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 2010  novembre 09 Martedì calendario

PER IL GIOIELLO È ORA DI RIPRESA - «I

dati sul fatturato del settore orafo italiano, seppur influenzati dai rincari delle materie prime, sono incoraggianti: finalmente possiamo dire di essere di fronte a un’inversione di tendenza». Luciano Mattioli, presidente del Club degli orafi, presenta così i numeri del primo semestre 2010, elaborati dal Servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo: dopo la forte crisi dello scorso biennio, nei primi sei mesi dell’anno i ricavi sono cresciuti del 21% e anche l’export si è ripreso. Sostenute dai prezzi dell’oro (+27%), del platino (+46,7%) e dell’argento (+35%), le esportazioni di gioielli italiani nel primo semestre sono tornate a crescere su tutti i principali mercati di sbocco (+26,2% il dato complessivo), a cominciare dagli Stati Uniti (+34,1%), dopo un lungo periodo di sofferenza. Ottima la performance di Hong Kong (+60,1%), porta di ingresso per la Cina, e della Turchia. Tra i mercati più vicini – dicono i dati Intesa Sanpaolo – spicca poi il balzo della Francia (+33%).

«Il 2009 è stato un anno molto difficile: basti pensare che nel primo semestre il fatturato era calato del 16,5% e le esportazioni del 24,3 per cento – sottolinea Mattioli –. La crisi si è abbattuta sul nostro settore con violenza, ma ha avuto anche effetti positivi: chi l’ha superata ne è uscito rafforzato. Come Club degli orafi vogliamo ora aiutare a consolidare questa ripresa, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese, spesso custodi dei valori di artigianalità del gioiello made in Italy, ma allo stesso tempo vulnerabili perché non hanno le risorse per internazionalizzarsi, unica strada per sopravvivere in un’economia globalizzata». Il Club degli orafi festeggia stasera a Venezia trent’anni di vita e lo fa in un luogo che Mattioli definisce simbolico, il museo Peggy Guggenheim. «Questo luogo, nato dalla passione per l’arte di una donna coraggiosa e generosa, rappresenta al meglio il messaggio che vogliamo dare: il gioiello made in Italy, grazie alla forza della filiera, vuole mantenere un forte legame con il passato e allo stesso tempo proiettarsi nel futuro».

Una delle particolarità del Club è di rappresentare l’intera filiera: la produzione di gioielleria ad alto valore aggiunto e quella di tipo industriale, la distribuzione all’ingrosso e al dettaglio, il commercio di pietre preziose, perle e coralli, la promozione delle materie prime (oro, platino e diamanti) e la comunicazione specializzata. Tra i soci figurano marchi come Pomellato, Chantecler, Vhernier, Buccellati, accanto a retailer e associazioni di settore, a partire dal Platinum Guild International Italia e dal World Gold Council.

«Il Club fu creato fondamentalmente per tutelare gli aspetti produttivi, ma negli anni ha continuato a promuovere la cultura imprenditoriale attraverso un intenso programma di incontri pensati per monitorare le evoluzioni del mercato orafo, le nuove richieste del consumatore, le sue motivazioni nei confronti del gioiello e le variabili che contribuiscono a conservarne forte il mito – precisa il presidente –. Nel 2011 vogliamo concentrarci soprattutto su comunicazione e formazione, continuando a organizzare corsi di managerialità. Ma abbiamo anche un obiettivo di medio periodo: crediamo moltissimo nell’Expo 2015, come vetrina del made in Italy e del nostro settore in particolare».

Ieri Mattioli e numerosi soci del Club hanno approfittato della trasferta veneziana per visitare i laboratori di Murano di Venini, una delle più famose vetrerie italiane: «Per conquistare i mercati stranieri le piccole e medie aziende devono riuscire a consorziarsi, magari sfruttando internet. Ma devono anche essere consapevoli che la loro forza maggiore sarà sempre il know how costruito nel corso di decenni e da generazioni di artigiani. Nell’oreficeria come nella lavorazione del vetro».