FEDERICO TADDIA, La Stampa 7/11/2010, pagina 17, 7 novembre 2010
Rodari batte Avatar - Uno spazio bianco, sul quale linee, colori e forme crescono insieme al nascere di una nuova amicizia
Rodari batte Avatar - Uno spazio bianco, sul quale linee, colori e forme crescono insieme al nascere di una nuova amicizia. Ghiaccio, acqua e tronchi d’albero che diventano uno strampalato concerto jazz. E un orchetto alle prese con il suo primo giorno di scuola. Benvenuti nel magico mondo del teatro per l’infanzia, che da oggi a Mantova apre una delle sue vetrine più belle e significative: il festival internazionale «Segni d’infanzia». Una selezione del meglio della produzione teatrale europea, 200 addetti ai lavori in arrivo da tutto il continente e 10 mila bambini che non vedono l’ora che si apra il sipario: sono i numeri di un termometro che segna la salute del teatro per l’infanzia nel nostro paese. «Il successo della manifestazione è la dimostrazione che i bambini, i genitori e gli insegnanti sentono il bisogno di offerte alternative e di qualità. E il teatro può ancora soddisfare totalmente questi desideri: è una proposta antica, ma che sa ancora essere moderna, emozionante e accattivante», spiega Cristina Cazzola, direttrice artistica del festival. In Italia ci sono 20 teatri stabili per ragazzi finanziati dal ministero dei Beni Culturali: realtà d’eccellenza come il Teatro Testoni di Bologna, il Teatro del Buratto di Milano, il Teatro Kismet di Bari, Le nuvole di Napoli o il Teatro delle Briciole di Parma, in cui si fanno produzioni, rassegne, scambi con l’estero e percorsi di formazione. E sono almeno un’altra ventina le compagnie di alta qualità finanziate dal ministero e che portano le loro creazioni anche fuori dai confini nazionali. Nel 2009 il teatro per l’infanzia in Italia ha venduto circa un milione e 200 mila biglietti, per la prima volta divisi equamente tra pubblico scolastico e pubblico delle famiglie. «È un dato importante, perché significa che le famiglie hanno ritrovato il piacere di vedere uno spettacolo insieme e di condividere un momento artistico», dichiara Graziano Melano, presidente della sezione italiana dell’Assitej, associazione mondiale di teatro per l’infanzia, e direttore della Casa del teatro ragazzi e giovani di Torino, una ex officina industriale trasformata in uno dei centri teatrali più all’avanguardia in Europa. «Il teatro italiano sta benissimo dal punto di vista del pubblico, meno da quello dei sovvenzionamenti che sono sempre meno, e come in tutti i periodi di crisi i primi tagli colpiscono proprio il settore della cultura e dell’infanzia». E che le produzioni «made in Italy» piacciono lo dicono anche i 20 titoli che annualmente girano per tutto il mondo, con compagnie che da anni si affermano all’estero come il Teatro Gioco Vita di Piacenza che ha portato i suoi spettacoli di ombre fino in Cina, o il Tpo di Prato che ha esportato un nuovo modo di fare teatro per l’infanzia, contaminando il linguaggio della danza e del movimento con quello della videografica e delle nuove tecnologie. «Lo scambio con l’estero e la possibilità di vedere cose diverse e di tentare anche di coprodurre con realtà straniere è vitale per il nostro teatro e credo ci abbia permesso di fare un forte scatto di qualità», aggiunge Cristina Cazzola, che ogni anno assiste a decine di spettacoli in tutta Europa. "Capire quale sia uno spettacolo bello o giusto non è sempre facile. Spesso però basta vedere cosa succede dopo l’ultima scena: se i bambini si alzano e invece di andare verso l’uscita vanno verso il palco è un ottimo segnale, perché è come se volessero portare a casa con loro qualcosa di quello che hanno visto». Chi invece non si è mai trovato davanti a un pubblico di bambini, e vivrà questa esperienza per la prima volta proprio a Mantova, è David Riondino, guest-star del festival e convocato per «suonarle a Gianni Rodari», con una serata musicale dedicata al libro «Favole al telefono». «È la mia prima davanti ad un pubblico così giovane: spero nella loro clemenza», confessa. «Il teatro per l’infanzia negli ultimi 30 anni ha fatto tantissimo, e credo sia fondamentale portare i bambini, questi figli della civiltà occidentale, in luoghi dove si sta in ascolto e in ammirazione del pensiero e della creazione artistica. Senza parlare e senza interrompere. Almeno spero!». Il pericolo è sempre uno: Erode. Un festival di teatro pensato per i bambini e dedicato a loro non può che essere una buona notizia. Oltre tutto, sancisce l’esistenza di un genere uscito ormai da tempo dalla penombra carbonara e condotto da alcune eccellenti compagnie a livelli d’arte ammirevoli. Ma piano ad alzare inni. Erode ci guarda. Erode è pronto alla strage. Sappiamo che il teatro per bambini ha un doppio scopo. Uno è immediato: diverte. L’altro è in prospettiva: forma lo spettatore di domani (come dire: una polizza d’assicurazione per i teatranti). Ma basta poco per annientare una promettente carriera di spettatore. Siamo stati tutti testimoni almeno una volta di una recita coatta: intere scolaresche deportate in una sala teatrale perché così ha previsto un piano di studio. Quanti saranno stati i sopravvissuti? Ci sarà anche accaduto di vedere un incolpevole trascinato da una zia teatromane ad assistere - mettiamo - ad una recita di Amleto con la scusa che non esiste testo più elevato e perciò farà bene il nipotino ad affrontare subito le grandi questioni del mondo. Altre volte (e qui la finiamo) è successo che creature sanamente selvagge fossero date in pasto a teatranti improvvisati, saltati con burocratiche scarpacce da clown su quella parte della barricata perché nessuno li voleva altrove. Un bambino che va a teatro entra nell’ignoto. Corre tra fantasia e conoscenza verso oceani, savane, montagne. Quella Thule lo esalta, forse lo spaventa, ma vuole conquistarla combattendo alla pari. Altrimenti, è spacciato e il teatro si è giocato uno spettatore.