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 2010  novembre 05 Venerdì calendario

“Non ho minacciato di lasciare l’Italia” - Nessuna volontà di lasciare l’Italia, nessuna sorpresa nell’andamento (brutto) delle vendite di automobili

“Non ho minacciato di lasciare l’Italia” - Nessuna volontà di lasciare l’Italia, nessuna sorpresa nell’andamento (brutto) delle vendite di automobili. E, riferisce il ministro Paolo Romani, da parte di Sergio Marchionne non arrivano richieste di aiuti o incentivi per la Fiat. L’amministratore delegato di Fiat Group ieri a Roma ha prima incontrato Berlusconi e Gianni Letta a Palazzo Chigi, poi ha visto il nuovo titolare dello Sviluppo Economico, e infine si è intrattenuto con i segretari generali di Cisl e Uil Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti e il capo del Fismic Roberto Di Maulo. Il chiarimento principale riguarda quanto affermato nell’intervista con Fabio Fazio: «Io non ho mai minacciato di lasciare l’Italia - ha detto il manager - ho semplicemente detto che senza l’Italia il conto economico della Fiat sarebbe più alto di quello che è adesso». Il forte calo delle immatricolazioni di nuove vetture, che ha raggiunto quota meno 40 per cento nel mese di ottobre? «L’ho già detto tante volte - ha replicato Marchionne - il mercato durante il 2010 e parte del 2011 è totalmente in linea con le previsioni che avevamo. Non c’è niente di anomalo. È colpa degli incentivi, che sono stati pensati per i segmenti in cui noi siamo forti. Non ci sorprendiamo». Tema ovviamente caldo nel corso dell’incontro con il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani il futuro della fabbrica di Pomigliano d’Arco e le prospettive del piano «Fabbrica Italia». «So che il volume di Panda che stiamo trasferendo è sufficiente per assorbire il numero degli organici di Pomigliano», ha affermato l’ad Fiat. Le assunzioni cominceranno «probabilmente dal 2011, e ci sarà una salita graduale». Poca chiarezza sul futuro dello stabilimento campano, come denuncia la Fiom? «C’è una chiarezza assoluta, c’è un accordo che è stato firmato. Abbiamo già cominciato ad investire, la macchina partirà l’anno prossimo, Pomigliano è un discorso chiuso». La cassa integrazione in deroga per gli operai campani - cioè pagata dalla fiscalità generale, e non dalla contribuzione di azienda e dipendenti? «Noi paghiamo altre tasse, noi paghiamo l’Irpef, nonostante perdiamo soldi in Italia - ha replicato - non fatemi fare lo stesso discorso che siamo facendo da anni». Quanto a «Fabbrica Italia», «noi - ha affermato Marchionne - stiamo portando avanti il progetto; le condizioni di governabilità della struttura industriale devono essere stabilite e chiarite. Una volta trovate, poi la Fiat andrà avanti». Con Romani «è andata benissimo»: «è stato un primo incontro, l’ho aggiornato sui dettagli del piano Fabbrica Italia. Noi conosciamo benissimo la strada da fare». Il ministro ha negato che l’azienda abbia chiesto aiuti o finanziamenti. «Marchionne non ha chiesto assolutamente nulla, non vuole incentivi - ha detto Romani - non crede in un mercato dopato, quindi è escluso che ci possano essere altri incentivi». Per Romani, «Fabbrica Italia è un’opportunità che il Sistema Italia non può permettersi di perdere», e su questo punto intende incontrare i sindacati (ma non insieme all’azienda), anche se si è augurato che «una minoranza sindacale non pregiudichi un percorso industriale fondamentale». Quanto al destino dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, «siamo arrivati a sette manifestazioni di interesse, non tutte del settore automotive, ma alcune sì». «Insieme al governo e insieme a Fiat - ha promesso Romani - esamineremo le condizioni migliori affinchè sia un progetto industriale che cammini con le sue gambe». Per il ministro, Marchionne «è un imprenditore, anche se manager. Ed è fino in fondo imprenditore dell’azienda che rappresenta. Mi pare che i risultati che stia portando e gli obiettivi che ha in testa siano straordinari e sarebbe un peccato se non cogliessimo questa occasione. Non lo conoscevo - ha concluso Romani - è un uomo di straordinaria simpatia, molto pratico e molto sbrigativo».