Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 09 Martedì calendario

«IL PREMIER LESE L’ONORE DELLE TOGHE»


Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha leso il prestigio del­l’ordine giudiziario e del pubblico ministero del processo Mills, Fabio De Pasquale, per i giudizi pronunciati in occasione del suo intervento alla festa del Pdl a Milano: è la conclusione a cui è giunta ieri a maggioranza la pri­ma commissione del Csm che, con il voto contrario del laico della Lega Mat­teo Brigandì, ha deciso di procedere con un intervento a tutela del magi­strato milanese. Berlusconi definì «famigerato» De Pa­squale, parlò di «un’associazione a de­linquere nella magistratura» e notò che «tre diversi collegi, quello di primo gra­do, secondo grado e la Cassazione hanno asseverato» la tesi del pm, «di­mostrando quindi che c’è un accordo fra i giudici di sinistra che vuole sov­vertire il risultato delle elezioni». Inol­tre il premier evidenziò che De Pa­squale era «lo stesso pm che disse a Cagliari che il giorno dopo l’avrebbe messo in libertà e poi è andato in va­canza », ricordando che «il giorno do­po Cagliari si è tolto la vita». Nelle pros­sime riunioni i relatori della pratica, il laico di centrosinistra Guido Calvi, che è presidente della commissione, e il togato del Movimento per la Giustizia Roberto Rossi, dovranno elaborare un testo da sottoporre poi al vaglio del plenum.
Erano stati tutti e 16 i consiglieri to­gati e il laico del Pd Glauco Giostra a chiedere l’apertura di una pratica a tutela di De Pasquale, dopo che era fallito il tentativo di arrivare a una pre­sa di posizione comune anche con i laici del Pdl e della Lega. E a solleci­tare il vicepresidente del Csm, Mi­chele Vietti, a esprimere al Capo del­lo Stato la loro preoccupazione. «C’è un’esorbitanza del Csm rispetto ai pro­pri poteri», reagisce Brigandì, moti­vando le ragioni del suo «no». Secon­do lui non ci sono i presupposti per un intervento a tutela del pm: «Escludo che si senta intimorito dal presidente del Consiglio e abbia per questo pro­blemi sul suo procedere». Per questo il consigliere presenterà giovedì, quan­do si dovrebbe arrivare al voto, un do­cumento alternativo a quello della maggioranza della Commissione.