Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 10 Mercoledì calendario

SCOLARI ITALIANI DIETRO I TURCHI


Gli scolari italiani in Germania sono i peggiori e finiscono nelle Sonderschule, le scuole speciali per i meno dotati. E ciò pregiudica per sempre le loro chance di successo sociale. Questo è un tema tabù tra gli emigrati nella Repubblica Federale: poco più di 600 mila, contro i quasi 3 milioni di turchi.
La colpa è sempre degli altri, denunciano i genitori. La scuola tedesca è rigidamente selezionatrice e, già a 10-11 anni, gli insegnanti decidono sulla sorte degli scolari: chi potrà andare al ginnasio e quindi all’università, e chi viene dirottato nelle scuole professionali. Chi ha problemi di apprendimento viene scartato e spedito nelle Sonderschule.
Vero, ma non basta. Perché, per esempio, i bambini turchi ottengono risultati migliori? Non sarà, in parte, anche colpa degli italiani? A porre questa domanda negli incontri con la comunità italiana si rischia il linciaggio. Secondo loro la colpa è solo dei cattivissimi tedeschi. Il problema, ovviamente, riguarda tutti i bambini stranieri a causa della lingua.
Quando arrivai per la prima volta in Germania, mandai mia figlia di quattro anni in un asilo, il migliore di Amburgo. Dopo qualche giorno fui convocato dalla maestra: sa, mi disse senza molto tatto, sua figlia è handicappata, non capisce nulla. È lei l’idiota, risposi, non si è accorta che parla italiano? Tra qualche mese parlerà tedesco meglio di me e di lei. E così fu. Ma io potevo difendermi, cosa che non sempre accade (o accadeva) per gli altri lavoratori. Dovrebbero essere assistiti dai nostri consolati: il che, per decenni, non è avvenuto.
Per imparare una lingua straniera si dovrebbe conoscere bene la propria. Ma molti bambini parlano dialetto a casa. Molte famiglie, poi, pensano di restare solo per breve tempo, e invece finiscono per restare tutta la vita. Non imparano il tedesco i genitori, e neanche i figli. Infine, i governi italiani (di destra e di sinistra) non hanno mai investito sull’insegnamento dell’italiano, nonostante le generose rimesse dei nostri lavoratori, che a lungo hanno sostenuto la lira.
Risultato? I piccoli tedeschi che finiscono nelle Sonderschule sono il 3,8%. Gli italiani più del doppio: il 7,8% contro il 6,1% dei turchi e il 5% dei greci. Una situazione desolante. L’ambasciatore a Berlino, Michele Valensise, ha voluto intensificare le misure per favorire migliori risultati degli studenti italiani, concordate con le autorità tedesche. E si registrano i primi successi, riferisce Valensise. Cinque anni fa i ragazzi italiani che frequentavano il ginnasio erano appena il 13,1%, l’anno scorso sono saliti al 17,5%.
Un aumento incoraggiante, ma oltre quattro studenti su cinque sono ancora destinati alle scuole professionali, che precludono l’università. Colpa dei governi, colpa dei padroni di casa. Ma, se i genitori italiani, a Berlino o a Monaco, provassero a guardare la tv tedesca invece di sintonizzare le antenne su Porta a Porta o Domenica In, forse i loro figli avrebbero pagelle migliori. Abbiamo deputati turchi, attori turchi, registi turchi, e turchi di seconda e terza generazione che scrivono bestseller in tedesco. Manchiamo solo noi italiani.