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 2010  novembre 08 Lunedì calendario

Notizie tratte da: Edmond e Jules De Goncourt, La donna nel XVIII secolo, Sellerio 2010, pp. 468, 20 euro

Notizie tratte da: Edmond e Jules De Goncourt, La donna nel XVIII secolo, Sellerio 2010, pp. 468, 20 euro.

Rif. Biblioteca 1385570
Rif. Data base corto 1395299
Rif. Libro in gocce 1397104

COMPLIMENTO Persona d’esprit, massimo complimento per una persona nella Francia del Settecento. Esprit non significava solo spirito, ma anche «intelligenza, cultura, buon gusto, cortesia, sagacia, fantasia e umorismo». [17]

PROSTITUTA In Francia nel Settecento prostituta si poteva dire anche: fille, fille du monde, fille de joie, demoiselle de bon ton, courtisane, femme de plausi, demi-castors, fille de vertu mourante ecc. [17]

FIGLIA La nascita di una bambina nel XVIII secolo, accolta nelle famiglie nobili con delusione. Il padre rimaneva freddo, una balia la portava via e la madre non andava mai a trovarla. Quando tornava a casa l’affidavano a una governante che la allevava con lusinghe e indulgenza in soffitta: una volta sposata, le avrebbe garantito una piccola fortuna. [24]

MENTO Dalla soffitta la bambina scendeva una volta al giorno, alle undici di mattina, quando nella camera della madre entravano i familiari e i cani. L’incontro con la mamma cominciava e finiva col bacio che la piccola dava alla madre sotto il mento per non guastarle il trucco. [27]

CONVENTO Quando la bambina sapeva leggere bene e conosceva il catechismo, aveva ricevuto lezioni di danza e di canto, l’educazione in famiglia era finita e la piccola andava in convento. [28]

BRUTTA «Una dona brutta è un essere che non ha un suo rango nella natura, né un posto nel mondo» (De Moussy, Les jeux de la petite Thalie, La petite vérole). [33]

PERMESSO Di tanto in tanto in convento le ragazze ricevevano dei premi. Tra questi: il permesso di andare alla messa di mezzanotte. [39]

DECOROSAMENTE In che cosa consisteva l’educazione in convento: «Un po’ di educazione religiosa, quanto di consono alla posizione che la donna avrà in società, svolgere decorosamente il suo ruolo anche solo nel ménage familiare» (Madame de Créqui). [39]

MATRIMONIO Il matrimonio, di solito celebrato quando la fanciulla usciva dal convento. Il marito era scelto dalla famiglia senza consultar l’interessata. La ragazza capiva che a breve si sarebbe sposata soltanto dall’agitazione della famiglia, dall’andirivieni delle modiste, dei sarti, dalle pezze di stoffa dappertutto, dai fiori, dai pizzi che venivano consegnati, dalle cucitrici che lavoravano al suo corredo [40]

PER «Mi sono sposata per entrare in società e andare al ballo, alle passeggiate, all’opera e a teatro» (motivi che spingevano una donna a sposarsi Mémoires, correspondance et ouvrages inédits de Diderot, Paris, 1841). [44]

SPOSE Come si vestiva la sposa nel giorno del suo matrimonio: «molto scollata, con nei posticci, belletto e fiori d’arancio, una veste d’argento guarnita di madreperla e brillanti, scarpine della stessa stoffa ornate di rosette di brillanti». La ragazza di rango non sempre si sposava in bianco. Su Modes e Costumes français dessinés d’après nature c’erano spose vestite d’azzurro cielo ornato di chiffon e fiori bianchi. [45]

VENTAGLIO Alla fine della cerimonia la sposa abbracciava le invitate e donava a loro una borsetta e un ventaglio. [46]

PARLARE gli aggettivi più comuni nella conversazione di una donna: “stupefacente, miracoloso, divino”. Non si parla più che di “grazie innumerevoli”, di “perfezioni infinite”. Al minimo sforzo si è “distrutte”; al minimo contrattempo si è “disperate”, si è “prodigiosamente ossessionate”, si è “soffocate”. Se si desidera una cosa si diventa “folli da non riuscire più a mangiare e bere”. Si applaude da “rompere i timpani”, si loda “da sperticarsi”, si ama”da morire” ecc. [53]

DI MONDO Per essere una donna «veramente di mondo» bisogna fare errori di pronuncia, modulare, addolcire, effeminare la voce, pronunciare cava invece che cara. [54]

UNDICI Nel XVIII secolo per una signora elegante la giornata comincia solo verso le undici di mattina. Prima di quell’ora «non è ancora giorno». Quando la signora suona il campanello la cameriera bussa alla porta e va ad accendere il fuoco. La signora domanda che tempo fa, si lamenta di una nottata «spaventosa», bagna le labbra in una tazza di cioccolata poi mette i piedini sul tappeto, si siede sul bordo del letto mentre con una mano carezza la testa della cagnetta e con l’altra si tiene chiusa la camicia, lasciando che le sue due cameriere le infilino una veste e le pianelle [113]

TOILETTE La toilette, un tavolo dominato da uno specchio adorno di pizzi come un altare, avvolto di mussola come una culla, ingombro di filtri e di ornamenti, belletti, creme, nei posticci, profumi, polvere di cinabro, rosso minerale e vegetale ecc. È il mobile più importante negli appartamenti di una dama. [113]

NORD La toilette deve essere sempre a nord, perché sulla donna che si veste e si prepara cada una luce nitida, senza riflessi, come nell’atelier di un pittore. [114]

BIGLIETTINI Cose che si fanno alla toilette: si sbrigano i grandi affari, si riceve l’innamorato, lo si rimprovera, lo si accarezza, lo si pianta. Qui si scrivono anche i bigliettini del mattino, più spontanei di quelli che si scrivono di sera. [115]

TRE Le toilette della giornata spesso sono tre. [120]

GALOPPARE Terminata la toilette la dama ripassa l’arietta in voga e la suona al clavicembalo oppure prende lezioni d’arpa. Poi ordina allo stalliere di sellare un cavallo e, seguita solo da un palafreniere, galoppa fino al Bois de Boulogne. La bestia avrà la criniera intrecciata coi nastri e un fiocco sulla coda, lei indosserà un vestito all’amazzone di satin verde gallonato d’oro con la gonna rosa ornata di pizzi d’argento. [120]

NOTTE A volte si finiva la giornata con una partita a garçon, una cena ai Porcherons o al Port à l’Anglais, a meno che non si preferisse fare le notti bianche al Cours de la Reine, notti allegre e brillanti, piene di musica, luci e giochi che trattenevano fino all’alba gli uomini e le donne alla moda. [122]

BIBLOQUET La moda dei bibloquet, nata dall’usanza delle nobili di portare ai balli i bouquet in una boccetta piena d’acqua coperta di nastro verde per mantenerli freschi. L’usanza consisteva nel bucare una rapa, far entrare nel buco un bulbo di giacinto e mettere il tutto in acqua: il divertimento stava nel vedere crescere insieme le due piante, una dentro l’altra, e sbocciare i fiori del giacinto tra le foglie della rapa. [131]

NODI La moda dei nodi: occupando le dita della donna con un lavoro leggero e senza impegno, che le fa ora allungare ora ripiegare il dito mignolo, la donna si rilassa su una chaise-longue che le dona le grazie civettuole di un abbandono vigile, di un’indolenza impegnata, di una pigrizia che sembra impegnata a fare qualcosa. […] Verso il 1770 nodi e filetto (a quanto sembra venuto di moda dopo i nodi) non sono più in voga, si sfilaccia. Si sfilacciano galloni, spalline, ogni tipo di passamaneria dove ci sia dell’oro. [132]

BORGHESIA Nella borghesia la fanciulla vive con la madre, sempre accanto a lei, vicino al suo cuore, sotto la sua direzione. La madre la cova e l’alleva. [234]

MADAMIGELLA La madre borghese, che per punire una figlia la chiama “madamigella”. [236]

CLAUSURA Verso gli undici anni la bambina si metteva in convento per gli ultimi esercizi spirituali prima della cresima, che allora precedeva la prima comunione. Dopo una visita a tutti i nonni, la bimba varcava, non senza piangere, la soglia della clausura [237]

IMPARARE Le madri della piccola borghesia, che avevano bisogno dell’aiuto delle figlie in casa, non le lasciavano quasi mai oltre ai dodici anni nei conventi o nei collegi. Lì in cinque anni imparavano a leggere, scrivere, far di conto, ricamare e fare la maglia. [239]

CORPUS DOMINI Il Corpus Domini, festività molto sentita dalla piccola borghesia: è il gran momento per innamorati e pretendenti. Se non ci si è fidanzate con un parente o col figlio di conoscenti, a Carnevale si ha l’occasione di incontrare e scegliere un marito nei gruppi di maschere alle quali la libertà di quei giorni accorda il diritto di entrare nelle case del quartiere. [243]

CORTE La corte si fa sotto gli occhi dei genitori. Il corteggiatore galante regala alla giovane un libro d’ore e dei guanti.

SIMPATIA I matrimoni non si concludono in modo tanto veloce, spedito e brusco come avviene con la nobiltà e l’alta società. Nella borghesia le convenienze, addirittura i vantaggi di un patrimonio non sono i soli fattori che decidono l’unione tra un uomo e una donna. Perché si celebri un matrimonio c’è bisogno di una certa simpatia della ragazza per l’uomo. [247]

CONTRARIO Il matrimonio per i borghesi, il contrario di quello che rappresenta per le classi superiori: è un legame, non una liberazione; alla donna porta nuovi doveri, non nuovi diritti, per lei il mondo si chiude invece di aprirsi. Nelle classi più elevate è col matrimonio che comincia l’emancipazione della donna e la sua vita spicca il volo. [248]

ONESTA’ La donna borghese che tradisce non perder l’onore, perde l’onestà. [255]

PIACERE La donna di piacere, messa dalla coscienza pubblica fuori legge ma non fuori dalla società. La prostituzione era tollerata senza essere repressa. Niente di più raro in tutto il 1700 di una parola di collera, di maledizione, di oltraggio contro la prostituta, chiamata fille du monde. [285]

BELLETTO La scelta del belletto, affare di massima importanza. Non si tratta solo di essere truccata: il punto è avere un belletto che dica qualcosa. Il consumo di belletto era tale che una compagnia nel giugno 1780 offrì cinque milioni in contanti per ottenere la vendita in esclusiva di un belletto di qualità superiore a tutti gli altri conosciuti fino ad allora. [293- 294]

ESIGERE Per alcune il belletto doveva essere una sfumatura impercettibile. A Versailles, al contrario, le principesse lo portano molto intenso e acceso ed esigono che quello delle dame presentate a Corte sia evidente. [294]

NEI L’ultimo tocco della toilette di una donna: cercare e trovare la posizione per quei nei posticci a forma di cuore, di luna, di cometa, di luna crescente, di stella, di spoletta ecc. I nei devono essere posati secondo le regole: l’assassine all’angolo dell’occhio; la majestuese sulla fronte; l’enjouée nella fossetta che si forma quando si ride; la galante in mezzo alla guance; la coquette vicino alle labbra ecc. [295]

ROSSE Sotto il regno di Luigi XVI la bellezza bruna, che dopo tanti sforzi era riuscita a farsi accettare, ricade in un assoluto discredito. Piacciono solo gli occhi blu e i capelli biondi. La moda riabilita anche i capelli rossi, nuance fino ad allora considerata infamante. [296]

CAPELLI Molte donne perdevano i capelli perché, non avendo voglia di pettinarli, li tenevano intrecciati per otto o quindici giorni senza dare loro un colpo di spazzola. [324]

ESSERE La donna nel XVIII secolo: «Il principio che governa, la ragione che dirige, la voce che comanda. È la causa universale e fatale, l’origine degli avvenimenti, il principio delle cose. È lei che domina, come la Fortuna il suo tempo. Nulla le sfugge e tutto tiene tra le sue mani: il Re, la Francia, la volontà sovrana, l’opinione pubblica. Dirige a Corte, è padrona a casa sua […]. È lei che innalza o umilia. Rende potenti e distrugge, perché elargisce protezione e fulmina con la disgrazia». [337]

NON GIOVANE Alla donna del XVIII secolo che non è più giovane si offrono tre modi di concludere la vita: darsi alla religione, frequentare i circoli letterari e intellettuali, o occuparsi degli intrighi di corte. [405]

ADEGUARE Nell’accettare la vecchiaia le donne del XVIII secolo mettevano ben più che la rassegnazione: mettevano spirito, intelligenza, buongusto. Non accettavano il cambiamento solo psicologicamente, con pazienza, con serenità, con distacco, rinunciando alle pretese e alle proprie esigenze con un’indulgenza quasi materna: adeguavano i loro corpi allo stile della vecchiaia come avevano adeguato la loro anima alle sue virtù. [459]

BIANCHERIA Nella vecchiaia le donne eccellevano nello scegliere dettagli sempre appropriati, dal taglio dell’abito a maniche larghe alla stoffa di colori austeri, per una toilette sobria impreziosita da un solo lusso: la biancheria finissima e perfetta. [460]

FELICITA’ Il principio, la legge che regola la vita di una donna del XVIII secolo: essere felici. [461]

MORTE La donna del XVIII secolo, cortese con la morte. Le donne di ogni condizione, anche le più cariche d’onori, le più felici, lasciano la vita con sangue freddo, con signorilità, con una fermezza incantevole e un dolcissimo coraggio. “Mi dispiace!”, diceva semplicemente una di loro staccandosi dal mondo. Ce ne sono che stringono fino alla fine le mani degli amici, e la loro morte sembra solo un ultimo svenimento. Altre si circondano di gente e vogliono che il rumore del lotto sistemato presso il loro letto copra il rumore del loro ultimo respiro. [466]