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 2010  novembre 10 Mercoledì calendario

VOGLIO ROTTAMARE IL PD


«Sa perché ce l’hanno con me? Perché sono il primo a dire: “Senti, caro D’Alema, non ti ricandidare più!”. Basta con gli stessi volti da vent’anni! Cambiamo facce, idee, proposte». Matteo Renzi, il sindaco-ragazzino del Pd di Firenze, ha ingranato la quarta. Dal 5 al 7 novembre, con il convegno organizzato nel capoluogo toscano alla Stazione Leopolda dal titolo "Prossima fermata Italia", cercherà di mandare a casa Bersani e Veltroni, di pensionare D’Alema, Bindi e Marini e di piazzare una precaria al posto della veterana Finocchiaro. Insomma, Matteo Renzi se ne infischia delle ripicche di partito («La riunione dei circoli degli eletti convocata negli stessi giorni del convegno? Ma chissene... Chi vuole, verrà un po’ da noi e un po’ da loro: vogliamo trasformare la rabbia in speranza») e tira dritto come un treno.
Lo indicano come il 35enne più cool della sinistra? E lui, Matteo Renzi, se ne va a spasso per Firenze con Carolina di Monaco. Lo accusano di giovanilismo? Lui fa spallucce. Corre e si allena. Voga sull’Amo e va in bicicletta. Ci vuole un fisico bestiale per fare il primo cittadino e pure il capo dei rottamatori del Pd. Ma Matteo, come lo chiamano i collaboratori (under 40 pure loro), ce la fa sempre. Aizza i giovani contro i padri fondatori, propone su Facebook la playlist per "l’Italia che verrà" e, a fine giornata, si allena per la maratona del 28 novembre.
Domanda. Sindaco, dove vuole arrivare così di corsa? Non sarà mica affetto da "renzismo", cioè precoce, chiacchierone e ambizioso, come sostengono i suoi critici?
Risposta. «Questa storia del "renzismo" mi fa ridere. Ho avuto il coraggio di rischiare. Quando mi sono candidato, ho detto: se vinco, vinco Firenze, se perdo, cambio lavoro, mica faccio il riciclato di lusso... Invece sono qua».
D. E con Pippo Civati e Debora Serracchiani vuole rottamare i leader storici del Pd...
R. «Di più. Berlusconi, Fini, Veltroni e D’Alema hanno avuto la loro chance di cambiare le cose. Ora basta. Guardiamo l’Inghilterra: Ed Miliband e David Cameron hanno preso il posto di quelli che c’erano prima. In Italia, chi perde resta lì e poi si ripresenta. Ho proposto che si taglino metà dei parlamentari e che ciascuno di loro a sua volta si dimezzi lo stipendio».
D. A proposito, quanto guadagna?
R. «4.200 euro netti. Una bella cifra. Ma un parlamentare ne prende 15 mila...».
D. A marzo uscirà il suo nuovo libro. Titolo provvisorio: La politica è sexy. Ci fa una lista dei politici più sexy del Paese?
R. «La politica non è sexy per niente, ma un politico deve essere convincente. Non sono in grado di fare una lista dei politici più sexy, spero che in cima ci sia uno del Pd».
D. Lei è cresciuto tra Firenze e Rignano sull’Arno, vive a Pontassieve con moglie e tre bambini piccoli. Laureato in legge, cattolico, capo scout ed ex margheritino, eletto presidente della Provincia di Firenze nel 2004. Per cooptazione, cioè per decisione di partito. Per caso si sente un miracolato?
R. «Sono un ragazzo fortunato, come dice Jovanotti. Mi hanno regalato un sogno e io voglio realizzarne un altro: fare di Firenze la capitale della bellezza».
D. Le piacciono Zingaretti, Chiamparino e Vendola?
R. «Noi del Pd prima dobbiamo scoprire dove vogliamo andare, poi vedremo con chi. Difficile con la sinistra estremista e con Mastella e Dini. Detesto i voltagabbana».
D. Tra Fini e Casini?
R. «Fini ha cambiato idea su tutto. E, se uno fa così, è poco credibile. Quando sento che pur di attaccare Berlusconi i miei si metterebbero con Fini... E poi questa casa di Montecarlo... Perché non la danno in beneficenza? Casini è decisamente più coerente e simpatico».
D. Che cosa vuol dire essere di sinistra per lei?
R. «Fare cose concrete e non attaccare Berlusconi e basta. Pensare che il cibo sia un fatto politico, se la gente muore di fame. Servono 2.500 alloggi? Prendiamo le caserme vuote e trasformiamole in case popolari, asili e centri per anziani. Sono cresciuto con Kennedy e Mandela nel cuore, io».
D. Come Veltroni?
R. «Meglio Clinton di Veltroni».
D. I suoi avversari del Pd hanno detto che somiglia a Pierluigi Diaco e pure al cantante Pupo...
R. «Già e che sono un bischero... La verità è che io faccio il sindaco e potevo starmene acquattato a fare il mio lavoro e basta».
D. Come si è innamorato di sua moglie Agnese?
R. «Eravamo scout insieme. Ma la scintilla è scoccata durante una settimana sugli sci a Cervinia».
D. Con tre figli di 9 (Francesco), 7 (Emanuele) e 4 anni (Ester), quanti pannolini ha cambiato? Vorrebbe altri bambini?
R. «Sui pannolini sfido chiunque. Ma stiamo cercando di appendere la culla al chiodo. Ci godiamo questi e cerchiamo di farli crescere non da figli del sindaco».
D. Figurarsi se si candidasse alla guida del Pd...
R. «No, mi ricandiderei a sindaco tra quattro anni. Fare il sindaco è bello. A Montecitorio, invece, stanno come in un acquario. Ciò non mi impedisce, però, di dire quello che penso del Pd. Sono un uomo libero».
D. Allora segretario del Partito democratico tra dieci anni?
R. «Tra dieci anni? Mi auguro esista ancora il Pd. E che riesca a vincere, magari liberandosi di De Coubertin e della tradizione di perdere sempre».
D. Con chi dialoga invece nel Pdl?
R. «Con Alfano. Carfagna, Meloni e Gelmini ho un rapporto urbano, nonostante le diverse posizioni. E con Bonaiuti».
D. A 19 anni lei ha vinto 48 milioni alla Ruota della fortuna.
R. «La mia è l’ultima generazione che ha vissuto la tv tradizionale».
D. Quanto le piacciono le donne?
R. «La mia basta e avanza. Sono rigidamente monogamo».
D. Su che cosa la critica sua moglie?
R. «Su tutto. È un rapporto tosto il nostro. A volte mi trova veramente arrogante».
D. Miti musicali?
R. «Gli U2 e i Muse. Stimo molto Jovanotti e Sting».
D. Il sogno personale più grande.
R. «Vivere profondamente il dono della paternità. Quando torno a casa e i bimbi sono addormentati, ci penso molto. Anche per questo non si può fare politica tutta la vita. Bindi e D’Alema, andate a casa. La politica è un’esperienza che, se fatta bene, ti massacra dentro».