ANTONIO SALVATI, La Stampa 3/11/2010, pagina 19, 3 novembre 2010
Mauro Buonavolontà detto ’a volpe, 42 anni. Di Acerra in provincia di Napoli, un passato da tossico, noto in paese come tipo attacabrighe, irascibile, violento, ogni tanto finiva in galera: l’ultima volta a maggio, quando evase i domiciliari - a cui era stato relegato dopo aver ferito un vicino di casa - per andare a ubriacarsi al bar
Mauro Buonavolontà detto ’a volpe, 42 anni. Di Acerra in provincia di Napoli, un passato da tossico, noto in paese come tipo attacabrighe, irascibile, violento, ogni tanto finiva in galera: l’ultima volta a maggio, quando evase i domiciliari - a cui era stato relegato dopo aver ferito un vicino di casa - per andare a ubriacarsi al bar. Senza lavoro da tempo, la sua ultima occupazione fu quella di autista di ambulanze, ma quando lo licenziarono decise di darne alle fiamme una. Sposato con Rosamaria, che gli aveva dato tre figli - il più piccolo di quindici mesi, il più grande, Francesco, di 21 anni, che tirava avanti la famiglia arrangiandosi con vari lavoretti - ogni volta che si ubriacava pestava la consorte. Il giorno di Ognissanti lo trascorsero tutti assieme a casa della mamma di Rosamaria, a un certo punto il Buonavolontà se ne andò al bar a bere e verso le 11 di sera si presentò davanti alla consorte, puzzolente d’alcol e fradicio di pioggia, per farle sapere che sarebbe uscito con un amico. Le gli disse «diluvia, dove vai?», lui prese a urlare e a minacciarla, dal piano superiore scesero i due ragazzi e a un certo punto Francesco, vedendo che la madre come al solito prendeva le botte, afferrò un coltellaccio da cucina e infilò la lama quattro volte nel petto del padre. Poi scappò via e gettò il coltello in un tombino. Arrestato poco dopo, ora è in galera, ma in paese non c’è uno che non lo difenda: «Povero ragazzo, ha solo difeso la madre da quell’uomo violento». Verso le 11 di sera di lunedì 1 novembre in una casa in via Caporale ad Acerra (Napoli).