Adriana Bazzi, Corriere della Sera 10/11/2010, 10 novembre 2010
I RAGGI X COMPIONO 115 ANNI MA IL PROGRESSO ORA RISCHIA LO STOP
Potrebbe diventare molto più prezioso dell’oro: il tecnezio radioattivo, quello che serve per le scintigrafie del cuore (per valutare, ad esempio, come funziona dopo un infarto) o delle ossa (per cercare la presenza di metastasi tumorali) sta scarseggiando in tutto il mondo.
I due più grandi impianti di produzione, uno canadese (che copre il 40 per cento del fabbisogno mondiale di isotopi in medicina) e l’altro olandese, sono ormai vecchi e hanno ridotto la produzione per problemi di manutenzione e in seguito a guasti. Gli altri Paesi non hanno investito in questo settore, contando sui rifornimenti di Canada e Olanda.
Ora il problema della carenza di isotopi ritorna di attualità, in occasione dell’anniversario della scoperta dei raggi X: l’8 novembre di 115 anni fa il fisico tedesco Wilhelm Conrad Roentgen li scoprì per caso e, da allora, la diagnostica per immagini è diventata sempre più sofisticata. Oggi la medicina nucleare riesce a leggere dentro il corpo umano, visualizzando gli organi e le loro funzioni nei minimi dettagli.
Questo progresso tecnologico rischia, adesso, di essere frenato dalla carenza di radioisotopi (secondo la rivista Nature, si eseguono, in tutto il mondo, 70 mila scintigrafie ogni giorno) e la loro ridotta disponibilità potrebbe costringere all’impiego di tecniche diagnostiche meno accurate e più pericolose.
Qualche soluzione al problema, però, si intravede. Gli Stati Uniti hanno stanziato fondi per la produzione di tecnezio con metodi alternativi ai reattori nucleari, senza, cioè, impiego di uranio radioattivo. Anche l’Italia, questa volta, si sta muovendo. A Legnaro, in Veneto, i fisici del laboratorio dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare, diretti da Giovanni Fiorentini, stanno progettando un centro per la produzione di radioisotopi innovativi con ciclotrone: gli scopi sono di ricerca, ma all’occorrenza il centro potrebbe fornire tecnezio. Poco, perché basterebbe per il Veneto e a costi forse un po’ alti, ma sarebbe una soluzione. A patto che si trovino finanziamenti adeguati per partire.
Adriana Bazzi