Marino Smiderle, il Giornale 11/11/2010, pagina 17, 11 novembre 2010
Addio sacchetti di plastica da gennaio solo borse bio - Un sacco bio. Carlo Verdone potrebbe chiedere i diritti, tra gli altri, al ministero dell’Ambiente che nel 2008 aveva dato questo nome cinematografico al bando di finanziamento di un milione di euro disposto per favorire il changeover nel settore delle borse della spesa
Addio sacchetti di plastica da gennaio solo borse bio - Un sacco bio. Carlo Verdone potrebbe chiedere i diritti, tra gli altri, al ministero dell’Ambiente che nel 2008 aveva dato questo nome cinematografico al bando di finanziamento di un milione di euro disposto per favorire il changeover nel settore delle borse della spesa. Tema marginale? Mica tanto, se è vero che da tempo immemorabile l’Europa ci chiede di smetterla di uscire dal supermercato con quelle «canottiere » di plastica che, una volta svuotate, ci metteranno una ventina d’anni, quando va bene, a essere metabolizzate dall’ambiente. Moltiplichiamo il gesto per i miliardi di borsette che circolano nel paese, e si capisce come l’annuncio del sottosegretario all’Ambiente, Roberto Menia, suoni come una vera e propria rivoluzione: «Dal 1˚ gennaio prossimo saranno messe al bando le buste di plastica non biodegradabile». A dire la verità non è la prima volta che viene dato questo tipo di annuncio. Lo stesso Menia, rispondendo all’interpellanza parlamentare della compagna di partito finiana Giulia Cosenza, ricordava che il medesimo divieto era già stato previsto nella legge finanziaria 2007, con entrata in vigore fissata per il 1˚ gennaio 2010, poi italianamente prorogata di un anno. Stavolta, però, ci siamo. A un anno di distanza dall’ultimo rinvio, scatterà la tolleranza zero, preceduta da «una iniziativa di distribuzione capillare su tutto il territorio nazionale di borse realizzate in materiale riciclato e riciclabile, o riutilizzato, o in fibre naturali ». «L’intenzione - prosegue Menia - è quella di favorire la nascita di una domanda responsabile da parte dei consumatori attraverso il potenziamento dell’informazione e la diffusione dei comportamenti responsabili, scelte queste già intraprese da grandi operatori della distribuzione ». Effettivamente le grandi catene della distribuzione hanno già provveduto a dotarsi di sacchetti politicamente, ed ecologicamente, corretti. Despar e Coop, per citarne un paio, sono venute incontro alle raccomandazioni europee prima del governo, così come hanno fatto molti altri. «L’applicazione della norma di messa al bando dei sacchetti di plastica - obietta però Unionplast, l’associazione dei produttori di manufatti in plastica aderente a Confindustria- costringerebbe i consumatori ad acquistare sacchetti monouso per il conferimento dei rifiuti mentre oggi, con un comportamento ambientalmente esemplare, il cittadino usa lo shopper di plastica almeno due volte: prima per la spesa e poi per i rifiuti». E per questo invita il governo ad abrogare la nuova norma o, almeno, di posticiparne l’applicazione. Di fronte alle stime che parlano di 300 mila tonnellate di borse di plastica prodotte ogni anno, un ulteriore rinvio pare sia davvero da escludere. Tutti usciremo dal supermercato col sacco bio, più costoso, magari meno resistente, non riutilizzabile ma anche molto più digeribile da madre natura.