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 2010  novembre 09 Martedì calendario

DISOCCUPATI INGLESI AI «LAVORI FORZATI»

L’appuntamento è per dopodomani ai Comuni, quando il ministro del Welfare, Iain Duncan Smith, annuncerà a una platea di diseredati che dovranno lavorare per guadagnarsi... il sussidio di disoccupazione. Non è un gioco di parole, ma l’ultimo cerino su quel che resta dell’assistenzialismo britannico, passato al setaccio da un piano di tagli che non ha uguali nella storia recente del Regno Unito. Una mossa che accende la polemica.

L’Arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, primate della Chiesa d’Inghilterra, ha accusato il governo Cameron di aver «spinto i più deboli lungo la spirale dell’incertezza e della disperazione». Il principio che l’esecutivo vuole fare passare è semplice: i disoccupati di lungo corso devono essere rieducati perché riprendano familiarità con i ritmi e le sollecitazioni di un impegno quotidiano, anche se non retribuito. Dovranno dedicarsi per almeno 30 ore alla settimana a organizzazioni di carità e servizi municipali. In altre parole dovranno aiutare gli anziani con lo shopping, custodire i parcheggi pubblici, pulire le strade. Fare in realtà lavori che oggi, spesso, sono retribuiti. Potrebbero anche essere impiegati, ma è solo una voce, in mansioni produttive presso imprese. Se così fosse è facile immaginare la reazione e le accuse di sfruttamento di lavoratori "forzati". Chi si rifiuterà, infatti, di lavorare rischia di perdere le 65 sterline alla settimana di indennità, ovvero il reddito di molte famiglie con quattro persone tutte senza lavoro.

Il governo replica alle accuse battendo sullo stesso punto. «La questione è una sola: si tratta di svegliarsi, alzarsi, andare a lavorare e ritornare a casa con un po’ più di stima per sé stessi», ha commentato un dirigente ministeriale.

In realtà anche all’interno dei conservatori crescono i timori che le misure - di cui il lavoro obbligatorio è solo un aspetto - previste dal mastodontico taglio al Welfare finiscano per creare "ghetti sociali", con aree del paese ad esclusivo appannaggio di ceti medi e medio alti e altre solo per i più poveri. Il social zoning tanto temuto dall’Arcivescovo di Canterbury, ieri, ha trovato conferma in un rapporto del Chartered Institute of Housing secondo cui chi chiede i sussidi per la casa non potrà più far fronte al costo degli affitti nel ricco Sud e sarà costretto e emigrare nel povero e più economico Nord.

È il quadro di un’isola spezzata, con le aree settentrionali senza lavoro meta di disoccupati che non possono permettersi di restare nel mezzogiorno britannico, soprattutto nell’area della grande Londra. Uno scenario che fa paura e che forse ha avuto un peso nella decisione del governo di riconsiderare i tagli alla spesa affidandosi ai consigli dei privati.

Top manager delle grandi industrie, da Centrica, a Baa fino a Virgin sono stati contattati dal Downing Street per dare consigli sulle sforbiciate a personale e costi. I killer di Whitehall, come li hanno ribattezzati i media inglesi, cominceranno presto la missione più complicata.