ANTONELLA AMAPANE, La Stampa 11/11/2010, pagina 23, 11 novembre 2010
A casa e in ufficio la rivincita del bon ton (+intervista) - Addio parolacce, dita nel naso e biancheria a vista
A casa e in ufficio la rivincita del bon ton (+intervista) - Addio parolacce, dita nel naso e biancheria a vista. Il popolo dei cafoni ha le ore contate. A sorpassarlo arriva l’esercito dei «metropuritani», riconoscibili dall’abito composto e dai modi squisiti. Fans di «Mad Men» - la serie televisiva americana retrò di Matthew Weiner - recuperano il savoir faire degli Anni 60. Ormai le figlie del rock che fumano come ciminiere e bestemmiano come carrettieri hanno fatto il loro tempo. In caduta libera Mario Balotelli, del quale ormai si parla solo se e quando segna, come pure Naomi Campbell con le sue scenate sopra le righe troppo ripetute e ripetitive per non essere stucchevoli. L’atteggiamento vincente che monta nell’aria è quello dell’educazione inappuntabile: comportarsi a tavola come si deve, lei che accavalla le gambe tenendo strette le ginocchia per non esibire gli slip; lui che cede il passo al gentil sesso... Da vere lady e da autentici gentleman. «Persone da ascoltare e guardare con piacere, capaci di lasciare spento il cellulare, quando sono a cena in compagnia», spiega Derek Blasberg nel suo libro «Classy» (ed. Razorbill), che insegna come stare al mondo nel 2010 e sta andando a ruba nella boutique parigina iper trendy «Colette». La crisi - si legge sulle pagine di «Elle France» - ha ucciso la moda «bling- bling» tutta ori e lustrini da arricchiti. Google è una minaccia permanente: nessuno vuol vedere le sue esibizioni discinte su You Tube scattate durante un party «troppo allegro». Ecco perché Blasberg nel manuale - in testa alla lista dei bestseller del «New York Times» - suggerisce come scansare i trappoloni cafonal. Un segno dei tempi. Non a caso è appena nata in Inghilterra la rivista «The Gentlewoman», bibbia del garbo ritrovato. Adottare i codici borghesi, sostengono gli esperti, è un antidoto all’indecenza dilagante. Insomma, semplifica i rapporti, serve a vivere meglio. Morale, ci si riveste con gusto e attenzione per certe occasioni. Gli abiti da cocktail e gli smoking rivivono un momento di gloria, si riacciuffano dal dimenticatoio guanti e cappello. In più si riassapora il gusto di ricevere in casa con tutti i crismi, rispolverando il servizio buono di famiglia. Fra le signore è diventata una gara apparecchiare le tavole con cura, mentre i mariti servono gli aperitivi. E gli invitati sanno che non possono toccare cibo finché la padrona di casa non inizia. La difficoltà per chi l’etichetta non l’ha succhiata col biberon sta nel «riperticare» le regole con disinvoltura. Ma si può avere un comportamento inappuntabile senza essere il duca di Windsor o Nadine de Rothschild (che per altro nasceva poverissima e l’ha imparato osservando il prossimo). La baronessa, diventata guru della cortesia - autrice di svariati libri, ancor oggi un pozzo di informazioni - si appuntava su un notes le cose fondamentali ogni volta che era ospitata nelle case più raffinate. Partendo dai fondamentali non si sbaglia. Però, non basta scrivere a mano gli inviti su cartoncini Bristol (come fa da sempre Karl Lagerfeld), dove è di rigore aggiungere «RSVP» e ovviamente rispondere. Bisogna rivalutare tre parole chiave: «buongiorno, grazie, scusi». Questo non significa comportarsi da bigotti. Ma oggi è più sovversivo cenare a lume di candela che partecipare a un after-hour. In sintesi: i borghesi sono i nuovi punk. Perché questo rigurgito di buone maniere proprio adesso? «La buona educazione è uno scudo che ci protegge da un mondo difficile», dice lo storico Frederickc Rouvillois, autore de «L’histoire de la politesse», ed. Flammarion). Come dire? Serve a oliare gli ingranaggi di una società che si orienta pericolosamente verso l’intolleranza zero, stempera le aggressività. Un mondo in crisi come il nostro ne ha bisogno. In più, secondo i sondaggi, chi è ben educato è visto come una perla rara dalle aziende, quindi trova più facilmente lavoro. Prendere nota. *** Professor Gianni Vattimo, lei è uno dei filosofi più celebri: perchè c’è questa gran voglia di buona educazione? «Credo che sia una necessità ideologica. E’ come quando la gente va a sentire i discorsi del Papa poi fa il contrario. E’ un tentativo astratto di salvarsi da un eccesso di fango che ci sta travolgendo. Si cerca di arginarlo ripristinando le buone maniere. In pratica, però, anche se sotto sotto lo desideriamo, non vedo in giro un vero riscontro». La buona educazione è ancora quella vecchia maniera un po’ borghese che ci insegnavano monsignor Della Casa e Donna Letizia oppure si è svecchiata nei codici? «Il vero problema è che la gente non accetta più di mentire. Questo equivale a uscire in mutande. Si è perso il senso del pudore. L’abitudine a certe trasmissioni televisive tipo il "Grande Fratello" ha dato a tutti il permesso di raccontare di sé senza peli sulla lingua. Un po’ di bugie servirebbero invece a vivere meglio». Quali libri consiglia di leggere ai giovani per imparare i valori delle buone maniere? «Sicuramente "Ritratto di signora", di Henry James, ma in verità tutti i libri di James. E anche quelli di Arbasino. Sconsiglierei Pasolini, lui diceva sempre la verità... troppo». Da che cosa capisce se una persona si comporta in maniera corretta? «Per esempio dal fatto che non telefona mentre stiamo pranzando, cosa che ormai è diventata una cattiva abitudine dilagante». Il popolo più educato? «I portoghesi. Nei loro ristoranti a differenza di quelli spagnoli, non esistono schiamazzi, stanno in fila alla fermata del bus, hanno il senso del ricevere. Sono meno mediterranei e più atlantici. Si pensi al fado, è una musica molto educata...».