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 2010  novembre 05 Venerdì calendario

Bongo Omar

• Bongoville (Gabon) 30 dicembre 1935, Barcellona (Spagna) 8 giugno 2009. Politico • «Quarant’anni al potere: tanti. La prima volta che salì la scalinata dell’Eliseo per la conferma (l’impero non c’era più ma i padroni erano sempre i francesi) alzò lo sguardo verso le nuvole che imbronciavano la faccia di De Gaulle. E poi via via tutti gli altri, Pompidou Giscard Mitterrand Chirac Sarkozy, e lui era sempre lì, nelle belle stanze del Crillon, pagava le campagne elettorali (“aiuti finanziari” li chiamava), dava basi militari, appalti, concessioni petrolifere. Un évolué di successo, un prodotto francese, anche se non finito. Era diventato presidente del Gabon quando c’era l’Africa dei dittatori coerografici e l’ha vista diventare il continente dei dittatori astuti. Solo la miseria della gente è sempre la stessa. Ha avuto tempo perché tutto fosse pronto. Omar Bongo non era di quei presidenti africani che spaternostrano cri cri e amuleti, assumono fattucchiere, che pensano che la morte si può esorcizzare e ritardare. Eppure quando è venuto il Momento, non era pronto. In Africa il presidente è Primo Industriale, Contadino e Banchiere, Grande Diplomatico, Generalissimo, Supremo poliziotto e Arcigiudice, premibottoni assoluto: tutto è suo, tutto dipende da lui. Per questo ha dovuto morire e risorgere e rimorire: aveva la firma su tutti i conti in banca. [...] “Papà”, lo chiamavano così, di un Paese al 123° posto su 177 nella classifica dello sviluppo umano dell’Onu, 56 anni la speranza di vita. In 40 anni non è riuscito a costruire che alcune centinaia di chilometri di strade, ma attingeva al petrolio, al legname, ai giacimenti di manganese e di ferro. Ricchezze del popolo, proprietà dello Stato, ma il presidente incassava, per sè, per la famiglia, per la tribù. Così fanno tutti, dal Ciad alla Angola. Bongo era un uomo fedele alla Francia. Perché andare negli staterelli finti, popolati da infrequentabili evasori fiscali, narcobanditi, mafiosi? C’era Parigi, banche solide, antiche, affidabili. Ha depositato per 40 anni, puntuale, un cliente adorabile e riverito. Secondo “Trasparence internationale”, a Nizza e a Parigi era titolare di una settantina di conti. Ma adorava anche l’immobiliare di lusso: 33 proprietà di cui una dozzina di appartamenti a Parigi. E non certo nelle banlieues degli emigrati gabonesi. Alcune Ong lo hanno denunciato, volevano il blocco dei conti. Gli smanaccioni della giustizia sommaria lo accusavano di “storno di fondi publici, sbiancamento di denaro sporco, abuso di beni sociali e di fiducia”. [...]» (Domenico Quirico, “La Stampa” 10/6/2009).