Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 10 Mercoledì calendario

SAN FRANCISCO, LA CITTÀ ALLERGICA AI REPUBBLICANI

Allen Ginsberg, poeta e voce della Beat Generation scriveva: “Come le strade scoscese piene di sferraglianti tramvai, la settimana per il vostro sanfranciscano medio è stata piena di alti e bassi”. Da un lato la gioia per la vittoria nelle World Series ad opera dei Giants che dopo oltre 50 anni hanno riportato il trofeo di baseball sulla costa del Pacifico; dall’altro la disperazione per la sonora batosta elettorale subita dai democratici di Barack Obama. La vittoria sportiva i locali l’hanno festeggiata a modo loro. Nel resto del Paese i trionfi del baseball si celebrano con hot dog e birra a fiumi, ma i tifosi dei Giants ci hanno aggiunto una delle specialità agricole della regione. “Sentivo l’odore dell’erba intorno al campo di gioco. Roba da matti!”, dice Josh Hamilton dei Texas Rangers.
ANCHE SUL VERSANTE
della sconfitta politica “Frisco” ha fatto le cose a modo suo. Le elezioni di Mid Term rappresentano il rifiuto di quelli che i re-pubblicani amano definire “i democratici di San Francisco alla Nancy Pelosi”. Ma l’amministrazione comunale ha risposto alla svolta a destra della nazione con una classica iniziativa di sinistra alla Nancy Pelosi, cioè vietando l’Happy Meal nei McDonald’s. La legge impedisce ai ristoranti fast-food di regalare giocattoli ai bambini a meno che i loro pasti non contengano frutta, verdura, bevande sane e meno di 600 calorie. Scopo della legge è combattere l’obesità infantile nel Paese più grasso della terra, ma ovviamente sono subito scoppiate le polemiche sugli eccessi dello “Stato mamma”.
La controversia non ha fatto che consolidare la reputazione di San Francisco quale ultimo bastione liberal, luogo amato dai giovani idealisti e che i conservatori amano odiare. “Non equivocate quello che dico: San Francisco è una delle città più belle del Paese”, dice Christopher Ruddy che dirige il notiziario conservatore Newsmax. “Ma sotto il profilo politico gli abitanti di San Francisco sembra che siano usciti di senno. Della politica democratica rappresentano il lato liberal, elitario, irraggiungibile, tipico di una ceto sociale che cerca di controllare la vita della gente qualunque. La California galoppa verso il fallimento e loro si preoccupano delle patatine fritte”. La messa al bando dell’Happy Meal rappresenta un altro “balzo in avanti” di una città che gli osservatori cinici chiamano “Repubblica popolare di San Francisco”. Nel corso degli anni l’aria di progressismo sociale ha consentito l’emergere dei poeti della Beat Generation, ha fatto nascere l’Estate dell’Amore e – secondo un cliché tipico della destra – ha riempito i pittoreschi quartieri residenziali con 800.000 fricchettoni di sinistra che sprecano il loro reddito disponibile comprando Merlot, droghe leggere e nuovi modelli della Toyota “Pious”.
NEL FRATTEMPO generazioni di amministratori locali hanno realizzato politiche sociali progressiste e ispirate al modello europeo. A San Francisco c’è l’assistenza sanitaria per tutti e il trasporto pubblico riceve generose sovvenzioni da parte del Comune. Sono stati da tempo vietati i sacchetti di plastica. E negli anni ’80 la città è stata una delle prime ad istituire il registro delle coppie omosessuali. “San Francisco è un posto fantastico in cui vivere. Ha eccellenti ristoranti e un clima di assoluta tolleranza riguardo allo stile di vita della gente”, dice David Wolff, uno dei proprietari dei Giants. “Per questo è diventata anche un eccellente città per fare affari. Potete anche schernire intellettuali ed artisti, ma resta il fatto che sono attratti da questa città e sono decisivi per il futuro economico dell’America”.
Come dimostra il film The Social Network, che racconta la storia di Facebook e della sua diffusione, l’atteggiamento aperto della città e delle elite intellettuali che ci vivono è la calamita che consente ad aziende come Google e Apple, autentiche locomotive di questo secolo, di mantenere il loro livello di eccellenza. Il clima liberal non ha creato una confusa utopia. La permissività di San Francisco ha avuto un costo. Basta passeggiare per le strade del centro di notte per vedere di tutto: spacciatori di droga, prostituzione e microcriminalità. All’ombra del superbo Golden Gate Bridge la gente dorme per la strada. “C’è un esercito di senzatetto” aggiunge Ruddy. “È il vecchio problema della cultura liberal: non risolve i problemi, li aggrava. Puoi andartene a spasso fumando tutti gli spinelli che vuoi e camminare fumando crack e non accade nulla. Ma non sei libero di portare i tuoi figli da McDonald’s e se non ricicli i rifiuti vieni punito severamente”. La tradizione liberal è antica quanto San Francisco e affonda le sue radici nella corsa all’oro iniziata nel 1849 che fece arrivare all’Ovest in cerca di fortuna un’ondata di avventurieri dallo spirito libero e dalla mente aperta. La città è un melting pot: alle comunità italiana e irlandese che contribuirono a fondare la città e poi la ricostruirono dopo il devastante terremoto del 1906, si sono aggiunti gli immigranti cinesi e giapponesi.
Sebbene l’atmosfera anticonformista abbia sempre attirato i giovani desiderosi di “scoprire” se stessi, alla tradizione di sinistra ha fatto da contrappeso per anni una fiorente comunità imprenditoriale che simpatizzava per i repubblicani. Tutto è cambiato nel corso degli anni ’60 con l’ascesa di Silicon Valley e la migrazione degli imprenditori verso la “nuova frontiera”.
L’Estate dell’Amore inaugurata nel 1967 nel quartiere di Haight-Ashbury, attirò decine di migliaia di aspiranti hippy in una città relativamente piccola. Il concetto di “politically correct” ha visto la luce nelle universita’ di Berkeley e Stanford che forniscono menti e talenti agli imprenditori di sinistra che rappresentano il futuro di San Francisco e degli Stati Uniti.
NEL 1977 FU ELETTO il primo consigliere comunale apertamente gay: Harvey Milk. Alla sua carriera politica e al suo assassinio si ispira il film Milk di Gus Van Sant con Sean Penn. Tuttavia secondo i critici, San Francisco è in fase declinante da venti anni. L’aumento del costo della vita ha espulso dalla città le famiglie operaie e anche quelle del ceto medio.
“San Francisco è sempre stata liberal tanto che Neil Morgan la ribattezzò il Narciso del West alludendo al fatto che la città è innamorata di se stessa”, dice lo storico e urbanista Joel Kotkin. “Ma negli anni ’70 e ’80 era liberal senza essere stravagante. Le cose sono cambiate. Il progressismo si è trasformato in moralismo. Il permissivismo ha assunto le sembianze di una mostruosa versione di puritanesimo. In città ci sono più matti che in qualsiasi altro posto. La permissività è quella di Amsterdam, ma la gente non ha l’autocontrollo degli olandesi”. La cosa buffa è che questa critica, nella città in cui definiscono la California uno “stato mentale”, viene presa come un complimento.
Copyright The Independent; traduzione di Carlo Antonio Biscotto