Giuseppe Guastella, Corriere della Sera 11/11/2010, 11 novembre 2010
SORPRESA NEL CALL CENTER. TUTTI I LAVORATORI SONO IN NERO —
Nella contabilità del call center figuravano come lavoratori autonomi invece che veri e propri dipendenti. In questo modo la Mastercom srl di Assago (Milano) avrebbe evaso iva, irpef e contributi che avrebbe dovuto versare per 861 collaboratori che ora la Guardia di finanza considera «lavoratori in nero», mentre la società deve fronteggiare una maxisanzione da 3,7 milioni di euro.
Una differenza sostanziale che, secondo la Gdf, ha comportato nel per i odo 2 0 0 6 - 2 0 0 9 un’evasione dell’iva per oltre un milione di euro, dell’irpef per circa 887 mila e delle ritenute previdenziali per altri 975 mila. Oltre al procedimento amministrativo con la pesante sanzione, contro la quale è stato presentato ricorso, la Mastercom deve fronteggiare un’inchiesta penale le cui indagini sono state di recente chiuse dal procuratore della Repubblica di Terni Fausto Cardella, competente sulla vicenda perché la sede legale dell’azienda si trova proprio a Terni.
Nella moderna sede di 1.500 metri quadri inaugurata nel 2006 al numero 1 di via Einstein ad Assago lavorano 180 persone, 150 delle quali si avvicendano per 12 ore al giorno, sei giorni la settimana nelle 120 postazioni del «contact center» dalle quali partono 600 mila chiamate al mese con più di 160 mila contatti. Dati forniti sul proprio sito internet dalla stessa Mastercom la quale informa che fattura 3,77 milioni di euro l’anno. Per 5 euro l’ora di media, il lavoro dei call center, è sfibrante e stressante, ma per molti rappresenta comunque un’opportunità di lavoro. Quasi esclusivamente giovani, molte le donne, gli operatori si avvicendano di continuo alle postazioni. Difficilmente si resiste più di qualche settimana. In questo caso, «il tipo di lavoro è quello in outbound, cioè contattare i clienti per offrire servizi e promozioni per conto di importanti aziende», spiega l’avvocato Palo Cenna, che assiste la Mastercom. Come accadeva nell’azienda lo hanno accertato gli uomini del colonnello Domenico Solfaroli, comandante della Gdf di Terni, che si sono presentati per un’ispezione nell’avveniristica sede di Assago e hanno consegnato un questionario ai centralinisti. È venuta fuori una situazione analoga a quella di tanti altri call center dove gli operatori molto spesso sono inquadrati come «lavoratori autonomi occasionali». È una qualifica che prevede che sia il telefonista a scegliere quando e come lavorare, che non sia impegnato per più di 30 giorni nell’anno solare ricevendo non più di 5.000 euro in tutto, che non ci sia coordinamento e subordinazione. Il costo per l’azienda, oltre alla paga, è del 20 per cento di ritenuta Irpef. Invece per le Fiamme gialle, alla Mastercom molti operatori telefonici erano sottoposti a turni e orari rigidi e, inseriti nell’organizzazione, rispondevano a un «team leader» che controllava il lavoro e dava le direttive: lavoro dipendente da inquadrare come co.co.co. oppure co.co.pro., con relative ritenute e tasse, ferie e malattia. «Contestiamo l’accusa di aver sfruttato lavoratori in nero. L’azienda ha applicato una delle norme contrattuali previste dalla legge Biagi, ha versato le ritenute d’acconto e ha esposto nella denuncia dei redditi i lavoratori, molti dei quali sono stati assunti con contratto a progetto» dichiara l’avvocato Cenna, pronto a fronteggiare le accuse.
Giuseppe Guastella