Valentina Di Nino, Chi, n. 45, 10/11/2010, pp. 76-80, 10 novembre 2010
ASPETTATEMI TORNO DA LONTANO
«Aspettatemi». Francesco Nuti rompe un silenzio lungo quattro anni con un messaggio: si sta rimettendo e presto tornerà. L’attore toscano, 55 anni, non parla dal 2 settembre del 2006: quel giorno cadde nella sua casa romana ai Parioli sbattendo la testa e finì nel buio del coma per due mesi, subendo tre operazioni al cervello. Poi, un lungo ricovero all’ospedale Versilia, fino al febbraio del 2009. Su di lui, nel frattempo, si sono spenti i riflettori, ma tanta gente non l’ha dimenticato e continua a chiedersi come sta, che cosa fa, come vive. Oggi Nuti, finalmente, ha voluto raccontarlo. Siamo andati a trovarlo a Narnali, frazione di Prato. Qui, a pochi metri dalla casa dove è cresciuto, Francesco ha ritrovato quella serenità, prima sconosciuta, che gli permette di impegnarsi nel faticoso percorso di riabilitazione. Lo troviamo seduto sul divano di casa sua, nascosto dietro gli occhiali scuri. Accanto c’è la logopedista che ci aiuta nella comprensione delle sue risposte. Nuti sta facendo passi da gigante: non è più sulla sedia a rotelle, cammina con i tutori, ma ha ancora grandi difficoltà a scandire le parole. Seduta al tavolo da pranzo, che sfoglia un album fotografico, c’è anche la mamma dell’attore, la signora Anna, 85 anni, che è stata sempre vicina al figlio. La prima domanda è la più importante.
Domanda. Come sta?
Risposta. «Bene».
D. Lo sente l’affetto che la gente nutre ancora nei suoi confronti?
R. «Sì. Mi arrivano tanti messaggi»
D. Cosa vuol dire a chi si chiede che fine ha fatto?
R. «Di aspettarmi, perché tornerò. Penso di avere ancora tanto da dare, anzi posso dare ancora tutto».
D. Chi le è stato vicino nei momenti più difficili?
R. «La famiglia. Mio fratello Giovanni e mia madre, che sta lì. È anziana, ma preziosa».
La guarda e si tocca il petto, per dirle: “Sei qui, nel mio cuore”. Mamma Anna risponde con un sorriso, orgogliosa del suo figliolo che avrebbe potuto fare tante cose nella vita, intelligente com’è: «Ha fatto sei esami a biologia: tutti 30», racconta.
D. È vero?
R. «Sì, ma ero più bravo a fare altro. Lasciai i libri per il palcoscenico. Era quello il mio posto».
Iniziò così la carriera di uno dei più importanti nomi della commedia italiana Anni 80 e 90. Ma Francesco della fama conobbe presto anche il prezzo. Visse le montagne russe della popolarità: in alto fino all’Olimpo dei famosi e poi d’improvviso giù, nell’inferno dei dimenticati. Da "golden boy" del cinema italiano a persona non gradita sui set, passando attraverso depressione, alcolismo e costosi flop. Se lo si invita a guardarsi indietro, non fugge.
D. È vero che in questi anni si è sentito dimenticato dal mondo dello spettacolo?
R. «Sì».
D. Chi l’ha lasciato solo?
R. «Un po’ tutti. Sono stato sepolto dal silenzio. Quest’ambiente, purtroppo, è così».
D. Quel mondo, però, le regalò anche tanta popolarità. Che cos’è il successo secondo lei?
R. «Non lo so».
D. Non lo sa? Ne ha avuto moltissimo.
R. «Ne ho avuto, ci sono stato dentro, ma cos’è veramente il successo ancora oggi non l’ho capito. Non ho mai vissuto per il successo. Sono un artista. Amo comunicare con il pubblico, emozionare. Il resto non
conta. Certi meccanismi, poi, io non li ho saputi gestire».
Il sorriso sornione, l’inconfondibile fossetta sul mento, la presenza di spirito sono quelli di una volta.
D. Che cosa le manca di più della sua vita precedente?
R. «Le donne!» (ride).
Narrano le cronache che ne abbia avute tante e bellissime. Oggi la più importante è una ragazzina di 11 anni, Ginevra, l’amatissima figlia avuta dall’ex moglie, l’attrice Annamaria Malipiero, che racconta: «Ginevra quando avvenne l’incidente era piccola. Non sapevo come avrebbe reagito trovandosi di fronte il "nuovo papà". E invece, in modo del tutto naturale, quei due trovano sempre il modo di comunicare e oggi sono molto legati».
D. Sua figlia l’ha aiutato?
R. «Certo. Ginevra è la mia luce. Mi viene a trovare una volta al mese. Tutti gli altri giorni sono un’attesa del giorno in cui viene Ginevra».
D. Che cosa fate insieme?
R. «Niente di particolare. Magari guardiamo solo la televisione. Lei mi assomiglia: non è una grande chiacchierona, ma ci piace la musica. Ha imparato le mie canzoni, suona la chitarra. Quando sto con lei sono felice. Che cos’è il successo non lo so, ma la felicità sono le ore che passo con mia figlia».
D. Che altro le manca della sua vecchia vita?
R. «Esprimermi. Io sono un artista e un artista che non si esprime soffre».
D. Ha qualche progetto già in cantiere?
R. «Due soggetti in un cassetto (Olga e i fratellastri Billi e Quando potrò cullare un bambino, ndr). Erano già pronti quando ho avuto l’incidente. Spero che qualcuno presto mi dia la possibilità di farli diventare cinema».
D. Come passa le sue giornate?
R. «Lavoro con la logopedista, faccio fisioterapia. Mi impegno per rimettermi in piedi. Lotto».
D. Chi deve ringraziare per i suoi miglioramenti?
R. «Nessuno. Sono grato ai miei familiari che mi sono vicini e mi danno coraggio. Ma la vera forza, ora lo so, la devi trovare da solo. La reazione è partita da me stesso e dalla mia volontà».
D. Prima non era famoso per la forza di volontà, dove l’ha trovata?
R. «All’improvviso, con l’incidente. Sono stato a un passo dalla morte e ho capito che era ora di affrontare la vita. So di essere un miracolato. Sono vivo, sto bene e oggi so che la vita è preziosa».
D. Quindi c’è un nuovo Francesco?
R. «Sì, un Francesco che vuole tornare presto, portandosi dentro tutte le cose buone del vecchio Francesco più la nuova voglia di combattere».