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 2010  novembre 05 Venerdì calendario

Dean Millvina

• Branscombe (Gran Bretagna) 2 febbraio 1912, Ashurst (Gran Bretagna) 2009. L’ultima superstite del naufragio del Titanic (nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 dopo avere urtato contro un iceberg) • «[...] La bambina che non doveva morire, la neonata che neppure il Titanic era riuscito a uccidere [...] aveva nove settimane quando s’imbarcò nel viaggio inaugurale per emigrare in America con la famiglia [...] Di quella notte, naturalmente, lei non poteva ricordare nulla e la prima foto presa poche settimane dopo il salvataggio da una della poche scialuppe calate in mare, tra le braccia della madre, ci mostrano una neonata con la cuffietta ancora in perfetta posa tardo vittoriana, sotto lo sguardo ancora atterrito della donna, che le terrà nascosto per anni la notizia che il padre era andato a fondo con il transatlantico della compagnia White Star [...] la madre [...] le raccontò, senza troppi dettagli strazianti, con perfetto self control britannico, di come il padre fosse riuscito a infilare la moglie, il fratellino maggiore di due anni e lei in una lancia già sovraffollata al grido di “salvate le donne e i bambini”, che allora pare funzionasse, volle evitarle la pubblicità, la celebrità, quelle cose che parevano così di cattivo gusto. La ossessione con il viaggio fatale del bastimento sarebbe cominciata più tardi, riaccesa dalla scoperta del relitto sul fondo dell’oceano, delle prime immagini autentiche della nave e dal film del 1997 che qualcosa regalò anche a lei, quando divenne la più ricca macchina da soldi mai costruita da Hollywood e Leo DiCaprio, insieme con il regista, inviò una modesta somma agli ultimi superstiti, allora ancora tre, Millvina compresa. A chi insisteva per chiederle cose che non poteva ricordare e sentimenti che una donna come lei, che aveva scelto di non sposarsi mai e vivere con la madre e il fratello fino alla loro morte, sempre a Southampton, il porto dal quale il Titanic era salpato il 10 aprile 1912, dava la sola risposta che una persona sensata potesse dare: “Io non ho nessun merito e nessuna colpa, sono il tipo che prende sempre le cose come vengono senza chiedersi troppi perché. Credo nel fato, nel destino. Quel giorno, avremmo dovuto imbarcarci su un transatlantico americano, per seguire papà che aveva deciso di emigrare nel Kansas e aprire una tabaccheria, ma all´ultimo momento era riuscito a ottenere un passaggio in terza classe sul Titanic e la mamma ricordava che era felice perché tutti sapevano che la traversate erano rischiose e quella nave nuovissima era inaffondabile” [...]» (Vittorio Zucconi, “la Repubblica” 1/6/2009).