Chiara Paolin, il Fatto Quotidiano 11/11/2010, 11 novembre 2010
LA DISCARICA DELLA MAFIA VALE 3 MILIARDI DI EURO
Antonio Massarutto, docente di Economia politica all’Università di Udine, è l’autore della piccola bibbia della spazzatura. O, più elegantemente, l’operetta contemporanea I rifiuti, come e perché sono diventati un problema, edizioni Il Mulino. Dalle citazioni colte (Le città invisibili di Italo Calvino) ai dati più recenti sulla criminalità da cassonetto, il sistema italiano della spazzatura è un concentrato di storie, vizi e speranze. “Ma cominciamo dai fondamentali – attacca Massarutto – In Italia si producono oggi circa 140 milioni di tonnellate di rifiuti: erano 26 milioni nel 1996 e 13 nel 1975. Segno che la crescita industriale ha portato volumi maggiori e sempre meno gestibili di materiali. Attualmente abbiamo 110 milioni di rifiuti speciali e 30 di urbani, anche se esiste un’ampia zona grigia di sovrapposizione. Molti rifiuti raccolti come urbani sono in realtà speciali assimilati (in arrivo da attività commerciali e produttive), mentre in quelli speciali entrano anche gli scarti della lavorazione degli urbani, fanghi di depurazione delle acque reflue e tanto altro”.
QUINDI, il primo problema: sui rifiuti le politiche sono tante e diverse, storicamente impostate secondo logiche poco organiche e coordinate. Anche perché è mutata in fretta la natura della materia: la mole dei rifiuti putrescibili si è progressivamente ridotta, mentre sono aumentati a dismisura carta, cartone e plastica. Tutti prodotti che necessitano un ciclo particolare di smaltimento, a voler impostare un sistema serio e possibilmente virtuoso. Che comprenda il trattamento dei rifiuti pericolosi (5 milioni di tonnellate l’anno) prodotti soprattutto al Nord (nel 75 per cento dei casi). “Nelle regioni padane il sistema ormai funziona piuttosto bene – segnala Massa-rutto – Tra raccolta differenziata, impianti di compostaggio e termovalorizzatori (inceneritori, ndr) la catena è stata messa in moto. Ma l’importante è non fissarsi su modelli rigidi, perché le dinamiche socioeconomiche ci costringono a modificare continuamente la filiera integrando ed evolvendo il meccanismo. In termini di efficienza e salubrità” .
A LIVELLO nazionale, la raccolta differenziata, supera gli 8 milioni di tonnellate, un quarto del totale. Ma il dato funziona a macchia di leopardo e con un divario netto tra nord (40%) e sud (10%). Altro problema è lo smaltimento illegale dei rifiuti, cui si associa l’abbondanza di siti potenzialmente inquinati (13 mila quelli censiti). “Naturalmente questo è anche un gigantesco business – conclude Massarutto – Il giro d’affari complessivo che muove il settore è pari a 8,3 miliardi di euro, solo qualche anno fa stavamo sui 3,5. Un settore decisamente interessante per le mafie: secondo Legambiente e carabinieri almeno 13 milioni di tonnellate spariscono ogni anno nel nulla, possiamo stimare che chi mette le mani sull’affare può guadagnare 2,5 miliardi di euro l’anno. Una ricchezza che va restituita alla legalità e alla sicurezza collettiva applicando politiche chiare e finalmente adeguate”.