Giuliano Castigliego, Nòva24 11/11/2010, 11 novembre 2010
IL PUDORE ONLINE
Saffo come guida, novella Beatrice, per capire le trasformazioni delle relazioni amorose nell’epoca digitale? Perché no, visto che la poetessa greca descrive con digitale precisione gli aspetti dell’amore. Ritrae innanzitutto l’indissolubile fusione tra sentimenti e sensazioni corporee dell’amore romantico. Invano si dirà, visto che nelle svariate e molteplici forme della comunicazione in rete l’amore è privo di corpo. La direzione di marcia del processo d’innamoramento è anzi inversa a quella tradizionale, procedendo dalla testa al corpo. Proprio per questo le relazioni online tenderebbero a essere con il loro rapido "soulmate" euforizzanti, e velocemente idealizzanti ma destinate a non durare. In realtà, andando ad analizzare più approfonditamente le diverse forme di computer-mediated communication si constata che fattori relazionali tradizionali coesistono con nuove e spesso contraddittorie tendenze.In un libro di prossima pubblicazione, «La ricerca dell’amore in rete. Un’etnografia dell’online dating», Dombrowski rileva ad esempio che nell’online dating le stesse modalità di catalogazione del prodotto «potenziale partner» («è come essere sulle vendite all’asta di ebay» dice un utente) e il surplus di informazioni, inducono spesso gli utenti a paragonare molto razionalmente e obiettivamente i candidati. Ma questi stessi razionali obiettivi si sciolgono appena entra in gioco la fotografia e a maggior ragione l’incontro in carne e ossa. Qui la persona cerca le emozioni, «i segni d’amore» dell’ode di Saffo, come conferma decisiva per la scelta di «lasciarsi andare» all’amore. Questi segni assumono per l’online dater il significato del marcatore somatico del neurobiologo Damasio, quello cioè di «restringere lo spazio della decisione», aumentandone l’efficienza e la velocità. E nelle altre forme di cmc, più lontane dalla realtà offline cosa ne è del corpo?
Alcuni autori (Whitty e Carr) suggeriscono che nella rete più che un’incorporeità vi sia una «ricostruzione» del corpo in forme nuove e diverse. Forse è più corretto dire che si costruiscono identità cui viene attribuito, tra gli altri, anche il carattere di un corpo virtuale. Pensiamo ai siti dei network sociali: sono un collage mutevole che danno vita a una transitoria identità virtuale, una chimera virtuale.
Nel cyberspace avviene allora tra "chimere" qualcosa di molto simile a quello che il bambino fa nel gioco, in cui una fila di sedie, come ci racconta Huizinga, sono un treno ma anche una fila di sedie. Nel gioco infatti il bambino si muove tra il mondo interno ed esterno, riuscendo a passare dalla propria invenzione soggettiva al dato oggettivo dell’ambiente e viceversa. Allo stesso modo si può intendere il cyberspace come uno spazio tra la realtà e la fantasia. E il computer un oggetto transizionale (secondo il concetto di Winnicott) che consente alla persona di entrare in questo spazio potenziale e di esplorare il me/non me. Naturalmente, così come non tutti i giocattoli fanno crescere, non tutte le reti sono utili. Anzi, la rete, lo sappiamo, può essere anche invadente e persecutoria, indurre dipendenza e isolamento, frammentare fragili identità e quant’altro. Ma esistono anche altri pericoli, dentro di noi, prima che nella rete. Negare che amore è anche, come ci ricorda Saffo, desiderata ma anche temuta dipendenza dall’altro, appunto desiderio.
Verso il controllo razionale sembrano invece andare servizi di partnership che, sulla base di evidenze scientifiche, assicurano un accoppiamento basato su test di compatibilità genetica in una visione scientificamente aggiornata dell’elisir d’amore. Saffo sarebbe infine la miglior testimonial delle attuali campagne anti-sexting (Think before you post sex texting). Con pudore, ma senza vergogna del proprio desiderio, assolutamente credibile nella sua autenticità, ci ricorderebbe che la vergogna sana, quella che lo psicanalista Wurmser chiama «atteggiamento pudico protettivo», impedisce con i suoi veli l’intrusione e la sovraesposizione, proteggendo l’integrità del sé da gravi traumi.