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 2010  novembre 10 Mercoledì calendario

SI PREPARA UNA NUOVA STAGIONE, MA SOLO DOPO LE ELEZIONI

Se l’Italia sta correndo verso le elezioni anticipate nella prossima primavera, come tutto lascia presagire, lo "spiraglietto" intravisto da Bossi nel conflitto tra Berlusconi e Fini va considerato per quello che è: non l’avvio di chissà quale sorprendente mediazione, ma un modo per affermare la "centralità" della Lega in questa fase convulsa. Una centralità che il vecchio leader intende spendere con prudenza, quasi a far da contrappasso alla spavalderia di un Fini che dopo aver scosso l’albero a Perugia adesso sembra indeciso sulla mossa successiva.

In ogni caso il segnale bossiano va letto nella cornice di altre iniziative che vedono il partito nordista piuttosto dinamico. In primo luogo la visita di ieri, insieme a Berlusconi, nel Veneto disastrato. Un viaggio tutt’altro che trionfale per il premier (sono lontani i giorni dell’efficienza e del consenso, all’indomani del terremoto in Abruzzo). Peraltro il "tour" in condominio conteneva un duplice messaggio: conforto alle popolazoni colpite, ma anche indizio chiaro di una scelta a favore del premier e del vecchio patto ancora utile al Carroccio.

Ne deriva che i contatti di Bossi con Fini e magari con Casini non vanno sopravvalutati. È ben poco credibile che conducano a rinegoziare un altro esecutivo guidato da Berlusconi. Semmai servono a ricordare a tutti che la Lega sostiene, sì, il presidente del Consiglio, ma conserva la sua autonomia e il suo raggio di manovra. Se poi Berlusconi è debole, come in effetti è, Bossi ci tiene a far sapere che invece lui non ha perso la lucidità politica. Ma tutto questo non cambia le prospettive a medio termine.

Dicembre resta l’orizzonte più probabile di una breve stagione che possiamo definire di "piccola stabilità". Serve a votare senza troppe tensioni la legge finanziaria, cioè il freno alle tendenze speculative. Ed è essenziale per concludere l’iter dei decreti sul federalismo. Non solo. La "piccola stabilità" che Bossi caldeggia rende comunque più faticoso il sentiero di Fini. Berlusconi l’altro giorno si limitava a dire: "se vuole farmi cadere mi voti contro in Parlamento". Bossi, più astuto, preferisce abbassare i toni e cercare qualche "spiraglietto". Il risultato è che il presidente della Camera, dopo aver accesso i fuochi artificiali, adesso procede con i piedi di piombo: Berlusconi non è corso al Quirinale a dimettersi e adesso diventa difficile per "Futuro e Libertà" togliergli la fiducia in Parlamento. È più semplice tenere alta la sfida sul terreno mediatico. Alimentando piccoli intoppi parlamentari come è accaduto ieri.

Le circostanze sembrano quindi propizie alla Lega. Sul piano tattico è utile lo scampolo di governabilità che coincide con le ultime sette settimane del 2010. Il centrodestra non può presentarsi davanti agli italiani come una nave disalberata alla deriva. A quel punto persino l’ipotesi del governo "tecnico", oggi poco verosimile, acquisterebbe un profilo più concreto. Invece un certo grado di stabilità permette a Bossi e Berlusconi, al primo più che al secondo, di gestire il "dopo". Un dopo che passa attraverso il voto anticipato (e Fini presto o tardi dovrà prendersi la responsabilità di dare il colpo di grazia alla legislatura, magari creando un incidente).

Al di là delle urne, i cui risultati non sono oggi prevedibili, si apre una stagione nuova. Si svolgerà, certo, senza più Berlusconi alla regia, ma con Bossi, Fini, Casini, Tremonti, Bersani, Di Pietro, Vendola ai loro posti. Protagonisti e comprimari chiamati a una cruciale prova di maturità nel segno della coesione nazionale. Il partito dei pessimisti e quello degli ottimisti già affilano gli argomenti.