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 2010  novembre 04 Giovedì calendario

SAKINEH È VIVA MA RISCHIA ANCORA L´IRAN: "L´OCCIDENTE LA USA CONTRO DI NOI" - ROMA

«La signora Ashtiani è in perfetta salute, si trova nel carcere di Tabriz e una decisione finale sul suo caso non è stata ancora presa». Quando a Tblisi un giornalista georgiano gli ha fatto una domanda sul "caso Sakineh", il ministro degli Esteri iraniano Manucher Mottaki non ha avuto nessun imbarazzo a rispondere. Da mesi il destino della donna che rischia di essere lapidata perché accusata dell´omicidio del marito è diventato un caso politico che il governo di Teheran segue al massimo livello. In mattinata Malek Sharifi, capo del sistema giudiziario iraniano nella città di Tabriz, era stato il primo a confermare che Sakineh non è stata messa a morte e che una decisione definitiva deve essere ancora presa. Sharifi ha aggiunto quello che tutti i capi del governo iraniano pensano, e spesso ripetono anche in pubblico: «Il caso Sakineh viene utilizzato dai media occidentali per creare un clima avvelenato contro l´Iran», ripetendo lo stesso concetto che utilizza Ahmadinejad quando ricorda che «nel mondo quasi nessuno si è occupato del caso della minorata mentale messa a morte dagli Usa».
Sia come sia, il fatto che Sakineh possa essere messa a morte procura indignazione e proteste in (quasi) tutto il mondo. Non è chiaro se la pena della lapidazione per un delitto accessorio (l´adulterio) possa ancora essere comminata alla donna al posto dell´impiccagione prevista per i condannati per omicidio. Del caso Sakineh si è occupato il presidente francese Sarkozy: «Se l´Iran tocca un capello a Sakineh questo interromperà ogni dialogo politico con Teheran», avrebbe detto in una sua telefonata alla leadership iraniana (lo riferisce il filosofo Bernard Henry Levy).
Quella della Francia è una posizione nota, mentre per l´Iran è un duro colpo politico la presa di posizione del nuovo presidente brasiliano, l´ex guerrigliera Dilma Roussef. Appena eletta alla guida del Brasile, ma non ancora insediata, la Roussef ha detto di essere «assolutamente contraria alla lapidazione di questa donna iraniana: mi sembra una pratica barbara». Il Brasile è un buon alleato politico dell´Iran: il presidente Lula aveva provato un´ultima mediazione sul programma nucleare iraniano per evitare le nuove sanzioni dell´Onu. Lula tra l´altro aveva anche proposto a Teheran di sbloccare il caso, dando asilo politico alla donna in Brasile. Ma per l´Iran il caso Sakineh è ormai un affare delicatissimo in cui intervengono ragioni di sovranità nazionale, ma anche di equilibri politici interni.