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 2010  novembre 05 Venerdì calendario

Genovesi Perla

• Parma 17 gennaio 1978. Ex assistente dell’allora senatore Enrico Pianetta, nel luglio 2010 fu arrestata per traffico di stupefacenti • «[...] si era lanciata in politica [...] a Parma, sua città natale. Venne candidata nelle liste di Forza Italia per competizioni elettorali non proprio di alto livello: in un quartiere della prima periferia, il Pablo, corse per la presidenza ma riuscì solo a diventare consigliere. Nel giugno 2004 scrisse su un blog che il quartiere Pablo era infestato di droga e le mamme si lamentavano del degrado. Altra sfida in provincia, alle comunali di Fidenza, dove ottenne la bellezza di quattro voti. In quel periodo, tra cene con il sindaco di centrodestra e feste di partito, riuscì a entrare come collaboratrice di Forza Italia in Regione [...] a Roma qualche tempo dopo raggiunse l’apice della carriera: nel 2005 diventò assistente del senatore di Forza Italia Enrico Pianetta [...] Poi comincia la storia della seconda Perla, che [...] anni fa ebbe già un guaio, quando venne fermata a Roma con altri due spacciatori e non finì in carcere, ma agli arresti a casa perché incinta [...] i carabinieri di Palermo l’hanno arrestata per un traffico internazionale di droga dal Sudamerica. [...]» (Luigi Spezia, “la Repubblica” 2/11/2010) • «[...] ha parlato anche di eventi speciali. Party con ragazze pagate per prostituirsi con [...] Berlusconi [...] In una nota riservata alla procura [...] i carabinieri scrivono che già nell’aprile 2005 Perla “contatta Villa San Martino in Arcore”, cioè “la residenza dell’on. Berlusconi”. E riassumono che la donna “ha fatto da tramite in una transazione economica [...] Si ipotizza che la merce venduta sia droga” [...]» (Lirio Abbate, Paolo Biondani, “L’espresso” 11/11/2010) • «Un ricatto ai vertici del San Raffaele. Questo avrebbe consigliato Perla Genovesi al senatore Enrico Pianetta, con il quale collaborava, per ottenere la ricandidatura alle elezioni del 2006: “Bastava che chiamava don Verzè ed era risolto il problema. Avanti, gli ho detto, incontra direttamente Berlusconi e glielo dici, ‘ti ricordi cosa ho fatto per te?’. Secondo l’indagata-pentita di un presunto narcotraffico siciliano che ha parlato anche delle visite della escort Nadia Macrì a casa Berlusconi, lo stesso Pianetta [...] le aveva confessato di aver agevolato stanziamenti «gonfiati» in favore dell’ospedale milanese fondato da don Verzè; e nella primavera del 2006, alla vigilia di nuove elezioni, lei lo spinse a giocare quella carta per ottenere un posto nelle liste che gli garantisse il ritorno a Palazzo Madama. “Lui, però, aveva paura — racconta la Genovesi nel verbale trasmesso dalla Procura di Palermo a quella di Milano —, soprattutto di don Verzè, più che di Berlusconi. Allora gli dissi, ‘non c’è problema, vado io’”. E lei andò, se è vero quello che ha riferito ai magistrati. Non dall’anziano sacerdote ma dal suo braccio destro, Mario Cal, vicepresidente del San Raffaele, considerato l’uomo che gestisce i soldi della fondazione. “Mi ricevette abbastanza velocemente. E io, senza essere troppo diretta, gli feci capire in maniera chiara che sapevo quello che il senatore aveva fatto per loro e quello che, secondo me, dovevano fare per lui. Mario Cal ha cominciato a scherzare come per sdrammatizzare, a parlare male del senatore in maniera scherzosa, a sminuirlo... Io l’ho interrotto e gli ho detto che non doveva scherzare così con me, e gli dissi in maniera molto chiara che sapevo le cose che aveva fatto il senatore... che non dovevano scherzare.... E lì stette zitto, non disse nulla a riguardo. Era senza parole, non negò”. I pubblici ministeri le chiedono che cosa riferì esattamente al vice di don Verzè, e Perla Genove sirisponde: “Parlai in maniera abbastanza velata, perché avevo paura. Gli dissi che sapevo quello che aveva fatto per loro. E che loro dovevano intercedere per fargli avere una buona candidatura” [...] Poco dopo, Perla Genovesi scoprì che Pianetta era stato inserito nelle liste in buona posizione, “entro i primi sei o sette era vincente”, e lei trasse la conclusione: “In quei giorni tutti stavano supplicando Berlusconi per una candidatura... Quindi se avevano messo fuori persone sicuramente più in vista di lui, voleva dire che quello che aveva fatto l’aveva fatto. Quindi per me era una conferma di questo”. [...]» (Giovanni Bianconi, “Corriere della Sera” 5/11/2010).