1945. Artista. «[...] divo dell’arte contemporanea [...]» (Armando Besio, “la Repubblica” 15/5/2010). Da noi noto soprattutto per la maxi-cacca di travertino esposta nel 2010 durante la Biennale di Scultura di Carrara davanti alla sede della locale Cassa di Risparmio come provocazione «anticapitalista» • «[...] viene da Salt Lake City, nello Utah, che è lo Stato americano dei mormoni e delle miniere. E forse proprio il clima di una religiosità fondamentalista, respirato laggiù, l’ha portato a realizzare opere in cui vengono di volta in volta fatti a pezzi gli stereotipi dell’America, che si tratti del Presidente, dell’esercito o di Walt Disney. Il lavoro di McCarthy non lascia indifferenti (o lo si ama o lo si odia), non è solo trasgressione, è anche una riflessione e un misurarsi con la storia dell’arte, passata e contemporanea. Così ad esempio il Ketchup sandwich, del 1970, cubo fatto di lastre di vetro separate da strati di ketchup e circondato da bottiglie di salsa, è la faccia americana di Olivestone di Beuys (del 1984) con il cubo di pietra e l’olio di oliva. Mentre i Pirata party di molti suoi film [...] non solo irridono a Walt Disney - immaginate i personaggi disneyani immersi in orge e baccanali - e ai suoi parchi tematici, ma rimandano per certi versi all’azionismo viennese, solo che al posto del sangue c’è come sempre il ketchup. Tanto che davvero si può credere che per McCarthy sia il ketchup a scorrere nelle vene della società a stelle e strisce [...] la figura del Presidente viene irrisa che sia repubblicano (Bush) o sia democratico (Clinton). Un’opera, Paula Jones, è dedicata all’amante di Bill raffigurata come una bambola gonfiabile con una maschera inquietante. Non meno inquietante l’installazione (Dreaming) in cui lo stesso scultore si rappresenta nudo dalla cintola in giù e sdraiato su un lettino da campeggio. Le maschere sono una delle costanti dell’opera di McCarthy, forse rimandano a Ensor [...] McCarthy non ci vuole rassicurare, la sua arte non ci conforta, se mai esprime la violenza insensata che ci circonda: alla Biennale di Lione del 2003 [...] sembrava forse eccessivo quel campeggio-caserma dove i militari americani (con le divise da nordisti) venivano paragonati nei lori riti e nelle loro feste ai soldati del Terzo Reich. Però, dopo Guantanamo e le prigioni di Abu Ghraib, oggi qualche dubbio che la provocazione non fosse così insensata ci può anche venire. [...]» (Rocco Moliterni, “La Stampa” 24/5/2010).