Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 10 Mercoledì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "FRANZONI

ANNAMARIA"

2010
Annamaria Franzoni, incaricata di portare i pasti alle detenute nel carcere Dozza di Bologna.
Fonte: Stefano Nazzi, gente, n. 39, 28 settembre 2010, pag. 107

Torre è stato perito di parte anche nel processo di Cogne: un altro caso dove le indagini hanno subito accuse. Annamaria Franzoni è stata condannata in via definitiva il 24 maggio 2008: la mattina del 30 gennaio 2002, per i giudici, ha ucciso il figlio Samuele Lorenzi, di 3 anni. La giustizia non ha tentennato: colpevole in ogni grado di giudizio. Ma la coerenza giudiziaria non ha fugato le perplessità. L’arma non è stata individuata. E l’ora della morte mai fissata. Manca anche il movente: perché una donna sana di mente ha massacrato il figlio in quel modo? […] Annamaria Franzoni è stata condannata sulla base di contestati esami del Ris sul pigiama e sugli zoccoli che avrebbe indossato. Ma dalle investigazioni tradizionali non è emerso nemmeno un labile indizio. «L’idea che non si sappiano più fare le indagini è legata all’uso incontrollato delle prove scientifiche: ormai c’è un affidamento acritico» sostiene l’avvocato milanese Oreste Dominioni, presidente dell’Unione delle camere penali.
Fonte: Antonio Rossitto, Panorama, 1 gennaio 2010

2009
Lo chalet in legno e ardesia che Stefano Lorenzi aveva tirato su a Cogne è diventato un museo dell’orrore in mezzo alle montagne innevate. Anche ora che Annamaria Franzoni è finita in carcere per l’omicidio del figlio Samuele, quella casa è sotto sequestro. Blindata perché il processo Cogne-bis sulle prove falsificate è ancora in corso. Chiusa, con dentro i brandelli di una vita che prima del 31 gennaio 2001 doveva essere stata - o sembrata - normale. Inviolabile, eppure tutti siamo entrati nella villa da Mulino bianco di montagna ridotta a un plastico nel salotto di Bruno Vespa. Abbiamo buttato uno sguardo morboso sulla scala di legno che porta al primo piano, il pavimento, le lenzuola intrise di sangue, gli zoccoli bianchi di Annamaria. E poi sulla foto di Samuele con gli occhioni spalancati appesa alla parete della camera da letto che è diventata la sua tomba. L’ultima volta la Franzoni è entrata a casa sua con l’avvocato Paola Savio per fare un sopralluogo. Era l’otto marzo del 2007. uscita portandosi il fiocco azzurro che aveva scelto per annunciare la nascita di Sammy e alcuni peluche. «Anche le intenzioni sul futuro della casa sono sequestrate», ci spiega la Savio.
Fonte: Lucia Esposito, Libero 3/2/2009

2008
[Anna Maria Franzoni dietro le sbarre] Quella mattina del 30 gennaio 2002 è lontana anni luce. Le prove che l’hanno inchiodata all’accusa di aver ucciso il figlio di soli 3 anni sembrano non riguardarla. Di fronte all’onorevole Stefano Esposito del Partito democratico, è gentile ma distante. «Uomo in sezione, rivestitevi», avvisa ad alta voce l’agente penitenziario donna di questo settore. E qualcuna si sta ricoprendo per davvero, almeno così s’intuisce dai rumori. [...] Il direttore del carcere, Silvio Di Gregorio, spiega al deputato Esposito che il giardinaggio è uno dei laboratori più seguiti dalle recluse[...] Ma Annamaria Franzoni, finora, non ha mai frequentato il laboratorio di floricoltura. Né questo, né gli altri.
Fonte: La Stampa 13 giugno 2008, Grazia Longo

SIMONE Rosella e GALLO Ermanno - L’amore assassino. Storie di madri che uccidono. Piemme, Casale Monferrato 2008.
Parla di:
Figlicidi e infanticidi
[altri] Annamaria Franzoni

Può sembrare un gioco innocente, ma è la realtà delle carceri italiane. Che il sistema non funzioni lo si è capito anche nei giorni scorsi con l’ultimo ingresso eccellente: quello di Annamaria Franzoni. Era appena arrivata alla Dozza di Bologna e già gli esperti di turno discutevano sulla data di uscita e chiarivano che la condanna a 16 anni sarà in concreto molto, molto più breve. Indulto, liberazione anticipata, semilibertà, libertà condizionale, affidamento in prova ai servizi sociali: sono tante le frecce nell’arco del perdonismo. […]
Fonte: Stefano Zurlo, Il Giornale 31 maggio 2008

2007
Cogne I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Torino hanno concesso le attenuanti generiche ad Annamaria Franzoni e l’hanno condannata a sedici anni di carcere. La sentenza di primo grado aveva stabilito una reclusione di trent’anni. Si tratta dunque, per la mamma di Cogne, di scontare una pena pressoché dimezzata. E tuttavia la famiglia Lorenzi e il nuovo difensore Paola Savio - subentrata a Carlo Taormina come semplice avvocato d’ufficio - hanno annunciato il ricorso in Cassazione. Dunque Annamaria (che giudica "ingiusta" anche quest’ultima condanna) non finirà per ora in carcere, dato che la condanna non è definitiva. Per la sparuta minoranza di lettori che non sapessero di che cosa parliamo, ricordiamo che il 30 gennaio 2002, in una villetta di Montroz, frazione di Cogne, una mamma disperata chiamò la guardia medica, gridando che «il bambino butta sangue dalla bocca». I soccorritori trovarono pochi minuti dopo il piccolo Samuele Lorenzi, di tre anni appena compiuti, con la testa fracassata da diciassette colpi inferti con un corpo contundente, e il cervello che gli fuoriusciva dalle orecchie. La mamma che gridava era, appunto, Annamaria Franzoni. Il piccolo Samuele morì in ospedale dopo un’ora e mezza.
Fonte: Anno IV - Centosessantaseiesima settimana Dal 23 al 30 aprile 2007