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 2010  novembre 10 Mercoledì calendario

Bacio e inchino, Vale sposa la Ducati - L’agognata saracinesca si apre alle 11,45. Box numero 17, non il massimo come effetto beneaugurante

Bacio e inchino, Vale sposa la Ducati - L’agognata saracinesca si apre alle 11,45. Box numero 17, non il massimo come effetto beneaugurante. Ha smesso di piovere, ma l’asfalto del Ricardo Tormo è ancora bagnato. L’inizio era previsto per le 10, ma così non si può. Poco distante, un arcobaleno. Tanto per far da controcanto alla retorica che qua e là traspare. Ai box, nel paddock. Perfino nel piccolo schermo, italiano e non solo, pronto a eternare ciò che sulla carta è un test invernale ma di fatto assurge a Spartiacque: la prima volta di Rossi in Rosso. Anche se entrambi, pilota e moto, vestono in nero. Valentino Rossi compie il primo giro con la Ducati alle 12,20. Giusto in tempo per rientrare nella diretta televisiva. «Sì, siamo usciti a quell’ora anche per quello», si lascia scappare qualcuno. Prima ha girato Franco Battaini, collaudatore Ducati, detto «Ironfrank» con evidente eccesso d’enfasi. L’attesa è tale che, dagli spalti e sui computer, lo scambiano per Rossi. È il suo momento di gloria, al termine del quale dirà: «Credo che Valentino si troverà bene in Ducati e sceglierà lo screamer». Cioè il motore più selvatico. Valentino, tuta nera e richiami gialli, è quello di sempre. Sole e luna sulle ginocchia, tribù dei Chihuahua sulla visiera, 46 sulla carena nuda e scura. Il cavaliere Nero è sbarcato a Valencia. Di colpo, ed anche questo rientra nell’effetto scenico (e nella retorica), si fa silenzio. «È fatta, è fatta», ripete tra sé Filippo Preziosi, responsabile di Ducati Team Corse. Molti, nel box 17, hanno gli occhi lucidi. Molti, non tutti: Carmelo Ezpeleta, boss Dorna, si aggira assonnato con il giubbottino di pelle chiara. Gli scappa uno sbadiglio, non contemplato dal protocollo. Alessandro Cicognani, manager del team Borgo Panigale, si sporge sul rettilineo del traguardo: «Siamo emozionati, quasi non sembra vero». Si commuove anche Uccio Salucci, che sta a Valentino Rossi come Jimmy Cinquepance a Paul Gascoigne. Sale sul muretto dei box, guarda il suo amico-mito ed esala: «Rossi nella Rossa, chi l’avrebbe detto. Senti che silenzio, sembra fatto apposta». A dire il vero in quel momento sta girando anche Loris Capirossi, pure lui in Ducati (Pramac), ma non se lo fila nessuno. Neanche quando dice ai suoi: «Che spettacolo, non è più la Ducati inguidabile di tre anni fa». Recensione in totale controtendenza con quella di Casey Stoner, subito velocissimo (secondo) con la Honda: «Bello, ma il motore è troppo dolce». Troppo dolce: l’esatto contrario di quello che vanno lamentando da mesi Pedrosa e Dovizioso. «Forse Casey fa il paragone con la Ducati», minimizza Dovi. «Immaginavo che Rossi avrebbe avuto problemi all’inizio». Già, perché l’esordio non è agonisticamente memorabile. Un secondo e otto di ritardo da Jorge Lorenzo. Mesto decimo. Rossi non rilascia dichiarazioni, perché ancora sotto contratto Yamaha (è l’unico a dover rispettare il vincolo: gli altri, tutti gli altri, parlano). Al suo posto lo fa Preziosi, con cui ha parlottato tutto il tempo ai box. Più che con la fidanzata, più che col padre («Mio figlio e Filippo sono una cosa sola, come il Conte Agusta con Giacomo Agostini», ripete Graziano). «I tempi sono poco indicativi. Certo, speravo che il distacco non superasse il secondo. Magari tra un po’ la situazione si inverte». Per ora si è invertita l’affluenza alle hospitality. Tutti in Ducati - Rossi si è portato via 6 tecnici, Davide Brivio, due cuochi - e quasi nessuno nelle strutture del colosso nipponico. Anche se il campione del mondo ce l’hanno loro: potere dell’Uomo in Nero. Preziosi è raggiante: «Valentino pone la stessa attenzione sugli aspetti positivi e negativi, non si limita a criticare. Deve scegliere tra il motore big bang, quello di quest’anno, più "educato", e lo screamer. Io punterei sul primo, ma forse lui è più attratto dal secondo». Gli fa eco Enrico Borghi, autore dell’autobiografia di Rossi: «L’ho visto contento, carico. È probabile che il motore nervoso della Ducati gli ricordi i bei tempi della 500». La sacralità del momento, nel frattempo, si è affievolita. Jeremy Burgess, capomeccanico e amuleto del Dottore, chiede ai meccanici di chiudere la saracinesca ogni volta che Rossi rientra. Protegge il suo uomo e la nuova amica - baciata sul cupolino prima di cominciare il rito - dal mondo esterno. Ci sarà da lavorare, ma l’ottimismo impera. C’è quasi aria di famiglia. «Valentino ha percepito la bontà del gruppo», riprende Preziosi. «Per ora abbiamo voluto dargli il giusto feedback, restituirgli le giuste sensazioni. I risultati arriveranno».