varie ve 5 no 2010, 5 novembre 2010
Miscellanea di articoli. Pramoedya Ananta Toer, scrittore indonesiano (Blora, Giava Centrale, 1925-Bogor, Giakarta, 2006) autore di una serie di racconti sulla guerriglia contro gli Olandesi e sulla prigionia ispirati a vicende autobiografiche, tra cui: Sulle sponde del fiume Bekasi (1947), L’alba (1949), Famiglia di guerriglieri (1950)
Miscellanea di articoli. Pramoedya Ananta Toer, scrittore indonesiano (Blora, Giava Centrale, 1925-Bogor, Giakarta, 2006) autore di una serie di racconti sulla guerriglia contro gli Olandesi e sulla prigionia ispirati a vicende autobiografiche, tra cui: Sulle sponde del fiume Bekasi (1947), L’alba (1949), Famiglia di guerriglieri (1950). Attivo comunista, internato alla caduta del regime di Sukarno (1965), liberato nel 1979, ha pubblicato una serie di romanzi storici: La terra dell’uomo (1980), Figlio di tutti i popoli (1980), Le orme (1985), La casa di vetro (1985), accolti con grande favore da critica e pubblico ma ben presto messi al bando dal governo. Raggiunta la notorietà internazionale, le sue opere sono state tradotte in 22 lingue. Sempre pronto a esaltare lo spirito di indipendenza morale e politica del popolo indonesiano, con Il pioniere (1985), un’opera biografica dedicata al nobile scrittore R. M. Tirto Adhi Soerjo, suo concittadino, Pramoedya ha mantenuto un filo conduttore con la quadrilogia pubblicata subito dopo la sua scarcerazione. Ancora una volta, nonostante un’iniziale accoglienza favorevole da parte del governo, l’opera è stata sequestrata e messa al bando. Dopo essere stato pubblicato nei Paesi Bassi nel 1995 Il canto silenzioso di un muto comparve anche in Malaysia e in Indonesia in occasione del settantacinquesimo compleanno dell’autore. Si tratta delle memorie di Pramoedya durante il suo periodo di prigionia dal 1969 al 1979 nell’isola di Buru (Molucche). Nonostante la sua opera continui a essere ignorata in Indonesia, lo scrittore è stato più volte candidato al premio Nobel per la letteratura. «Ad Arcore le ragazze scattavano foto e dicevano: un giorno saranno utili» Nell’agosto scorso c’è stato un tentativo di forzare la porta e un armadio dell’ufficio del capo dei gip NOTIZIE CORRELATE L’ex escort Nadia ora ci ripensa: «Annullo la conferenza, devo tacere» (4 novembre 2010) Ruby, le fughe dal centro e il furto della collana regalata dal premier (4 novembre 2010) Testimonianza La versione della marocchina. La Procura: non abbiamo immagini «Ad Arcore le ragazze scattavano foto e dicevano: un giorno saranno utili» Nell’agosto scorso c’è stato un tentativo di forzare la porta e un armadio dell’ufficio del capo dei gip Ruby MILANO - Perché la Roma politica ha così paura che nell’inchiesta milanese sul favoreggiamento della prostituzione dietro le feste di Arcore esistano fotografie o filmati, se anche ieri il procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati ha ribadito che agli atti non ve ne sono? E quante sono le giovani donne che possono imbarazzare o mettere nei guai il presidente del Consiglio con immagini e video? E quanto sono permeabili i controlli di sicurezza alle residenze del premier? Sono gli interrogativi suggeriti da un passaggio delle deposizioni rese come testimone al procuratore aggiunto Pietro Forno e al pm Antonio Sangermano dalla 17enne marocchina accompagnata il 27 maggio in Questura dopo essere scappata dalla comunità per minorenni nella quale era stata collocata dal Tribunale dei Minorenni di Messina, aver trovato asilo a Milano nella cerchia dell’impresario tv Lele Mora, ed essere stata fermata per un sospetto furto di 3 mila euro. Ruby Gli autoscatti È infatti proprio la ragazza nordafricana, che dice di non aver avuto incontri sessuali a pagamento con il premier ma afferma di aver assistito ad ardite performance sessuali nelle occasioni in cui fu ospite di feste a casa Berlusconi ad Arcore, a fare presente nei suoi verbali che alcune altre ragazze, partecipanti con lei a quelle occasioni mondane nel 2010, avrebbero praticato la tendenza all’autoscatto già inaugurata a Palazzo Grazioli (ad onta dei dispositivi di sicurezza del premier) da Patrizia D’Addario, Barbara Montereale e Lucia Rossini la notte dell’elezione di Obama nel 2008. Ora la ragazza marocchina, che solo da pochi giorni ha compiuto 18 anni e i cui interrogatori sono al vaglio dei pm che ne soppesano sia talune conferme sia molte incongruenze, giura di non aver effettuato né conservato foto o filmati: ma racconta che alle feste a casa di Berlusconi circolavano ragazze che invece fotografavano, eccome. Anzi, quel che più conta, se si presta credito al racconto della giovane, è che a suo dire le altre scattavano foto o giravano video con i telefoni cellulari avendo già in mente un utilizzo futuro di quelle immagini (non è chiaro se ritraenti solo gli interni di Arcore o anche eventuali scene hard) nel caso in cui - dicevano - non avessero ottenuto ciò che si proponevano di ricavare da queste feste. Se ciò fosse vero, suonerebbe cupi rintocchi per l’entourage del premier, esposto alla circolazione (se non commercializzazione) di numerose immagini in mano ad ancor più numerose ragazze. Nadia Macrì Allarme-scasso a metà. Rassicurante non è stato anche un episodio accaduto in agosto nell’Ufficio dei gip di Milano: un fatto vero, ma che, in un primo tempo collegato ad un altro evento apparso sospetto nello stesso ufficio giudiziario prima che fosse ridimensionato, ieri a scoppio ritardato ha destato un allarme che al momento non pare invece poter essere giustificato in rapporto all’indagine sulle feste di Arcore. Il primo fatto, vero e a tutt’oggi non chiarito, è che un giorno d’agosto il presidente dei giudici delle indagini preliminari milanesi Gabriella Manfrin (quelli che nella fase iniziale delle indagini valutano le richieste dei pm di prorogare le intercettazioni) dopo colazione fece fatica ad aprire la porta della propria stanza, apparsa fuori asse, e si accorse che qualcuno aveva cercato in maniera rudimentale di aprire anche un armadio della vicina stanza della segreteria. Nell’armadio di questa segreteria c’erano solo libri e circolari del Csm, nella stanza del capo dei gip non c’era alcun atto dell’inchiesta sulle feste di Arcore; del resto, l’ultimo posto dove si può trovare qualche incartamento di indagine è proprio la stanza del capo dei gip, peraltro abitualmente aperta dai lavoratori precari delle cooperative di pulizia che ogni sera girano per il Tribunale armati di un mazzo di chiavi di tutti gli uffici. Il secondo fatto è che, sempre in agosto, un giorno la cancelliera del giudice Cristina Di Censo, gip dell’inchiesta sulle dichiarazioni della minorenne marocchina, trovò a terra un faldone di atti (non di questa indagine): l’iniziale preoccupante pensiero di un duplice assalto ai segreti dell’indagine sulle feste di Arcore, svelato ieri dall’Espresso, si ridimensionò però dopo che i dirigenti dell’ufficio rilevarono che il faldone stava sulla mensola di un armadio in posizione instabile dalla quale poteva essere caduto da solo. Peraltro, il giudice era in ferie, dunque non attivo sull’indagine, e comunque il lavoro di un gip nella fase di proroga delle intercettazioni si esaurisce quasi sempre nella giornata stessa della richiesta da parte del pm: con la conseguenza che le carte dei pm (quarto piano) salgono ai gip (settimo piano) per ridiscendere subito dopo la decisione del giudice, senza dunque che in questa fase sia pensabile trovare chissà quali carte giacenti nella stanza del gip. Gli atti non sono stati trasmessi alla Procura di Brescia, che sarebbe competente per ipotesi di reato ai danni di magistrati milanesi. Luigi Ferrarella Giuseppe Guastella 05 novembre 2010 corriere Il peggior criminale che abbia mai camminato su questa terra è moralmente superiore al giudice che lo condanna alla forca. (George Orwell) No, Presidente dell’ONU non lo può proprio diventare, anche perché tale carica al Palazzo di Vetro non esiste. Segretario Generale, però, sì. Sarebbe questa, stando a rumors e boatos sempre più intensi, l’ultima ambizione del due volte premier Romano Prodi. Scalzare il sudcoreano Ban Ki Moon e prenderne il posto. E noi applaudiremmo, convinti. Ci alzeremmo in piedi per festeggiare Mortadella, che finalmente potrebbe definirsi uomo giusto al posto giusto. Sì, perché non esiste al Mondo altra carica più adatta a Prodi che quella di Segretario Generale delle Nazioni Unite. Un signor nessuno, scelto appositamente per non rompere le scatole, per parlare quando si deve e neppure tanto. Tra vertici che si concludono regolarmente nel nulla e promozione di grandi conferenze che si rivelano poi costantemente dei flop, il vertice più alto dell’ONU è la prova più immediata e visibile dell’inutilità della grande, costosa ed inefficiente organizzazione mondiale. Prodi dopo Ban e dopo Kofi Annan, appunto. Dicono che per Romano voterebbero compatti la Cina, l’Africa (a proposito, stiamo ancora aspettando di sapere cosa abbia fatto Prodi tra Accra e Nairobi, tra Kinshasa e Kigali), e forse gli Stati Uniti. Forse. E così, tra un po’ potremmo vedere il nostro ex presidente del Consiglio girare il Mondo facendo appelli che nessuno ascolta, dirigere un mostro burocratico che non produce nulla e che costa troppo. Una sorta di Papa laico ben remunerato per dire “che nel Pakistan servono aiuti”, “che ad Haiti c’è un’emergenza umanitaria”, “che non vogliamo più guerre”, “che sul clima bisogna cambiare”. Un mestiere che, non ce ne vogliano i fan delle Nazioni Unite, potrebbe fare pure Maggie Simpson, che pure non sa parlare. Forza Romano, siamo tutti con te. Realizzare i sogni della propria vita, specie ad un’età avanzata, è commovente, bello. E non c’è pensione migliore che fare qualche Sudoku comodamente seduto al 38° piano del Palazzo di Vetro con vista mozzafiato su Manhattan. Una pensione da favola. http://www.daw-blog.com/2010/11/05/inutile-prodi-inutile-onu/ Redazione Il Fatto Quotidiano 4 novembre 2010 Commenta (130) 0Share105 “Spatuzza? Convertito grazie a don Puglisi” A Exit parla don Massimiliano De Simone, ex cappellano del carcere dell’Aquila, che ha accompagnato la conversione del pentito Gaspare Spatuzza è un uomo nuovo, si è pentito dei suoi crimini e si è convertito alla religione. Ne è sicuro il suo confessore, don Massimilano De Simone, ex cappellano del carcere di massima sicurezza de L’Aquila: “Il vero incontro con Cristo, Spatuzza l’ha fatto dopo la morte, il martirio, di don Pino Puglisi”. Il prete-coraggio che Spatuzza vide morire davanti ai suoi occhi, quel 15 settembre 1993 a Palermo, quando faceva parte del commando di morte insieme all’altro killer, Salvatore Grigoli: un colpo alla nuca uccise don Puglisi. Le dichiarazioni di don De Simone comparse sui giornali fino ad oggi erano tratte dall’interrogatorio della Direzione investigativa Antimafia, depositato in occasione dell’udienza d’appello a Torino del processo Dell’Utri (4 dicembre 2009). Prima di parlare ad Exit non aveva mai rilasciato interviste: “Mi telefonavano continuamente. Ma a nessuno interessava parlare della vita spirituale di Spatuzza, interessava altro, a me interessava solo il suo incontro con Dio”. Ritiene autentica la conversione di Spatuzza? È vera, verissima. Non ha chiesto sconti in cambio del suo pentimento. Spatuzza ha cercato un qualcosa per l’incontro con Cristo. Ha trovato in me e negli altri cappellani, perchè la conversione è iniziata prima, il sicomoro, l’albero per vedere bene Gesù. Dopo di che da lì lui ha iniziato la sua conversione, ha capito quelli che erano i suoi sbagli, ha capito il male che aveva fatto, e voleva riparare in merito. Quando parliamo di conversione, si tratta di una conversione che lei ha percepito vera? Vera, verissima, verissima perché a me non risulta, almeno nei nostri colloqui che lui abbia chiesto chissà che cosa, uscire, avere degli sconti di pena o quant’altro. Anzi, lui ha sempre detto che il carcere era il posto opportuno per portare avanti quella che era la sua preghiera nel silenzio, nella contemplazione. Anche perchè lui dice: io ho sbagliato e devo pagare. Lo dice lui, non è che altri lo dicono per lui. Ovviamente non si riportano i morti in vita, però almeno si rende giustizia a queste persone che per il braccio della mafia, insomma, hanno perso la vita. Ma il vero incontro con Gesù Cristo, lo Spatuzza l’ha fatto dopo la morte di don Pino Puglisi. Perché è Puglisi, il martiro di Puglisi, che ha portato la conversione di Spatuzza. Questo è importante. E lui dal sorriso di don Puglisi che moriva, non le smorfie di dolore ma un sorriso, in quel sorriso ha letto tante cose, ha letto appunto la misericordia di dio, tant’è vero che io… le volte che ho visto piangere lui nei racconti, nelle meditazioni era proprio quando ricordava la figura di don Puglisi. Questa figura che lo ha totalmente sconvolto, lo ha cambiato dentro. Cioè io in quello ho visto la grandezza di dio, che non ha paura dei muri di cinta di un carcere. Dio ha trovato il cuore aperto di Spatuzza. L’hanno assalita quando è uscita la notizia di Spatuzza, il suo interrogatorio… Sì, telefonavano continuamente. Non interessava come notizia parlare della vita spirituale, interessava altro. A me non interessava, invece, il resto. Nell’interrogatorio anche i magistrati hanno cercato di capire la veridicità di questa conversione? Sì, il cammino che aveva fatto. Se era vero che aveva fatto un cammino. Si è sceso in particolari. Poi lì le cose, quello che poi rispondi devi rispondere non è che puoi omettere le situazioni. Che effetto le ha fatto quando si è accorto che una cosa così seria come un miracolo, una conversione, un momento fondamentale del Cristianesimo, veniva utilizzato da una parte o dall’altra per accreditare la propria tesi su Gaspare Spatuzza? Bè, duemila anni fa è successa la stessa cosa. Strumentalizzate le parole di Gesù, le parole di Gesù facevano male. Gesù diceva delle grandi verità. È stato molto più comodo inchiodarlo sul legno della croce. Mi dica padre: secondo lei, qual è il valore della verità, nella nostra vita quotidiana? La verità? La verità ci rende liberi, la verità rende libero l’uomo. Di Valentina Petrini da il Fatto Quotidiano del 04 novembre 2010 http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/04/%E2%80%9Cspatuzza-convertito-graziea-don-puglisi%E2%80%9D/75149/ Cosa vuol dire avere un metro e mezzo di statura, ve lo rivelan gli occhi e le battute della gente, o la curiosità di una ragazza irriverente che si avvicina solo per un suo dubbio impertinente: vuole scoprir se è vero quanto si dice intorno ai nani, che siano i più forniti della virtù meno apparente, fra tutte le virtù la più indecente. Passano gli anni, i mesi, e se li conti anche i minuti, è triste trovarsi adulti senza essere cresciuti; la maldicenza insiste, batte la lingua sul tamburo fino a dire che un nano è una carogna di sicuro perché ha il cuore toppo, troppo vicino al buco del culo. Fu nelle notti insonni vegliate al lume del rancore che preparai gli esami. diventai procuratore per imboccar la strada che dalle panche d’una cattedrale porta alla sacrestia quindi alla cattedra d’un tribunale, giudice finalmente, arbitro in terra del bene e del male. E allora la mia statura non dispensò più buonumore a chi alla sbarra in piedi mi diceva Vostro Onore, e di affidarli al boia fu un piacere del tutto mio, prima di genuflettermi nell’ora dell’addio non conoscendo affatto la statura di Dio. ’Nell’emendamento ci sara’ 1 miliardo per l’universita’’, ha detto il ministro dell’Economia Tremonti riferendosi all’emendamento alla legge di stabilita’ che sostituira’ il decreto sviluppo. Ansa 05/11/2010, ore 10:56 C’è qualcuno dietro le escort del premier? di: Antonio Rispoli Prima l’ha detto ieri pomeriggio SIlvio Berlusconi, durante la direzione nazionale del Pdl; poi ne hanno parlato ieri sera ad Annozero. In entrambi i casi si è avanzato il sospetto che ci sia qualcuno, una vera e propria regia, dietro le dichiarazioni di Ruby, di Nadia Macrì e di tante altre. Berlusconi ha accusato esplicitamente la mafia, per vendicarsi della "lotta alla criminalità" che questo governo starebbe facendo. Vediamo di esaminare la situazione. Innanzitutto il lavoro che i magistrati e le forze dell’ordine (non con l’aiuto del governo, ma a dispetto dello stesso, che continua a tagliare i fondi alle forze dell’ordine e ai magistrati) stanno facendo nell’arrestare latitanti, non influisce un gran che sulla lotta alla criminalità organizzata. Coloro che vengono bloccati, infatti, sono solo corrieri di droga di alto livello oppure assassini; insomma persone di cui la mafia può fare tranquillamente a meno, dato che può sostituirlo facilmente. Per fare un paragone, è come se in un esercito vengono eliminati dei tenenti. Ne puoi eliminare 10 o 100, ma questo non influisce nell’efficienza dell’esercito stesso. Sia ben chiaro, non dico che non bisogna arrestarli: hanno commesso dei reati e devono risponderne. Ma non è arrestando loro che si cambiano le cose. I punti su cui bisognerebbe colpire sono due: il denaro e i rapporti che la malavita organizzata ha con la politica. In questo senso, è una buona cosa che persone come Salvatore Cuffaro e Marcello Dell’Utri possano essere processate per appurare i loro rapporti con la mafia. Quindi, è improbabile che sia la mafia dietro questo fatto. Eppure è probabile che un ghostwriter ci sia, come ha fatto notare ieri ad Annozero Marco Travaglio (frase poi prontamente travisata sia dal direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, che dall’avvocato Ghedini, per affermare l’innocenza del premier nella vicenda). Ma allora chi può essere? Per ora è difficile da dire. Anche perchè non è detto che sia qualcuno che ce l’ha con Berlusconi: montare un caso e poi farlo sgonfiare, per presentarsi come vittima, sarebbe una manovra che rientra pienamente nello stile del premier. Non resta che aspettare osservando lo sviluppo dei fatti: a secondo di quale piega prenderà la vicenda, si potrà capire molto. Anche la personalità di Ruby sembra scritta a tavolino. La ragazza sbandata, ma non troppo; musulmana, ma cacciata di casa a frustate perchè non vuole sposare un uomo anziano e vuole diventare cattolica; cubista, escort, ma non prostituta. Insomma, una brava ragazza, di quelle per cui si può provare una istintiva simpatia e perdonarle piccole esagerazioni. Un personaggio degno di un film, insomma. ma con tutto ciò, manca ancora un quadro preciso. E’ come un puzzle dove hai qualche pezzo, ma troppo pochi anche solo per capire il disegno generale http://www.julienews.it/notizia/cronaca/ce-qualcuno-dietro-le-escort-del-premier/58701_cronaca_2_1.html BAMBINO HA PAURA DEL CIBO: "NON MANGIA DA 4 ANNI"-FOTO di Domenico Zurlo Aveva sofferto a lungo di reflusso gastroesofageo, meglio conosciuto come "rigurgito acido", Daniel Harrison, quattro anni. Il bambino, autistico, era rimasto talmente spaventato da questo disturbo, da sviluppare una vera e propria fobia nei confronti del cibo, e da allora non è più riuscito a mangiare cibi solidi: l’unico modo che i suoi genitori hanno per nutrirlo, è un tubo diretto allo stomaco. La storia di Daniel è stata raccontata ieri dal quotidiano britannico Daily Mail. I suoi genitori, Kevin e Catherine, che vivono a Carlton, vicino Nottingham, da quattro anni fanno la ’spola’ tra la loro cittadina e il Great Ormond Street Hospital di Londra, per trovare una soluzione al problema che affligge il bambino, ma nessuno degli esperti contattati dalla struttura londinese ha trovato il modo di aiutarli. L’unica soluzione, spera la coppia, sta in una clinica in Austria, in cui si potrebbe curare la fobia di Daniel, ma le cure costano 20mila sterline, particolare non da poco: Kevin e Catherine sono comunque determinati a raccogliere la cifra, per aiutare il loro bambino ad avere finalmente una vita normale. "Io e mia moglie vogliamo che Daniel sia autosufficiente, non osiamo immaginare come farebbe a mangiare se a noi succedesse qualcosa - ha detto il papà del bambino - anche sua sorella Hannah ci sta male, vedere il fratello con quei tubi nella pancia la turba moltissimo, sarebbe traumatico per i bambini di qualunque età. La cosa peggiore è che Daniel, in teoria, non è malato, e i medici a Londra, semplicemente, non sapevano cosa fare con lui". La clinica austriaca a Graz in cui gli Harrison vorrebbero portare Daniel ha curato 12 casi simili negli ultimi 22 anni, dato che raffigura la rarità della sua condizione: il sistema sanitario nazionale britannico però non riconosce i metodi della clinica austriaca, perciò le spese non potranno che essere a carico della famiglia. http://www.leggo.it/articolo.php?id=88909 STORIA I mille volti di Karima-Ruby "Modello negativo e vincente" Viaggio a Genova nella comunità che ha ospitato la ragazza marocchina al centro dello scandalo che coinvolge Silvio Berlusconi. Chi le è stato vicino, la ricorda come un "rischio" per le altre ragazze seguìte dal centro. Il racconto dei tassisti che non pagava mai. Come quello che una sera la portò fino a Milano. "Signor presidente del Consiglio, perché non me li dà lei i miei 350 euro?" di CONCITA SANNINO Karima el Mahroub conosciuta come Ruby GENOVA - Pareti rosa incendiate da un panorama mozzafiato, i pini e il mare a strapiombo di Nervi. Dalle finestre della sua vecchia vita, la camera a tre letti della comunità Kinderheim dove Ruby è entrata minorenne, irrompe solenne l’azzurro di golfo Paradiso e forse anche a quella luce sfuggiva l’accompagnatrice dai mille volti e dalla vita pericolosa, Karima El Mahroub, cioè Ruby, cioè Sabrina, anzi Lory Martins, il nome con cui, solo qualche stagione fa, si fece spacciare per una brasiliana diciottenne e vinse addirittura una fascia nel concorso miss Brianza. Conviene ripartire da qui, dallo stanzone arrampicato sulle creuze de ma, un ambiente decoroso con gli zaini a terra e la biancheria in disordine, ora che il modello Ruby diventa il "nemico" con cui devono vedersela educatori, scuola e vita reale. Ora che Genova alza le spalle - "Meno male che se n’è andata" - anche se forse continuerà a nascondersi qui. Ora che nessuno vuole vedere le troppe Ruby al lavoro nel triangolo Genova-Savona-Milano. E che c’è un giro milionario di residence cittadini o di casermoni di periferia trasformati in alcove di lusso o in squallidi rifugi per signorine dell’est. "Abbiamo avuto poco tempo per raddrizzarle la vita, le cose erano ormai già molto avanti e da un pezzo", ragiona Gigliola Graziano, la settantenne direttrice della comunità per minori Kinderheim di Sant’Ilario, con l’amarezza di un fallimento e il pudore delle parole generiche, come se Karima fosse ancora una delle sue ragazze. "La chiamavano al telefono e lei scappava. Se le dicevamo ’non andare, poi bisogna chiamare la polizia’, lei rispondeva ’allora mi calo dalla finestra così mi faccio male, mi spezzo una gamba, non è peggio?’. Con un sorriso ti salutava e io riuscivo a farle una carezza. Ricordo le sere in cui tornava semplice, solo Karima, una ragazzotta alta e simpatica, con cui si faceva il programma di vedersi un film sul divano. Poi arrivavano quelle maledette telefonate. E lei cambiava. Era Ruby, rapita dal resto". Daniela, l’educatrice quarantenne del centro, mostra la sua stanza, spalanca quelle finestre e aggiunge: "Di questo mare, della bellezza non sapevano che farsene, lei e le altre. L’unico obiettivo: stare in centro e divertirsi. Ruby ti dà proprio l’impressione di una che se la caverà sempre. Bugie o non bugie, disperazione o polizia alle calcagna. Bella, elastica, intelligente. Ecco perché il fatto che uscisse e entrasse, con i soldi e le cose firmate, faceva molto invidia, destabilizzava un po’ le altre". Modello Ruby. Vincente, ancorché detestato, per le coetanee. Regina della notte per i clienti del Fellini, dell’Albikokka, dello Sgrunc. Incubo ricorrente di forze dell’ordine e tassisti. Che di lei ormai sapevano tutto, compresa la sbandieratissima amicizia con il premier, del quale la ragazza mostrava, pur di accreditarsi, i numeri personali. Persino a uno sconosciuto e buggerato autista, come Fabrizio Croce, 42 anni, sposato e padre di due figli. Fabrizio non è solo l’ultimo dei tassisti truffati dopo le lunghe corse, in ordine cronologico, ma soprattutto quello minacciato con un coltello, a Milano, dagli "amici nordafricani della signorina". Mentre, a sentire il presidente della cooperativa genovese, Valerio Giacopinelli, "le nostre auto che vantano crediti da Ruby sono tante, troppe. Saliva sulle auto e non pagava". Inquietante è il racconto reso da Fabrizio. Ricevette una chiamata il 14 ottobre scorso, a mezzanotte, dal locale Albikokka di Genova Quarto. "A chiedere il taxi è una ragazza che dice di chiamarsi Sabrina. Purtroppo io non l’ho collegata a quella che aveva imbrogliato altri miei colleghi. Vado lì al locale, e lei mi dice che dobbiamo andare a Milano, ma non devo preoccuparmi perché pagheranno i suoi amici una volta arrivati a destinazione". Durerà oltre tre ore il viaggio fino a Milano, tra varie soste, anche per prendere a bordo un’amica romena, giovanissima e spaventata. Ma Ruby in auto parla. Tanto. Racconta di essere nel giro di Lele Mora, di avere ingaggi con vari locali non solo a Genova ma a Milano, dice - stando al racconto di Fabrizio Croce - "che il presidente Berlusconi è suo amico e lei lo frequenta. Io sorrido e mi mostro preoccupato del denaro della corsa, voglio che sappia che la considero una mitomane e che quindi non si sognasse di prendermi in giro, ma lei per tutta risposta mi mostra lo schermo del suo cellulare con evidenziati i numeri di Berlusconi, almeno tre. Mi sorprende, ma quella notte non le credo mica". Poi Ruby gli dice finalmente di fermarmi, "ecco, siamo quasi al locale Armani". Lui dice che la scorta fino a quando non avrà i suoi soldi, lei spazientita chiama al telefono, fa arrivare una banda di amici. Ed è qui che Fabrizio, per la prima volta, ha paura. "Li vedo venire in sette o otto, tutti nordafricani. Il più grosso di loro mi mostra un coltello, mentre Ruby scappa, si infila alle loro spalle, ridacchia e sparisce. L’uomo mi dice: ’tassista genovese, scappa e non rompere i c... oppure ti fai male’". Fabrizio gira le spalle, non vedrà mai più i suoi 350 euro. E oggi, sarcastico, lancia un appello: "Presidente Berlusconi, perché non me li dai tu i miei soldi? A casa siamo in quattro e lavoro solo io. Visto che sei un uomo di gran cuore, io non mi vergogno se mi risarcisci tu per la tua amica. Non mi vergogno di portare a casa i soldi guadagnati con il mio lavoro". Anche al residence di via Rivarolo, tra i loft e le proprietà del manager Tony Matera, dove viveva Ruby e dove ora sostano bionde ragazze romene o ucraine, chissà perché impaurite, senza un lavoro, guardandoti mute dai grandi vetri dei piani alti, a Ruby vogliono voltare le spalle. "Un viavai inquietante si vedeva qui d’estate e d’inverno. Con queste auto scure o questi taxi che le venivano a prendere. Non è servito a niente protestare", racconta Maria, un’anziana signora che vive lì accanto con figlia e nipoti. Dimenticare Ruby e il suo "modello". Ecco perché nel centro, come nelle creuze de ma, nelle mulattiere che dai parchi scendono sulla costa, non sanno più cosa farsene di un simbolo negativo. "A Sant’Ilario avevamo Bocca di Rosa. Nessuno scambio con Ruby, la matta che si sta rovinando la vita, e ha rovinato Genova". E nessun missionario disposta a salvarla. (04 novembre 2010) © Riproduzione riservata http://www.repubblica.it/politica/2010/11/04/news/ruby_genova-8737144/?ref=HRER1-1 Carlo Cassola Da Wikipedia, l’enciclopedia libera. Vai a: Navigazione, cerca Carlo Cassola Carlo Cassola (Roma, 17 marzo 1917 – Montecarlo, 29 gennaio 1987) è stato un importante scrittore e saggista italiano. Dal suo romanzo La ragazza di Bube (1960), che ricevette il Premio Strega, fu realizzato nel 1963, da Luigi Comencini, il film omonimo e, sempre nel 1963, dal racconto "La visita", il film diretto da Antonio Pietrangeli. Indice [nascondi] 1 Biografia 1.1 L’educazione scolastica 1.2 Il gruppo dei novissimi 1.3 I primi racconti 1.4 La guerra e la resistenza 1.5 Dopo la Resistenza 1.6 Una svolta nella produzione letteraria 1.7 Gli anni più fecondi 1.8 La critica di Pasolini e delle nascenti avanguardie 1.9 Il ritorno alla vecchia poetica 2 La poetica 2.1 La teoria del sublimine 2.2 L’impegno politico 2.3 Il ritorno alla narrativa esistenziale 2.4 I temi, lo spazio, il tempo e il linguaggio 3 Opere 3.1 Narrativa 3.2 Saggistica e prose varie 4 Voci correlate 5 Altri progetti 6 Collegamenti esterni Biografia [modifica] Di madre toscana di Volterra e padre lombardo, ma trapiantato da molto tempo in Toscana, era nipote di un patriota che partecipò alle dieci giornate di Brescia e poi fu esule in Svizzera per sfuggire alle numerose condanne; al termine del Risorgimento fu un magistrato. Il padre di Cassola era invece un militante socialista e redattore dell’"Avanti" al tempo della redazione di Leonida Bissolati. A Roma, Cassola trascorse l’adolescenza e la giovinezza, limitandosi a brevi spostamenti a Cecina nei periodi di villeggiatura. L’educazione scolastica [modifica] L’educazione scolastica del futuro scrittore fu regolare, anche se l’esperienza della scuola verrà in seguito considerata un fallimento, tanto da fargli scrivere, nel 1969, "Scuola di criminalità, ecco cos’è la scuola oggi, non solo da noi ma dappertutto. E la colpa risale alla cultura laica o religiosa che sia. A questa grande spacciatrice di droghe; a questo autentico oppio del popolo". Egli frequenterà il Ginnasio-Liceo "Tasso" e in seguito l’"Umberto I", ma di quegli anni ricorda che leggeva solamente Pascoli e che dai classici e dal modo in cui gli venivano insegnati ebbe solamente "disgusto". Per scoprire il piacere della letteratura e sentirla come una cosa viva dovrà scoprire gli scrittori contemporanei da solo o con l’aiuto di qualche amico che frequenta quando, nel 1932, l’anno in cui muore Dino Campana, egli si iscrive alla prima liceo e si avvicina al gruppo dei novisti. È quello l’anno in cui Riccardo Bacchelli pubblica Oggi, domani e mai, Antonio Baldini Amici miei e Leonida Répaci I fratelli Rupe, libri che il giovane Cassola riesce a procurarsi. Il gruppo dei novissimi [modifica] Cassola negli anni del liceo frequenterà i figli di Mussolini (era compagno di classe di Vittorio), Ruggero Zangrandi e Mario Alicata e collaborerà ad una rivista studentesca, "La penna dei ragazzi", fondata proprio da Vittorio. La rivista che prese nel 1934 il nome di "Anno XII" per segnare l’età fascista terminerà con "Anno XIII" quando ormai i suoi promotori avevano finito il Liceo. Fu proprio nel numero del 10 gennaio 1935 di "Anno XIII" che Cassola ebbe il primo riconoscimento come scrittore, o meglio come poeta. Nel 1935, mentre nel paese stavano maturando grandi avvenimenti che porteranno al conflitto etiopico, Cassola si iscriverà alla Facoltà di Legge dell’Università di Roma dimostrando scarso entusiasmo per la guerra. Nel frattempo, all’interno del gruppo che si era formato, quello dei novissimi, ci furono dei dissidi e nel 1936 lo scrittore, insieme al suo più intimo amico, Manlio Cancogni, si allontanerà definitivamente da loro. I primi racconti [modifica] Nel 1937 Cassola scrive i suoi primi racconti, che verranno in seguito raccolti in volume, e uno di questi, Paura e tristezza, uscirà nell’agosto su "Il Meridiano di Roma". In quello stesso anno egli presta servizio militare prima alla Scuola Allievi Ufficiali di Spoleto e poi a Bressanone. Congedato, si laurea nel 1939 discutendo una tesi in Diritto civile, una scienza che non gli era mai piaciuta e che non lascerà nessun segno nella sua personalità culturale. Sempre nel 1939 Cassola inizia a frequentare un gruppo di intellettuali che gravitavano su Firenze tra i quali Romano Bilenchi, Franco Fortini, Franco Calamandrei, Ferruccio Ulivi, Paolo Cavallina, allora direttore della rivista "Rivoluzione", e grazie a questi contatti riesce a pubblicare altri tre racconti, La visita, Il soldato, Il cacciatore su la rivista "Letteratura" che furono segnalati da Giansiro Ferrata su "Corrente". Da quel momento, Cassola inizia a collaborare alle riviste "Corrente", "Frontespizio (rivista)", "Letteratura" e presto riceve l’invito di Alessandro Bonsanti di fargli pervenire tutti i racconti che scriveva. I racconti inviati verranno poi raccolti e costituiranno nel 1942 il volumetto La visita, nelle edizioni di "Letteratura". La guerra e la resistenza [modifica] Nel 1940 lo scrittore si sposa e nel 1941 viene richiamato dopo l’intervento dell’Italia in guerra. Nel 1942 partecipa ad un concorso per la Cattedra di Storia, Filosofia e Pedagogia nei licei classici e scientifici e negli istituti magistrali e inizia la sua attività di insegnamento prima a Foligno e poi a Volterra. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, Cassola inizia a prender contatti con i gruppi comunisti più attivi nel volterrano e insieme a loro partecipa alla resistenza e di questa esperienza abbiamo testimonianza nel libro a carattere autobiografico, Fausto e Anna. Dopo la Resistenza [modifica] Dopo la Liberazione, avvenuta in Toscana nel 1944, lo scrittore si iscrive al Partito d’Azione nel quale rimane fino al suo scioglimento nel 1946. Dal 1942 al 1946 la produzione scritta di Cassola si interrompe ma nel 1946 egli riprende a scrivere e nello stesso anno pubblicherà in quattro puntate su "Il Mondo", rivista quindicinale diretta da Bonsanti e Montale uscita a Firenze dopo la Liberazione, il racconto Baba, che contiene ormai pieni caratteri resistenziali. Da 1945 al 1949 Cassola fa parte della redazione de "La Nazione del Popolo", rivista del Comitato Toscano di Liberazione, e collabora attivamente al "Giornale del Mattino" e a "L’Italia Socialista". Una svolta nella produzione letteraria [modifica] Il 1949 è per lo scrittore un anno di forte crisi umana e letteraria. Muore la moglie e Cassola mette in discussione la poetica esistenziale sulla quale aveva basato, fino a quel momento, il suo lavoro di scrittore. Nasce, dal suo dolore e dai suoi ripensamenti letterari, un nuovo modo di scrivere che sfocerà in uno tra i suoi testi più validi Il taglio del bosco. Il testo incontra però difficoltà per trovare un editore, fu infatti rifiutato da "Botteghe Oscure (rivista)", da Einaudi e uscì solamente nel 1950 su "Paragone" e in volume nel 1954 presso Fabbri. Anche Fausto e Anna non ebbe subito un esito positivo, esso fu rifiutato sia da Mondadori, sia da Bompiani e alla fine, ma dopo molte esitazioni, venne pubblicato da una collana sperimentale dei "Gettoni" diretta da Vittorini e diede occasione ad una polemica sulla rivista Rinascita, dove, in una recensione, veniva dato un giudizio severo al racconto riguardo allo stile e lanciata un’accusa dal punto di vista ideologico e politico. All’accusa, Cassola rispose con una Lettera al Direttore di "Rinascita" respingendo il giudizio diffamatorio. Intervenne nella polemica Palmiro Togliatti, allora direttore della rivista, spostando la questione su di un piano generale e chiudendo pertanto la polemica. Nel periodo che va dal 1953 al 1957 la narrativa è ormai il centro della carriera di scrittore di Cassola che, desideroso di essere libero da ogni norma precostituita, si appoggia ad una poetica che nasce dall’esperienza, sempre in lui molto viva, dell’antifascismo. Gli anni più fecondi [modifica] Cassola, che ormai dal 1948 si era trasferito a Grosseto e che nel frattempo si era risposato e aveva avuto una figlia, conosce Luciano Bianciardi che faceva il bibliotecario nella Biblioteca Comunale di Grosseto e dalla sua amicizia e dalla sua collaborazione nasce uno studio sui minatori della Maremma pubblicato nel 1954 da "Nuovi Argomenti" e in seguito ampliato da Cassola (Bianciardi nel frattempo si era trasferito a Milano) e pubblicato nel 1956 nei "Libri del tempo" di Laterza. Negli anni che vanno dal 1950 al 1956 lo scrittore collabora al "Mondo" e al "Contemporaneo", esce Fausto e Anna (1952), scrive I vecchi compagni che esce da Einaudi nel 1953, appare sul "Ponte" La casa sul Lungotevere (1953), che prenderà poi il nome di Esiliati, inizia a scrivere La casa di via Valadier e Il soldato, esce da Nistri-Lischi a Pisa la seconda edizione del racconto Il taglio nel bosco (1955) che comprende anche una parte dei racconti de La visita, La moglie del mercante, Le amiche di Baba, esce sul "Ponte" Un matrimonio del dopoguerra e Il soldato, compie un viaggio in Cina, del quale lascerà testimonianza nel suo "Viaggio in Cina", Einaudi pubblica La casa di via Valadier che comprende anche Esiliati, Feltrinelli pubblica Viaggio in Cina, Laterza, I minatori della maremma. Nel 1958 Cassola con Il soldato pubblicato da Feltrinelli vince il Premio Salento, esce la seconda edizione riveduta di Fausto e Anna e nel 1959 Il taglio del bosco che comprende tutti i racconti lunghi e i romanzi brevi. Il 1960, l’uscita del romanzo La ragazza di Bube che ebbe molto successo e si aggiudicò il Premio Strega, segna il punto più alto del successo dello scrittore. La critica di Pasolini e delle nascenti avanguardie [modifica] Proprio in occasione della presentazione dei libri per il Premio Strega, Pier Paolo Pasolini che presentava quell’anno Italo Calvino, in un epigramma La morte del realismo (nel quale è evidente il continuo richiamo a Cassola), sosteneva il sopravvento dei "neopuristi", dei "socialisti bianchi", della "elezione stilistica" e denunciava la "restaurazione nello stile" e ricordava con nostalgia "l’impuro Realismo/ sigillato col sangue partigiano/ e la passione dei marxisti", rammentava il Realismo e la sua ideologia "nella luce della Resistenza", "Quando il fascismo era vinto,/ pareva vinto il Capitale". Pasolini sostiene che al momento tutti si sentivano in dovere di dare il loro colpo al Realismo, ma che il colpo peggiore era stato proprio dato da Cassola perché era loro sembrato che egli fosse dalla parte del Realismo. L’epigramma di Pasolini è un anticipo della reazione antineorealista che verrà da Edoardo Sanguineti nel Convegno del Gruppo 63 a Palermo insieme alla critica di Giorgio Bassani che, in modo poco lusinghiero, parlava di "Liala ’63" riferendosi a Cassola. L’accusa colpiva un Cassola già mutato rispetto allo scrittore di Fausto e Anna e de La ragazza di Bube ed egli iniziò, già dal 1961 ad operare una revisione nella sua visione letteraria ripudiando completamente tutto il periodo dell’impegno legato alla resistenza e ritornando alla primitiva poetica. Il ritorno alla vecchia poetica [modifica] La ripresa della vecchia poetica non può, comunque, non tener conto delle esperienze fatte negli anni cinquanta. In questo modo nasce un Cassola arricchito, ne è testimonianza Un cuore arido del 1961, che conserva ma nello stesso tempo allarga la misura del romanzo con tutte le tecniche di sviluppo dei fatti e dell’intreccio. Nel 1961 lo scrittore lascia l’insegnamento e, tranne la collaborazione con i Fogli di Diario del "Corriere della sera", egli si dedica solamente alla scrittura delle sue opere, dimostrando quello stesso disimpegno che aveva coinciso in gioventù con l’abbandono degli interessi politici. Uscirà così nel 1964 Il cacciatore, nel 1968 Storia di Ada, che comprende La maestra e Tempi memorabili. Nel 1968 viene pubblicato Ferrovia locale, nel 1969 Una relazione con il quale Cassola vince il Premio Napoli, nel 1970 Paura e tristezza. Nel 1971 lo scrittore è colpito da grave crisi cardiaca e si trasferisce a Marina di Castagneto dove, ripresosi, nella tranquillità del luogo continua la sua attività scrivendo e pubblicando molte altre opere, tra le quali Monte Mario nel 1973, Gisella e Fogli di Diario nel 1974, Troppo tardi nel 1975, L’antagonista, L’ultima frontiera e Il Gigante cieco nel 1976, La disavventura e L’uomo e il cane nel 1977. Nel 1978 esce da Rizzoli La lezione della storia e Un uomo solo e con L’uomo e il cane vince il premio Bagutta. Dal 1978 fino al 1984 lo scrittore continua alacremente il suo lavoro e molte sono le pubblicazioni sia di romanzi che di saggi, questi ultimi legati a temi sociali come Letteratura e disarmo del 1978 e Contro le armi del 1980. Lo scrittore infatti negli ultimi anni si dedicò ad una intensa attività pacifista, ecologista, antimilitarista. La poetica [modifica] Carlo Cassola pur vivendo nel periodo del neorealismo non ne accettava completamente la poetica perché riteneva che l’utilizzo del linguaggio popolare e pertanto del dialetto fosse da condannare in ambito letterario. Lo scrittore si considera un realista ma rifiuta il metodo del Naturalismo e rifiuta la ricerca degli "spaccati sociali" tipici del Neorealismo. A questo proposito egli scriverà: "Mi ritengo uno scrittore realista nel senso che amo la realtà e non desidero evaderne. Nel senso che amo il mio tempo. Nel senso che non ho una mia mitologia o se la ho, è una mitologia legata al mondo moderno. Se poi mi ci si vuole proprio appiccicare un’etichetta, allora mi si appiccichi quella di sublimare. Qualsiasi altra, la rifiuto". La teoria del sublimine [modifica] Nei primi anni della sua esperienza letteraria Cassola accoglie dall’ermetismo il gusto dell’essenzialità che egli interpretava nel campo narrativo come attenzione esclusiva all’esistenziale. I racconti che nascono in questo periodo sono racconti esili, dal ritmo musicale. Era il periodo in cui lo scrittore affermava che nel racconto ci deve essere "moto e vita", "la vita che è moto" e che per il narratore la materia narrativa appartiene ad una convenzione, mentre bisogna privilegiare l’approccio con la realtà e scoprirne i segreti. È questa la teoria del "subliminare" teoria della quale Cassola scriverà: "Il nome lo trovò Cancogni, e a distanza di anni devo dire che era singolarmente azzeccato: subliminare significa infatti sotto la soglia, cioè sotto la soglia della coscienza pratica. Così appunto stanno le cose: l’emozione poetica non appartiene alla sfera della coscienza pratica, ma alla coscienza che sta sotto, alla coscienza subliminale. Il sublimine è l’oggetto spogliato di ogni suo attributo ideologico, etico, psicologico. Coincide cioè con l’esostente, col nudo fatto dell’esistere; o meglio, con l’esistenza e col suo attributo reale che essa comporti, la coesistenza dei sessi. L’esistenza-coesistenza dei sessi doveva diventare il solo oggetto della rappresentazione letteraria". Il primo periodo di Cassola si può far risalire dal 1937 al 1950 circa, quando esce Il taglio del bosco. L’impegno politico [modifica] Si può però già far risalire al 1946, con Baba, il secondo Cassola, quello impegnato sui temi politici. In Rosa Gagliardi del 1946 e nelle Amiche del 1947 e infine nel Il taglio del bosco Cassola tocca i suoi più importanti momenti. Soprattutto nel racconto maggiore, "Il taglio del bosco", lo scrittore va in cerca dell’essenza della realtà e, nelle pagine di questo lungo racconto con echi autobiografici, la poesia nasce nel silenzio che segue all’accadere degli avvenimenti. Da Baba alla Ragazza di Bube del 1960, Cassola, pur mantenendo gli stessi modi narrativi, si confronta con la realtà etico-politica contemporanea accettandone l’ideologia con forte indipendenza, ma senza accettare alcuna enfasi "realistica", a cominciare dai dialetti. Cassola è un antifascista convinto mosso più dal senso morale che da quello ideologico-politico che di divide tra l’impegno storico-politico e la vocazione esistenziale. In Fausto e Anna, lungo romanzo autobiografico uscito nel 1952 lo scrittore ritrae fedelmente sé stesso, cioè un intellettuale diviso tra la "sincera passione civile e un’intima inibizione alla storia" . Indubbiamente il libro che riassume tutto questo periodo è l’ultimo, La ragazza di Bube, per la forza poetica di molte delle sue pagine, ma soprattutto per il significato che viene ad assumere il giudizio sulla Resistenza. Il significato politico di questo romanzo è "il paradigma poetico di una generazione sconfitta, che subisce il giudizio della storia, invece di imporlo". Il ritorno alla narrativa esistenziale [modifica] Cuore arido del 1961 segna il ritorno alla poetica della poesia pura e lo scrittore si ritrarrà nella sua ricerca letterario-esistenziale. Nel ritornare alla teoria giovanile del "sublime" lo scrittore conduce un’operazione letteraria meno idillica e più estremista. Lo scopo di Cassola ora è molto semplice ed è quello di restituire, attraverso personaggi assolutamente normali, il sentimento dell’esistenza, dei suoi doni, delle sue sensazioni, pensieri e ricordi. I temi, lo spazio, il tempo e il linguaggio [modifica] I due temi fondamentali di Cassola sono la vita e la felicità. Nelle sue opere vuole rappresentare la vita e vivere vuol dire per lo scrittore, e quindi per i suoi personaggi, compiere i piccoli gesti di ogni giorno, intrecciare semplici rapporti, cercare di non perdere il dono della vita. Quindi la vita è legata alla felicità e vivere vuol dire essere felici e si è felici quando si riesce a cogliere la felicità in brevi attimi. L’ambiente descritto da Cassola è l’ambiente della sua vita perché come egli stesso scrive: "lo scrittore può parlare solo di ciò che conosce, la propria vita; poiché la mia vita è Cecina, io parlo di Cecina". Così lo scrittore, nel chiudersi nella sua Maremma sente di aprirsi alla vita totale perché la Maremma coincide con la sua visione della vita. Essa è una terra discreta, isolata dalle grandi città, economicamente modesta, i cui abitanti sono contadini o artigiani o piccolo-borghesi e che riflettono bene il senso della vita così come egli lo intende. Per quanto riguarda la scelta del tempo vi è in Cassola la tendenza ad ambientare le sue storie nel periodo del ventennio fascista e in modo particolare negli anni trenta, quelli della sua adolescenza, delle prime esperienze importanti sul piano umano e letterario. Il linguaggio e lo stile che Cassola utilizza è semplice ed essenziale, così come lo è l’organizzazione dei contenuti dove si vede in che cosa consiste il suo antinaturalismo. Opere [modifica] Narrativa [modifica] La visita, Firenze 1942 Alla periferia, Firenze 1942 La moglie del mercante, in "Botteghe oscure" 1949 Fausto e Anna, Torino 1952 I vecchi compagni, Torino 1953 Il taglio del bosco, Milano 1963 La casa di via Valadier Un matrimonio del dopoguerra Il soldato - Rosa Gagliardi, Milano 1958 La ragazza di Bube, Torino 1960 Un cuore arido, Torino 1961 La visita, Torino 1962 (raccoglie i precedenti La visita, Alla periferia e La moglie del mercante) Il cacciatore, Torino 1964 Tempi memorabili, Torino 1966 Storia di Ada - La maestra, Torino 1967 Ferrovia locale, Torino 1968 Una relazione, Torino 1969 Paura e tristezza, Torino 1969 Monte Mario, Milano 1973 Gisella, Milano 1974 Troppo tardi, Milano 1975 L’antagonista, Milano 1976 La disavventura, Milano 1977 L’uomo e il cane, Milano 1977 Un uomo solo, Milano 1978 Il superstite, Milano 1978 Vita d’artista, Milano 1979 Il paradiso degli animali, Milano 1979 Il ribelle, Milano 1980 La morale del branco, Milano 1980 La zampa d’oca, Milano 1980 L’amore tanto per fare, Milano 1981 Il leone fuggito, Firenze 1981 Colloquio con le ombre, Milano 1981 Gli anni passano, Milano 1982 Mio padre, Milano 1983 Due racconti, Firenze 1983 Saggistica e prose varie [modifica] Viaggio in Cina, Milano 1967 I minatori della Maremma (con Luciano Bianciardi), Bari 1956 Poesia e Romanzo (con Mario Luzi), Milano 1973 Fogli di diario, Milano 1974 Ultima frontiera, Milano 1976 Il gigante cieco, Milano 1976 La lezione della storia, Milano 1978 Letteratura e disarmo, Milano 1978 Contro le armi, Marmirolo 1980 Il romanzo moderno, Milano 1981 Diritto alla sopravvivenza, Torino 1982 La rivoluzione disarmista, Milano 1983 Il mio cammino di scrittore, Firenze 1984 COSE MAI VISTE! LA BELLA STEFANIA PRESTIGIACOMO STAMATTINA HA SFANCULATO, DURANTE IL CONSIGLIO DEI MINISTRI, NIENTEMENO CHE TREMENDINO TREMONTI: "NON DIRE CRETINATE. E PIANTALA DI TRATTARCI COME SCOLARETTE! QUI NON SIAMO A SCUOLA. SIAMO TUTTI MINISTRI. E ABBIAMO TUTTI IL DIRITTO DI SAPERE LE COSE PUBBLICAMENTE. QUINDI TI DICO CHE, SU QUESTA MATERIA DEI FONDI, NON SEI BEN INFORMATO!" - DAVANTI A UN ORGASMO COLLETTIVO DEI MINISTRI, TREMONTI PAONAZZO HA ALZATO I TACCHI PER PIGOLARE QUALCOSA NEL PADIGLIONE AURICOLARE DI BERLUSCONI. IL PREMIER ANALE PRENDE CARTA E PENNA, CHIAMA UNO DEI VALLETTI IN POLPE E FA ARRIVARE UN BIGLIETTO ALLA STEFANIA FURIOSA (COSA AVRà MAI SCRITTO IL RUBY-CUORI?) - tremonti DAGOREPORT Ore 11 e 20 di oggi, venerdì 5 novembre. Sala del Consiglio dei ministri, palazzo Chigi. Per la prima volta Giulietto Tremonti è stato contestato duramente dalla ministra Stefania Prestigiacomo: "Non dire cretinate. E piantala di trattarci come scolarette!". Ovviamente la gravità della intemerata della bella Stefy non è avvenuta in camara caritatis, come il Genio di Sondrio voleva, bensì a microfoni accesi davanti a un consiglio ammutolito. Un altro duro colpo dopo la sconfitta in Commissione Bilancio, ieri notte, per Tremendino. SILVIO BERLUSCONI STEFANIA PRESTIGIACOMO Cosa è successo? Reward del nastro. Alcuni ministri la raccontano così. Parlando sui fondi per il Ministero dell’Ambiente, Tremonti dice alla Presty, con il ghigno del professore acido: "Poi te lo spiego in privato...". La bella sicula si inalbera, digrigna la dentiera avvelenata e gli spara in faccia: "Qui non siamo a scuola. Siamo tutti ministri. E abbiamo tutti il diritto di sapere le cose pubblicamente. Quindi ti dico che, su questa materia dei fondi, non sei ben informato!". La reazione del ministro dell’Economia allo sfanculamento urbi et orbis è un gesto di stizza. A quel punto la cocca bionda di Micciché lo sommerge con: "Non dire cretinate. E piantala di trattarci come scolarette!". SILVIO BERLUSCONI Tremonti alza i tacchi e va a pigolare qualcosa nel padiglione auricolare di Berlusconi. Il premier anale prende carta e penna, chiama uno dei valletti in polpe e fa arrivare un biglietto alla Stefania furiosa. Passa un’ora, si discute di sicurezza, la Prestigiacomo riprende la parola e si scusa per "il termine "cretinata", non consono a quel consesso ma conferma tutte le accuse sulla poca collegialità". PALAZZO CHIGI A quel punto Tremendino Tremonti non sopporta l’affondo, si alza ed esce dalla sala. Mentre tutti i ministri capiscono che è stato colpito sul vivo. Perché per la prima volta è stato preso in castagna sui conti pubblici. Quando rientra, dopo dieci minuti, lei continua impeterrita la sua filippica. E Berlusconi lo sgrida per "abbandono" del consiglio-ring. Resta il giallo del biglietto: cosa avrà mai scritto il Banana di Ruby? Ah, saperlo.... dagospia LA SAI QUELLA SULL’EBREO NEGRO E GAY? - ARRIVA LA RACCOLTA DEL PEGGIO DELLE BARZELLETTE SNOCCIOLATE DAL BANANA - A BILL CLINTON QUELLA SUL PISELLO PIÙ LUNGO, AI TEDESCHI QUELLA DELL’ALBERGATORE CHE RIFIUTA UNA STANZA AL VU’ CUMPRA’: “NON SONO IO CHE SONO RAZZISTA, SEI TE CHE SEI NEGRO” - SADOMASO: “SAPETE COME BOSSI FA L’AMORE CON LA MOGLIE? LA LEGA” - UN TRAGICO LIBRO SU UN CAZZONE AL GOVERNO.... Simone Barillari per "il Fatto Quotidiano" Il re che ride di Simone Barillari Esce il 10 novembre "Il re che ride", (Marsilio, 207 pagg, 13,50 euro) un’analisi seria e al tempo stesso giocosa di vent’anni di barzellette berlusconiane utili all’uso, al consolidamento e all’affermazione del consenso. È lo stesso Berlusconi a rivelarlo: "Io non racconto barzellette e disistimo chi lo fa. Io uso delle storielle per scolpire dei concetti". Di seguito un estratto del libro. IL NEGRO SILVIO BERLUSCONI A Rimini un vù cumprà sta cercando una pensione dove andare a dormire. Tutti però gli rispondono che sono al completo, che non hanno posto. Non c’è niente da fare. Capisce che il problema è la sua pelle nera, ma non si arrende e continua a cercare, inutilmente. Quando arriva alla fine del lungomare entra nell’ultima pensione e di fronte alla stessa identica risposta degli altri albergatori esclama: "Non è vero che siete al completo: voi siete razzisti!" E l’albergatore romagnolo risponde: "Razzisti noi? At’ se tè che tsè negher, sei tu che sei negro!" SILVIO BERLUSCONI CON GRAN GNOCC BALLERINA Anche questa malinconica risata razzista è risuonata probabilmente nella lunga e vittoriosa serata tedesca. In Berlusconi in concert - in questa devota stenografia dei detti e dei fatti di un messia mediatico a uso dei suoi fedeli, in questo piccolo e patinato Mein Kampf per manager, come lo definirebbero probabilmente quanti ritengono Silvio Berlusconi un moderno dittatore che ha immaginato il suo regime sotto la specie di un’azienda - si legge che il presidente raccontava la barzelletta del negro già alla fine degli anni Ottanta, per prendersi gioco, assieme ai suoi dirigenti, di Carlo De Benedetti, potente industriale dell’acciaio e influente editore, destinato a diventare il suo più duro e duraturo avversario. CARLO DE BENEDETTI In quel periodo De Benedetti aveva invitato alcuni dei più ambiziosi imprenditori italiani a formare un consorzio industriale per sfruttare sinergie di produzione ed economie di scala, ma la sua proposta gli aveva attirato quasi solo diffidenze e sospetti. Commentando quel fallito tentativo di stringere un’intesa con altri imprenditori, Berlusconi paragonava De Benedetti all’ostinato negro che non si rassegna a esserlo e al suo vano peregrinare alla ricerca di qualcuno che lo accolga: non sono gli imprenditori che lo respingono, suggeriva malignamente Berlusconi, è lui che è un reietto del mercato. LA CARTOLINA PRIVATA Raccontando a un amico di essersi fatto disegnare un neo sul pene, un uomo spiega orgoglioso: "L’ho fatto perché così, quando mi eccito, il neo diventa un moscone". "Io invece mi sono fatto tatuare le lettere ‘S o’ " ribatte l’amico. "Così, quando mi eccito, compare la scritta: "Saluti da San Benedetto del Tronto". È detto Zotenkönig chi sghignazza sconcezze, chi non resiste alla fregola della storiella spinta, all’impellenza quasi corporale della grevità, Zotenkönig significa, più precisamente, "il re delle trivialità", un re turpiloquiale, un re che ride oscena-mente, ed è dicendo per anni le sue viete volgarità ad alti uomini di Stato stranieri che Silvio Berlusconi si è guadagnato in Germania quell’inglorioso epiteto, quella pesante corona di latta. Questa vecchia smargiassata da osteria, per esempio, questa storiella di paese su un portentoso pene e sul suo presuntuoso proprietario è stata raccontata da Berlusconi a Bill Clinton - come in un grossolano dar di gomito - nei giorni dello scandalo provocato dalla relazione del presidente americano con una giovane stagista. Bill Clinton Cheese Stando a quanto sostiene Berlusconi, questi fondi aspri del barile dell’umorismo riescono sempre a rallegrare i presidenti e i ministri a cui li offre e gli permettono di avere con loro quella rustica confidenza che viene dal ridere tra uomini, tanto che è addirittura lui stesso, a volte, che racconta ai giornalisti questi suoi impavidi sbraghi all’etichetta per dimostrare la complicità bertoldesca che ha con i potenti. Non si può non dire con imbarazzo, però, che barzellette come questa detta a Clinton e come un’altra detta a Bush somigliano, più che a simpatici scherzi goliardici, agli invidiosi tentativi di Berlusconi di rimpicciolire i grandi della terra ricordando loro i miseri difetti che hanno, le loro deludenti debolezze di uomini e che, così facendo, questo re carnascialesco si pone per sempre non tra gli altri re del mondo, ma in mezzo alla rumorosa plebe che in ogni epoca della storia, al passaggio del re, ride sguaiatamente e grida frusti fescennini. BONDAGE Sapete come Bossi fa l’amore con sua moglie? La Lega. Umberto Bossi e Moglie Manuela MArrone Raccontata dal presidente a una cena natalizia con gli uomini del suo partito, questa barzelletta sulle difficili relazioni tra Umberto Bossi e sua moglie appartiene al lungo filone di storielle a sfondo sessuale dedicate al fondatore della Lega Nord. E anche questa, come tutte le altre, si fa beffe della sua inalberata virilità leghista. I CARABINIERI "Sapete quante sono le barzellette sui carabinieri? Due, tutte le altre sono storie vere". Forse solo gli italiani, tra tutti i popoli del mondo, hanno preso come prototipo della stupidità, nelle loro barzellette, non un popolo confinante e rivale (come fanno, per esempio, i francesi con i belgi, i tedeschi con gli austriaci e gli austriaci con gli svizzeri), ma i rappresentanti delle proprie forze dell’ordine, rivelando fatalmente, in questa singolare tradizione comica, alcuni antichi e incancellabili connotati del carattere nazionale. Le barzellette sui carabinieri sono il genere più ampio e prolifico della grande letteratura orale dell’umorismo italiano, e anche Silvio Berlusconi dimostra di avere, come ogni cultore della comicità breve, una selezionata serie di storielle dedicate agli uomini dell’Arma. La prima è questa vecchia barzelletta sulle loro barzellette: durante un pranzo in una prefettura di provincia il presidente, forse ispirato dal luogo, la racconta ad alcuni dirigenti locali di Forza Italia seduti a tavola con lui. dagospia MANIACI SESSUALI? NO ’MANICI SESSUALI’! - COME SGARBI RIFILA AL BANANA I SUOI "AVANZI" DI LETTO - “Silvio ha scoperto il dongiovannismo tardi, solo dopo la separazione da Veronica - Quando i giornali rivelarono di Fini e della Tulliani, feci un salto. l’avevo frequentata, nelle notti romane. Lei che mi ossessionava per avere la tessera della Freccia alata... Anche NADIA è stata con me!” gratis... se io pago non mi tira l’uccello"... Luca Telese per "il Fatto Quotidiano" Berlusconi e Sgarbi Ride Vittorio Sgarbi: "Silvio ha scoperto il dongiovannismo tardi. Ha iniziato a praticare la ‘seduzione di massa’ solo dopo la separazione da Veronica. Diciamo pure che oggi si avvicina alla vita che io faccio da anni. Ha l’entusiasmo del neofita, con qualche errore di precipitazione, e gli inevitabili incidenti di percorso di chi improvvisa". Come si finisce alle 4 del mattino a raccogliere da Sgarbi un incredibile trattato sulla sessualità berlusconiana? Semplice: scopri da Novella 2000 che il 27 ottobre, il giorno del "Caso Ruby" Vittorio era con Veronica Lario. Una singolare coincidenza, non l’unica, nell’incredibile cortocircuito di vite tra il libertino impenitente di sempre e il libertino premier. Lo chiami di mattina Sgarbi per chiedergli di raccontare. xa11 sgarbi berlusconi Lui accetta: "Vediamoci all’una". Gli chiedi dove pranzi, lui ti risponde: "Nooo! All’una di notte!". Il calendario di Sgarbi merita di essere ricostruito: atterra a Roma, si affaccia a Raidue, passa a Canale 5 Matrix (registrata, che va in onda dopo), esce da Matrix e si fionda ad Exit da Ilaria D’Amico (in diretta, va in onda prima). Esce dagli studi de La7 e va a cena con Gianni Barbacetto e Gioacchino Genchi (erano ospiti con lui). A metà cena scompare. Dov’è andato? Si è seduto ad un tavolo con una coppia di lesbiche. Torna. E l’intervista? "La facciamo ora, mentre andiamo a prendere una ragazza". Che ragazza? Corsa nella notte, fino al Tuscolano, dove vive la fanciulla in questione, una vecchia fiamma (anche se giovane di età). Si torna verso il centro. La ragazza, che chiameremo "Giulia" è spiritosa e intelligente. Sorride: "Parlate di Berlusconi? Vittorio, perché non racconti di quella volta che nel 2006 mi hai portato da lui?". Sgarbi si illumina: "Già! La notte della sconfitta". Giulia: "Che volgare... Appena mi vide, mi palpò i fianchi: ‘Tu che ci fai con Vittorio? Venissi in bagno ti metterei al tappeto’...". Giulia sospira: "Simpatico, ma molto, molto rozzo. Lui non sa nemmeno cosa sia, l’eleganza di Vittorio con le donne !". La lezione sul sessuoberlusconismo inizia con un altro colpo di scena. Tema: le Silvio-girl? Nadia Macri (Sorride). Vuoi sapere una cosa curiosa? Certo. Quando i giornali rivelarono di Fini e della Tulliani, feci un salto. Come è noto l’avevo frequentata, nelle notti romane. Lei che mi ossessionava per avere la tessera della Freccia alata... E Nadia che c’entra? Vedo la sua foto, un flash: "Anche lei è stata con me!". Sgarbi con una escort? Nadia Macri Non potrei mai pagare una donna! Con me era venuta gratis... Non so lui, ma se io pago non mi tira l’uccello. Che ricordo hai? Ci frequentammo, un paio di volte... C’era simpatia. Mi seguì addirittura in un viaggio in Sardegna, concluso da un litigio furibondo. Litigio furibondo? Caspita. A Su Gologone, alle tre del mattino, in albergo lei mi tirava di tutto, a partire da piatti e porcellane... Poi era scappata nel bosco. L’abbiamo ritrovata dopo un’ora. Dove l’avevi conosciuta? (Ride). "La verità? A Milano, una sera, nel bagno del Bolognese. Ci eravamo rifugiati lì dopo sguardi di intesa. Quindi hai incrociato sia la Tulliani che la Macrì? Già. Io sono un amatore incallito, loro sono agli inizi, il delta della foce, rispetto alla fonte della sorgente... Veronica Lario Quando è entrato nella... satiriasi Berlusconi? Dopo la fine del matrimonio con Veronica. Nei primi anni 2000 lui vedeva la mia strana libertà e mi rimproverava. Diceva - addirittura - che Sabrina, la mia fidanzata, era "una martire". Vero. Merita una medaglia... Il nostro è un rapporto non conformista. La cosa più divertente è che per spiegare a Berlusconi la mia teoria, gli ho fornito la legittimazione delle sue future gesta. E la teoria quale era? Ci sono uomini che nascono per essere posseduti, come Fini, oggi di proprietà della Tulliani. E uomini che nascono per essere visitati dalle donne, come i musei. Io e te, gli ho detto, apparteniamo alla seconda categoria. E lui cosa ti ha risposto? (Sorriso) Vittorio, hai ragione! Credo che in questo periodo, e in questo campo, mi consideri un maestro. Elisabetta Tulliani Che gusto c’è a cambiare una donna ogni notte? La chiave della seduzione, per Silvio, è la lusinga. Le donne lo corteggiano, lo cercano, questo lo gratifica. Semplice, no? Se a ognuna lascia 7 mila euro , ti credo... Non vanno solo per soldi, quella è la suburra. Molte cercano vantaggi diversi: comparsate, carriere tv... Quando inizia tutto? Credo nel 2005, quando era all’opposizione. Il primo segnale è l’invito a cena di Mara Venier, Bud Spencer e Loredana Lecciso, all’epoca era sulla cresta dell’onda. Per quale altro motivo Berlusconi avrebbe dovuto incontrare Loredana? Però con la D’Addario era già al governo. ELI TULLIANI Lo so: ma quando inizi non ti fermi più. Alla Lario hai detto questo? Di più. E cioè che secondo me lei poteva essere l’unica vera anti-Berlusconi. L’unica vera antagonista. Davvero? ...E che il vaso di Pandora che aveva reso pubbliche le mille amanti era stato scoperchiato dalla sua lettera a Repubblica... E lei? Ha annuito. Però... Elisabetta Tulliani Cosa? Quel giorno, il 27, le ho detto: "Se prendi 3,5 milioni di euro al mese di alimenti cessi di essere antagonista e torni ad essere sottoposta come tutte le altre. Di lusso, certo, ma pure tu sottoposta. Cosa ha detto lei? Mi ha guardato con i suoi occhioni, sconcertata. Senza dire nulla. TUTTO IL MONDO è BANANA: IL RE DI SVEZIA E I PORNO FESTINI - QANTAS ACCUSA ROLLS-ROYCE PER L’INCIDENTE AEREO, MA LE COMPAGNIE SAPEVANO DEI DIFETTI SIN DA AGOSTO - BNP PARIBAS ACCUSATA DI FAVORIRE L’EVASIONE FISCALE - MURDOCH DOVRà VENDERE PEZZI DELL’IMPERO PER CONQUISTARE BSKYB - HU JINTAO RE DI FRANCIA IMPONE ALL’EUROPA INTERA DI BOICOTTARE LA CERIMONIA DEL NOBEL - LASCIANO ASSANGE E FONDANO IL RIVALE DI WIKILEAKS - OBAMA HA SALVATO IL SENATO GRAZIE AGLI ISPANICI E ALLE SCHIAPPE DEL TEA PARTY - IL CANCELLIERE OSBORNE HA RAGGIRATO GLI INGLESI - STORIA DEL KALASHNIKOV... 1 - THE WALL STREET JOURNAL INCIDENTE AEREO a Cuba QANTAS ACCUSA ROLLS-ROYCE PER IL DANNO AL MOTORE DELL’AEREO http://on.wsj.com/9TWSuo - La compagnia aerea australiana ha accusato il produttore del motore esploso sull’Airbus A380 (Rolls-Royce) di essere responsabile dell’incidente. Sarebbe colpa del design del motore, e non di Airbus o della manutenzione di Qantas. 2 - THE GUARDIAN IL CANCELLIERE OSBORNE ACCUSATO DI AVER TRUFFATO L’OPINIONE PUBBLICA http://bit.ly/aO3GiQ - Il comitato del Tesoro ha affermato che George Osborne ha usato toni drammatici sulla situazione economica inglese per giustificare i pesanti tagli al bilancio I Sarkozy accolgono Hu Jintao e la moglie MURDOCH FORSE DOVRà VENDERE PEZZI DEL SUO IMPERO MEDIATICO PER CONQUISTARE IL 100% DI BSKYB http://bit.ly/bzI5lJ LE COMPAGNIE AEREE SAPEVANO DA AGOSTO DEI PROBLEMI AL MOTORE DELL’AIRBUS A380 http://bit.ly/cu7Dcc - L’ente di sicurezza europeo aveva già emesso un avvertimento 3 - LE MONDE BNP PARIBAS ACCUSATA DI INCORAGGIARE L’EVASIONE FISCALE DEI SUOI CLIENTI RICCHI http://bit.ly/brirri - "BNP Paribas banque privée", filiale di gestione di patrimoni, permette da Ginevra ai contribuenti europei di sfuggire alle imposte sul reddito finanziario, grazie a delle Sicav (Società d’investimento a capitale variabile) chiamate "Luxumbrella", l’ombrello lussemburghese. Questo riporta il settimanale "Marianne" in uscita domani. Famiglia reale svedese - Gli stessi prodotti sono commercializzati nel Lussemburgo e nel Principato di Monaco IL RE DI SVEZIA MESSO A NUDO DA UNA BIOGRAFIA-SCANDALO http://bit.ly/cFRASu - "Carlo XVI Gustavo, re malgrado tutto", libro appena uscito in Svezia, racconta di festini, orge, un "menu di ragazze" a disposizione del re e dei suoi amici. Localini torbidi e scorribande con prostitute. Si parla tresca a fine anni ’90 con Camilla Henemark, cantante del gruppo pop svedese Army of Lovers. 1- PERCHÉ NICOLE MINETTI, LA CONSIGLIERE REGIONALE PDL - EX BALLERINA DI ’COLORADO CAFFÈ’ E IGIENISTA DENTALE DEL BANANA DI HARD-CORE - FU CHIAMATA PER INTERVENIRE FIRMANDO UN AFFIDO TEMPORANEO, POI NON RISPETTATO, PER LA MINORENNE RUBY? - 2- E SI TORNA AL VERO GIALLO DA CHIARIRE: L’INTERVENTO PERSONALE DI BERLUSCONI PER FARE RILASCIARE RUBY, SPACCIANDOLA addirittura PER "NIPOTE DI MUBARAK" - 3- IERI IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA EDMONDO BRUTI LIBERATI HA RIPETUTO "PER DOVERE ISTITUZIONALE" CHE "IL PREMIER NON È INDAGATO IN QUESTA VICENDA" - 4- MA È OVVIO CHE PER CORRERE IL RISCHIO DI ESPORSI PERSONALMENTE, IL PREMIER DOVEVA AVERE DEI BUONI MOTIVI CHE ANDAVANO OLTRE UNA SEMPLICE OPERA DI CARITà - Paolo Colonnello per La Stampa Minetti Due misteriose incursioni in agosto nell’ufficio della presidenza dei gip del tribunale e di uno dei giudici che hanno seguito il caso su «Ruby»-Karima, hanno fatto temere un caso di spionaggio (senza successo) intorno all’inchiesta sul giro di escort di lusso che sarebbe ruotato nella residenza del Premier ad Arcore. Minetti E’ questo il motivo per il quale il fascicolo delle indagini è da tempo oggetto della massima vigilanza da parte della Procura e si muove non attraverso gli ordinari canali di cancelleria, ma sempre scortato da un ufficiale di polizia giudiziaria. Il fatto è accaduto tra poco dopo la metà e la fine di agosto. Nel primo caso, forse di notte, nell’ufficio del gip Cristina Di Censo, che in quel momento, senza che nessuno potesse saperlo, era l’assegnataria del fascicolo: la sua porta è stata trovata forzata; nell’altro, accaduto due giorni dopo, all’ora di pranzo, negli uffici del presidente dei Gip Gabriella Manfrin e del suo vice, Claudio Castelli. Nicole Minetti - Scorie I due giudici, tornati dalla pausa di mezzogiorno, si sono accorti che la porta dell’ufficio del presidente era disassata dagli stipiti e un armadio della segreteria, dove normalmente non si conservano fascicoli giudiziari, era stato forzato. Un intervento definito «maldestro e grossolano». In entrambi i casi si è trattato di azioni veloci, apparentemente senza senso, visto che nessuna carta pare sia stata toccata. ruby Per giunta, si fa sapere che mai in quegli uffici si sono conservati atti dell’inchiesta (normalmente tenuti in cassaforte), se non per brevissimo tempo e sempre sotto il controllo dei magistrati. Ciò nonostante, gli inquirenti, che sul caso hanno aperto un’indagine interna non ancora conclusa e che potrebbe perciò passare di competenza a Brescia, non hanno escluso che il vero motivo di queste incursioni fosse per tentare di svelare l’inchiesta più scottante degli ultimi mesi a Palazzo di Giustizia: quella su Ruby. Intanto, con l’arrivo del fascicolo palermitano sul tavolo dei pm milanesi, l’inchiesta sulla prostituzione ad Arcore si divide dando origine a nuovi approfondimenti destinati a rimanere in un fascicolo separato. ruby Non c’è infatti soltanto il verbale della escort Nadia Macrì, che sembra una fotocopia dei racconti di Ruby (le feste a luci rosse ad Arcore, la presenza di Lele Mora ed Emilio Fede), ma anche i racconti, ancora tutti da verificare, di Perla Genovesi, ex portavoce e collaboratrice del senatore del Pdl Enrico Pianetta, ex presidente della commissione Diritti Umani. Ruby lapdance In uno dei verbali resi davanti ai magistrati palermitani, la donna, arrestata per traffico internazionale di cocaina, avrebbe raccontato di aver saputo dal senatore di finanziamenti statali destinati all’ospedale San Raffaele stornati per altre iniziative non inerenti alla costruzione di ospedali nel terzo mondo e finiti in parte persino allo stesso Silvio Berlusconi. Circostanza smentita ieri con decisione dallo stesso ospedale di Don Verzè. I pm, intanto, sul fronte principale dell’indagine stanno invece vagliando molto attentamente la posizione di Nicole Minetti, la consigliere regionale del Pdl - ex ballerina di Colorado Caffè e igienista dentale di Silvio Berlusconi -, che firmò per l’affido di Ruby-Karima quando venne rilasciata dalla Questura la notte del 28 maggio scorso. Lele Mora alle selezioni per Il bello da sogno Perché fu chiamata per intervenire firmando un affido temporaneo, poi non rispettato, per la minorenne Ruby? E si torna al punto della vicenda, il vero giallo da chiarire: l’intervento personale di Silvio Berlusconi per fare rilasciare Ruby, spacciandola per «nipote di Mubarak». Ieri il procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati ha ripetuto «per dovere istituzionale» che «il Premier non è indagato in questa vicenda». Silvio Berlusconi saluta Daniela Santanchè Ma è ovvio che per correre il rischio di esporsi personalmente, il Premier doveva avere dei buoni motivi che andavano probabilmente un po’ oltre una semplice solidarietà umana. Quando Ruby, accusata di un furto da 3000 euro, venne fermata nel centro benessere di corso Buenos Aires alle 18,15, dagli agenti della volante Monforte, si limitò a dichiarare di essere «una modella di Lele Mora» declinando le sue vere generalità, al punto che, quando ancora si trovava in Commissariato, già si era saputo che era una minore ed esisteva una richiesta di «rintraccio» per il suo allontanamento dalla comunità di Messina. Circostanza di cui, per esempio, Lele Mora avrebbe dovuto essere al corrente, visto che attraverso la figlia ne aveva chiesto l’adozione. Nadia Macri E di cui forse sapeva qualcosa anche Emilio Fede, visto che partecipò come presidente a un concorso di bellezza organizzato a Messina due anni fa, nel quale Ruby dichiarava «di essere egiziana e di avere 16 anni», come rivelava ieri una video intervista realizzata in quella occasione e messa in rete dal sito Affaritaliani.it. [05-11-2010] dagospia