Aldo Grasso, Corriere della Sera 11/11/2010, 11 novembre 2010
DALLA SCENA DEL CRIMINE ALLA TV IL DOPPIO LAVORO DELLA CRIMINOLOGA - È
nata una stella, si chiama Roberta Bruzzone, viaggia sulla quarantina, finta bionda, sguardo magnetico, uno spiccato accento ligure. Su Facebook piace a 1.007 persone (qualcuna in più da quando è stato scritto questo pezzo), vanta un fan club. Da giorni è balzata agli onori della cronaca per i suoi ripetuti interventi sul giallo di Avetrana, quello della povera Sarah Scazzi.
Ospite assidua dei talk, che come belve feroci si sono buttati sulla preda, aveva sostenuto la tesi di un secondo livello non ancora emerso. Così, in quattro e quattr’otto, è stata nominata consulente di parte dello zio di Sarah e, intervistata da Monica Maggioni, ha descritto il suo cliente come una persona con un «legame solidissimo con la sua famiglia» e che per questo «ha risentito molto sul piano emotivo di tutto quello che è successo». Dalla sua biografia ufficiale veniamo a sapere che è autrice e conduttrice del programma La scena del crimine, alla sua terza edizione sull’emittente Gbr–Teleroma 56 (canale 877 di Sky) e di Donne mortali, giunto alla sua seconda edizione, su Discovery Real Time (canale 118 di Sky). È inoltre consulente scientifico di numerosi programmi che trattano tematiche relative a fatti criminali. Insomma, nel giro di poco tempo, la finta bionda ha soppiantato i colleghi criminologi arruolati come star televisive, tipo Massimo Picozzi, Francesco Bruno e tanti altri. Per non parlare di psicologi, magistrati, tuttologi. Negli ultimi anni, grazie ai salotti di Bruno Vespa e di Matrix, il criminologo è diventato un personaggio tv: lo abbiamo visto all’opera, infervorato e dottorale, nel «Novi Ligure show», nel «Cogne Show», nell’«Erba show», nel «Garlasco show» e in tanti altri spettacoli. Spesso in una situazione imbarazzante, perché coinvolto direttamente o indirettamente nel caso. Diciamo anche che per alcuni di loro la tv è diventata un’ottima vetrina per dare lustro alla loro attività, a scapito forse di ogni deontologia professionale. Ma il caso Bruzzone ci fa fare un ulteriore passo in avanti: il mattino è in tribunale ad assistere il suo cliente, il pomeriggio nell’etere a spiegare quello che è stato detto e fatto. Entra ed esce dalle carceri e dagli studi televisivi come fossero la stessa cosa. Del resto si dice esperta di ricostruzioni di 3D della scena del crimine e ama farsi fotografare con un berrettino dell’Fbi. Insomma, per lei, realtà e rappresentazione sembrano la stessa cosa.
Aldo Grasso