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 2010  novembre 05 Venerdì calendario

Un giorno in sella per giocare a Tex Willer - Si intrecciano dentro e fuori i padiglioni due modelli di orgoglioso trotto: quello raffinato di giacche, di pantaloni attillati bianchi infilati nello stivale lucido e quello scanzonato dei cappelli da cow boy

Un giorno in sella per giocare a Tex Willer - Si intrecciano dentro e fuori i padiglioni due modelli di orgoglioso trotto: quello raffinato di giacche, di pantaloni attillati bianchi infilati nello stivale lucido e quello scanzonato dei cappelli da cow boy. L’equitazione da concorso è il mondo dei professionisti che affascina spettatori, nello stile western si riconosce il pubblico eterogeneo che ieri ha cominciato ad affollare Fieracavalli (edizione numero 112) che si chiuderà domenica. Su 350 mila metri quadrati, oltre 600 espositori, 2500 cavalli di 60 diverse razze, con presenze da Francia, Germania, Inghilterra, Irlanda, Austria, Svizzera, Ungheria, Slovenia. L’anno scorso erano stati 150 mila i visitatori. Ogni anno aumentano, si sfalda il timore verso lo «sport dei signori». Un’indagine condotta da Renato Mannheimer calcola in circa 10 milioni (un quarto assidui) gli italiani che hanno scoperto la pratica equestre. Ha influito di certo il bisogno in crescita di «ambiente»: l’89% parla di «recupero della nostra cultura rurale», pochi meno citano l’«ippoterapia». I nuovi cavalieri sono giovani (oltre il 22% ha tra i 18 e i 35 anni), per un quinto laureati. Che cosa, invece, blocca alcuni? Due i freni: la percezione di costi elevati per il 15%, la paura che sia pericoloso per il 17%. «Il pericolo c’è per gli incoscienti o per chi si affida a cattivi maestri», dice Gianni Grisanti, 54 anni, allevatore veronese, nato in una tradizione di famiglia: «Una persona si prende un piccolo spavento la prima o volta, per un animale bizzoso che non dovevano affidargli, e non ci proverà più. C’è un detto: cavallo vecchio per fantino giovane e viceversa». Chi sta in sella forgia il carattere dell’animale: «Vede quella splendida bestia con cui ero nel recinto? Il proprietario me l’ha venduta per disperazione, diceva che mai aveva trovato un esemplare così disobbediente, perfino pericoloso. Ha visto che amore? E’ docile e si diverte». Non accade che la rieducazione sia troppo dura? «A che pro? A creare davvero un cavallo inaffidabile? No, bisogna capirlo, entrare nella sua testa, individuarne le paure e aiutarlo a superarle. Come con i puledrini: sa come si preparano alla sella? Mica domandoli come nei rodei: li si porta in passeggiata con la mamma, vedono che non le accade nulla di male, quando sarà il tempo non sorgeranno grandi difficoltà». Non sfila solo nei padiglioni l’eleganza di cavalli italiani, arabi, sudamericani, spagnoli, o dei Quarab e Tennesse Walking arrivati dagli Usa. In uno dei Saloni sette cavalieri, in sella ai Bretoni, danno l’assalto all’ottavo per impedirgli di andare a consegnare un mazzo di fiori e lui, solitario, si smarca da quel carosello come un calciatore sotto rete. Intanto fuori, tra i visitatori in cammino, si danza un trotto inventato da un coreografo. Nicoletta Spezzini, 23 anni: «Ho cominciato da bambina, per il normale fascino che subiscono i bimbi, poi la passione mi ha invasa, non mi bastava il recinto, la galoppata, è stupendo quando incominci a sentirti davvero tutt’uno con lui, in ogni movimento, in ogni spostamento del peso, e allora provi sempre qualcosa di nuovo, come questo passo così complesso e divenuto così naturale». Da un lato spettacolo e abilità (compresi i maniscalchi del Centro militare veterinario di Grosseto, che picchiano con ritmo musicale), dall’altro il viaggio specialistico: presentazioni di razze, mostre di libro genealogico, il Concorso internazionale di Morfologia. E un ospite particolare: Tsjabring 429, frisone olandese valutato 600 mila euro, promessa del dressage della sua razza. Si preparano musiche e danze del West in un saloon da adulti. Al Villaggio del bambino, colmo di scolaresche che hanno partecipato al concorso grafico-letterario «Il mio regno per un cavallo, si urla sotto i berrettini e si visita il «salone dell’asinello», con tanto di banchetto per il «rilascio di patenti asinine». Urla di entusiasmo a contrasto con la concentrazione della Coppa del mondo di salto a ostacoli. «Nei ragazzi si deve far crescere la cultura del cavallo come disciplina», dice Lorenzo Campidelli, 33 anni, addestratore in Trentino: «Tra gli adulti esiste ancora una divisione fra due mondi: quello alto, d’élite, dell’equitazione, e quello più vasto da tempo libero, da weekend, da passeggiata occasionale». Il pubblico non professionista partecipa con convinzione, attento ai dettagli di selle e finimenti, o agli stand regionali con i percorsi delle escursioni. Molto calati nel ruolo, qualcuno, ben più dei cavalieri che danno spettacolo, vestito come Tex Willer. Da qualche parte si deve pur cominciare.