Barack Obama, La Stampa 10/11/2010, pagina 1, 10 novembre 2010
Qui ho imparato fede e democrazia - La terra della mia infanzia è cambiata, ma quello che ho amato dell’Indonesia - lo spirito di tolleranza iscritto anche nella vostra Costituzione e rappresentato dalle vostre moschee, chiese e templi, incarnato nella vostra gente - vive ancora
Qui ho imparato fede e democrazia - La terra della mia infanzia è cambiata, ma quello che ho amato dell’Indonesia - lo spirito di tolleranza iscritto anche nella vostra Costituzione e rappresentato dalle vostre moschee, chiese e templi, incarnato nella vostra gente - vive ancora. La religione è, accanto alla democrazia e allo sviluppo, cruciale per la storia indonesiana. L’Indonesia è un luogo dove la gente venera Dio in tanti modi diversi, ma è anche la terra della più numerosa comunità musulmana del mondo, una realtà che ho imparato da ragazzo ascoltando il richiamo alla preghiera che risuonava per Giakarta. Ma come gli individui non sono definiti solo dalla loro religione, l’Indonesia è qualcosa di più di una maggioranza musulmana. Le relazioni tra gli Usa e le comunità musulmane per anni sono state difficili. Da presidente, ho considerato una priorità cominciare a riparare, e al Cairo, nel giugno 2009, ho invocato un nuovo inizio tra gli Usa e i musulmani in tutto il mondo, un inizio che ci permettesse di andare oltre le differenze. Nessun discorso da solo può cancellare anni di diffidenza. Ma credo che abbiamo una scelta. Possiamo scegliere di venire definiti dalle nostre differenze e andare verso un futuro di sospetto e diffidenza. Oppure possiamo scegliere di lavorare duramente per creare un terreno comune e impegnarci per il progresso. E vi posso promettere che gli Usa non abbandonano l’idea del progresso umano. È ciò che siamo. È ciò che abbiamo fatto. È ciò che faremo. Nei 17 mesi trascorsi dal discorso al Cairo abbiamo fatto qualche progresso, ma resta ancora molto lavoro da fare. Civili innocenti in America, Indonesia e nel resto del mondo sono ancora bersaglio di estremisti. L’America non è, e non sarà mai, in guerra con l’Islam. Ma tutti insieme dobbiamo sconfiggere Al Qaeda e i suoi seguaci, che non hanno diritto di dichiararsi leader di nessuna religione, meno che mai di una grande religione mondiale come l’Islam. In Afghanistan, continuiamo a lavorare con una coalizione di nazioni per dare al governo afghano la possibilità di avere un futuro sicuro. Abbiamo fatto progressi su uno dei nostri impegni maggiori, far finire la guerra in Iraq. In Medio Oriente, ci sono state false partenze e retromarce, ma siamo stati tenaci nel perseguire la pace. Non ci devono essere illusioni: la pace e la sicurezza non arriveranno facilmente. Ma non ci devono essere nemmeno dubbi: non risparmieremo nessuno sforzo per raggiungere il risultato, due Stati che vivono accanto in pace e sicurezza. La posta in gioco è alta perché il nostro mondo si fa sempre più piccolo, e le forze che ci collegano aprono nuove opportunità, ma rendono anche più potenti coloro che vorrebbero far deragliare il progresso. In Indonesia, in un arcipelago che contiene alcune delle più belle creazioni di Dio, in isole che sorgono da un oceano che porta il nome di Pacifico, la gente ha scelto di pregare Dio secondo la propria volontà. L’Islam prospera, ma non a danno di altre religioni. Lo sviluppo viene rafforzato da una democrazia emergente. Non significa che l’Indonesia non abbia difetti. Nessun Paese ne è privo. Ma qui si trova l’abilità a gettare ponti sulle divisioni di razza e religione, il talento di vedere se stessi in tutti gli altri. Bambino di una razza diversa da un Paese lontano, trovai questo spirito nel saluto che ricevetti arrivando qui: Selamat Datang. Oggi, visitando una moschea, da cristiano, l’ho ritrovato nelle parole di un leader che, interrogato in merito, ha risposto: «Anche i musulmani possono entrare nelle chiese. Siamo tutti seguaci di Dio». Questa scintilla di divino è in tutti noi. Non possiamo arrenderci al cinismo e alla disperazione. Il passato dell’Indonesia e dell’America ci dice che la storia è dal lato del progresso umano; che l’unità è più potente delle divisioni; e che gli abitanti di questo mondo possono vivere insieme in pace. Che le nostre due nazioni possano cooperare, con fede e determinazione, per condividere queste verità con tutta l’umanità.