VERA SCHIAVAZZI, la Repubblica 8/11/2010, 8 novembre 2010
AUTOMOBILI, MUTUI E AZIONI IN FAMIGLIA DECIDE LA DONNA
Basta con la vecchia scusa, "mi dispiace, non posso, devo parlarne con mio marito". Il portafoglio domestico, dalla spesa di tutti i giorni ai titoli azionari, è ormai saldamente nelle mani delle donne. In casa ormai si parla, magari si litiga, ma alla fine è lei che decide. Dalla marca dello yogurt alla durata del mutuo, dal modello dell´auto alle vacanze.
Lo dicono i ricercatori tedeschi del Max Planck Institut, in uno studio fatto insieme ai francesi dell´università parigina di Cergy Pontoise. Lo conferma Bankitalia, che dal 1985, ogni due anni, analizza le decisioni economiche degli italiani (con un modello di ricerca che ora è stato adottato anche dalla Banca Centrale Europea) e stabilisce a chi tocca il ruolo di "capofamiglia finanziario". E, sorpresa, tra le donne sposate, la categoria più interessante essendo ovvio che le single decidono per sé, si è passati da uno scarno 1 per cento a oltre l´11, mentre in generale il 35 per cento delle scelte in questo campo è fatto da donne.
Con conseguenze che, negli anni del dopo-crisi, potrebbero costringere le banche a cambiare abitudini e prodotti: «Le donne non amano il rischio, preferiscono le obbligazioni alle azioni - spiega Graziella Bertocchi, docente di economia politica all´Università di Modena e autrice, insieme a Costanza Torricelli e Marianna Brunetti - e anche quando hanno dei titoli nel loro portafoglio tendono a farlo in misura minore dei maschi dello stesso livello. Il potere finanziario delle donne sta crescendo velocemente, anche se ricerche come le nostre non consentono di entrare in certi aspetti, come la (probabile) condivisione di alcune decisioni col partner».
«Ora tocca al sistema finanziario rispondere - sottolinea Elsa Fornero, economista e vicepresidente del Comitato di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo, un posto che fino a poco tempo veniva giudicato irraggiungibile per una donna - Le banche devono prepararsi di più e meglio a offrire prodotti specifici alle donne, e alle donne sole o che decidono da sole, uscendo dal cliché secondo il quale, soprattutto quando si esce dal circuito del piccolo risparmio per entrare in quello dell´investimento, l´interlocutore è un uomo che parla con un altro uomo. E devono farlo in fretta, perché conquistare clienti è sempre difficile e richiede sempre più intelligenza, serve una logica dei servizi, differenziata secondo i segmenti».
Che fossero le donne a decidere sulla marca dei biscotti, dopo aver ascoltato la radio e paragonato i prezzi, si sapeva già. Che il loro potere decisionale fosse in crescita anche in settori meno tradizionali, come le auto, lo raccontano campagne pubblicitarie ormai dedicate anche o prevalentemente a loro per vendere utilitarie italiane, tedesche, francesi. Solo ora però diventa evidente come gli "svantaggi" nella suddivisione dei ruoli familiari possano trasformarsi nel potere di influenzare: «Le donne dedicano più tempo e più attenzione, comparano le offerte e analizzano i dettagli - conferma Daniela Del Boca, docente di Economia politica all´Università di Torino e direttore di Child, il centro di studi internazionale su Welfare e famiglie - E ora questo consente anche a loro di pronunciarsi con competenza su decisioni come il tipo di mutuo da accendere, e potenzialmente di dire l´ultima parola». Anche nell´azienda-famiglia, insomma, c´è bisogno di womenomics, di economia delle donne, proprio come nel resto del paese. Ma in casa il gender gap, la differenza tra i sessi in favore degli uomini, tende a diminuire, nonostante l´umiliante settanduesimo posto dell´Italia nelle classifiche mondiali che misurano incarichi decisionali e peso delle donne nelle aziende.
È nelle famiglie, insomma, che un invisibile esercito di amministratrici delegate prende ogni giorno migliaia di decisioni e "movimenta" un terzo del Pil italiano: 490 miliardi di euro all´anno, quasi tre volte di più di quello che le donne guadagnano in tutto il Paese, senza contare il "potere di veto" su acquisti ritenuti fino a ieri di competenza maschile, come l´auto o la televisione. Una realtà che non solo il mondo iper-maschile della finanza ma anche quello del marketing e della pubblicità non ha ancora accolto fino in fondo.