ANDREA MALAGUTI, La Stampa 11/11/2010, pagina 16, 11 novembre 2010
Studenti in rivolta blitz alla sede Tory - Hanno spaccato tutto. La follia si è scatenata nel primo pomeriggio
Studenti in rivolta blitz alla sede Tory - Hanno spaccato tutto. La follia si è scatenata nel primo pomeriggio. All’improvviso. La marcia di protesta degli studenti contro l’aumento delle tasse universitarie triplicate, da tremila a novemila sterline, nel giro di tre anni, sembrava equilibrata, seria, civile. Una marea di uomini e donne venuti in pace. Cinquantamila persone, il doppio di quelle attese. Arrivate da ogni angolo del Regno Unito. Cartelli, balli, e molte grida: «Ladri, ladri, ladri». «Ci state rubando il futuro». «Clegg vergognati». Niente di più. Finché qualche centinaio di ragazzi non si è staccato dal gruppo e si è diretto al 30 di Millbank, nel cuore di Westminster. Si sono coperti il viso. Era il segnale dell’attacco. Hanno sfasciato la reception del quartiere generale dei Conservatori. Con i sassi, con le spranghe, con le mani, scavalcando il fragile cordone armato delle forze dell’ordine, terrorizzando gli impiegati al lavoro, buttando pezzi di cemento dalle terrazze dell’ultimo piano del palazzone preso in ostaggio. La Metropolitan Police ha mandato rinforzi. Era tardi. «Non potevamo aspettarci tutta questa violenza nel centro di Londra. È inaccettabile. Persino imbarazzante. Non succederà mai più. E questi criminali pagheranno», dirà un portavoce di Scotland Yard in serata. Erano impreparati. Una selva di telecamere documenta la violenza secondo per secondo. Le forze dell’ordine perdono il controllo. Lanciano un paio di fumogeni. Non servono a nulla. Un ragazzo incappucciato prende a pedate la vetrata dell’entrata principale. Immediatamente cinque, dieci, cinquanta persone si uniscono a lui. Un poliziotto guarda la scena impotente. Spegne con i piedi un piccolo incendio. Una studentessa piange. È seduta, la testa tra le mani. «Perché? Perché?». Cinque ore deliranti. Aaron Porter, presidente dell’Unione degli Studenti, attacca i teppisti. Dice che il comportamento criminale di poche centinaia di idioti ha cancellato il messaggio di cinquantamila persone. È furioso. Chiede scusa, ma vuole dire che la marcia era giusta, che «questa riforma schiaccia i più deboli, divide la società tra ricchi e poveri». Tre poliziotti finiscono all’ospedale. E con loro anche quattordici dimostranti. Nessuno è grave. «Ma è un miracolo che non ci sia scappato il morto». In Parlamento si scatena il dibattito. I Labour accusano il governo di minare le basi del sistema educativo. Cameron è in Cina. Clegg, che lo sostituisce e che in campagna elettorale aveva giurato che avrebbe impedito interventi sulle tasse universitarie, si difende con difficoltà. Metà del suo partito, i liberal democratici, lo ha abbandonato. Per strada gli studenti litigano, lentamente le violenze esauriscono le loro forze. Boris Johnson, sindaco di Londra, è scosso. «Una piccola minoranza di dimostranti ha portato il caos in città. Ha ragione la polizia. Nessuno poteva prevederlo». Non sarà l’ultima manifestazioni contro i tagli. La tensione sale. Emily Parks, entrata tra i primi all’interno del quartier generale dei Conservatori, dice che non ha rimpianti: «Finalmente avranno capito quanto siamo arrabbiati». Di fianco a lei le ceneri di un incendio, libri strappati, pezzi di legno e di bottiglie. Centinaia di poliziotti presidiano le strade di Londra.