Paolo Conti, Corriere della Sera 05/11/2010, 5 novembre 2010
VESPA IN LIBRERIA CON «IL CUORE E LA SPADA». DAI FLIRT DI GARIBALDI ALLE «IMPRUDENZE» DEL PREMIER —
Il «Vespa dell’anno» stavolta è molto più ponderoso del solito: 778 pagine, una galoppata storico-politica che approda a Berlusconi ma parte dall’Italia pre-risorgimentale. Una corsa tra due sponde: da un lato i protagonisti della nostra storia nazionale, dall’altra le loro passioni (e le loro solitudini) umane. Di qui il titolo «Il cuore e la spada» (oggi in libreria), ventiduesimo volume Mondadori della collana «I libri di Bruno Vespa» cominciata nel 1993 con «Telecamera con vista».
Una macchina editoriale che da 17 anni produce copie e presentazioni lungo la penisola. Vespa, che non ha molto tempo per viaggiare, sorride: «Ma quale macchina? Molta disciplina, certo. Mai sacrificio. Solo una gran piacevolezza nello scrivere». Ma per produrre un tomo del genere occorre tempo, materiale. Di qui una ricorrente leggenda urbana: che Vespa si serva di un «negro», odioso termine che indica un autore-ombra che non apparirà mai. Replica sardonica dell’interessato: «E voi pensate che se io mai fossi ricorso non dico a un "negro" ma a un "negretto" per qualche pagina non si sarebbe saputo subito? Scrivere libri non è obbligatorio ma, come ho detto, un piacere. Alla fine del libro ringrazio tre persone: la mia editor Nicoletta Lazzari, la mia amica Paola Miletich che mi aiuta nell’individuare testi e fonti, la mia segretaria Anna Campi».
Fatto sta che la «casa editrice Vespa» dal 1993 impone in classifica titoli di sicura presa col grande pubblico. Ingredienti: scrittura accessibile, gran numero di presentazioni a ritmo serrato, presenza fisica di Vespa in molte librerie per autografare copie e vigilare sulla collocazione del volume. Orari di lavoro? «Mai di notte. E nessun orario preciso, non potrei con gli impegni non solo televisivi che ho. Non sono un sedere di pietra, più di un’ora non resisto. Poi una pausa, magari un’altra ora. Lo stesso in vacanza, sia al mare che in montagna».
E veniamo al tomo: «Un libro della nostra storia unitaria con l’umanizzazione dei protagonisti anche attraverso la loro condizione umana: gli amori di Garibaldi, la bulimia sessuale di Vittorio Emanuele II, il carattere isterico di Cavour, la castità dei democristiani... Ma anche il ruolo politico di centinaia di personaggi nella storia italiana raccontata dai primi anni dell’800 alla settimana scorsa». Ed eccoci a noi, all’oggi. Tutto questo giro di amori non servirà ad assolvere Berlusconi? «Assolutamente no, così come non era questa l’intenzione di "Donne di cuori", che avremmo dovuto intitolare "Così fan tutti" e scartammo l’ipotesi, sbagliando, proprio per non apparire assolutori». Ma lei non è convinto, come dice Famiglia Cristiana, che Berlusconi sia malato? «Io penso che dovremmo dire lo stesso per esempio, almeno di Mussolini, Vittorio Emanuele II, Mitterrand, Bettino Craxi, Clinton, i fratelli Kennedy. Tutti accomunati da una forte voracità sessuale. Con spunti di tristezza, perché quando il potere finisce è dura... Craxi confidava a Patrizia Caselli a Parigi, conclusa la sua esperienza governativa: "Prima mi indicavano anche dove sputare, adesso tutti mi ignorano"».
Non crede che Berlusconi tema questa eventualità? «Berlusconi ritiene di meritare una gratitudine molto forte e lo avvilisce il fatto di essere odiato. Caratterialmente non è uno che odia. Ma d’altra parte, quando intervisto esponenti dell’opposizione, sostengono che la campagna sia partita da lui... Poi c’è un forte tratto di solitudine, lo dice spesso anche Umberto Bossi. Indubbiamente è dura tornare a casa e non trovare mai nessuno. Per questa ragione ha rinsaldato i rapporti con i figli e con i nipoti. Ma la solitudine dell’uomo è un dato reale». Nel libro si legge che per lei, Vespa, è «imperdonabile» che Berlusconi ospiti «sconosciuti in casa propria e nella propria intimità». Dunque questo giro di ragazze, più o meno a pagamento, su cui sta indagando la magistratura... «Questo discorso è sicuramente legato alla solitudine. Ma ciò non toglie che tanta leggerezza sia un errore. Non c’è il pericolo di divulgazione di segreti di Stato, lo sappiamo. Ma è comunque una grave imprudenza». Conoscendo lei Fini e Berlusconi, la legislatura durerà o si andrà alle elezioni? «Questo nessuno può dirlo. Il rapporto personale tra i due è irrecuperabile. Ma se Fini ha intenzione di proseguire, non può limitarsi a rispettare il programma di governo attaccando Berlusconi sul resto ogni giorno e Berlusconi deve saper contenere le proprie aspettative. Sono seduti su una polveriera. Spengano le sigarette».
Paolo Conti