Varie, 4 novembre 2010
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Fonti Francesco
• Bovalino (Reggio Calabria) 22 febbraio 1948. Ex ’ndranghetista • «È da poco iniziato giugno 2005, quando il magistrato Vincenzo Macrì della Direzione nazionale antimafia riceve un documento che riguarda le navi dei veleni e la ragnatela di mafiosi e trafficanti che le avrebbero affondate. Si tratta del memoriale di Francesco Fonti [...] diventato negli anni Ottanta-Novanta attore di primo piano nel traffico di stupefacenti e armi. Niente a che vedere con lo stereotipo del mafioso sanguinario: Fonti è un uomo minuto, dalle maniere gentili, che non ha mai ucciso, ma dietro a questo aspetto mite è dotato di un’astuzia e un’intelligenza che gli hanno permesso di scalare le gerarchie della famiglia Romeo a San Luca. “La mia non è mai stata una mentalità criminale: al contrario, ho vissuto una vita che non mi apparteneva, e che non ho accettato anche se la stavo vivendo io”, ha raccontato nella sua autobiografia. Punto di partenza, una comune famiglia borghese che abita “dove l’aria è totalmente impregnata dall’odore dei gelsomini e delle arance. Ma c’è un altro odore che supera gli altri: quello della ’ndrangheta”. Ed è proprio in questa organizzazione che il giovane Francesco approda nella seconda metà degli anni Sessanta [...]”. In seguito svolge le sue attività criminali sia in Italia che all’estero: “Mi incontravo per conto dell’organizzazione con titolari di industrie, chiudevo affari ad alto livello”, dice. Poi inizia a collaborare con la giustizia nel 1994, accumula anni di carcere per traffico di stupefacenti e intanto contribuisce alla condanna di appartenenti alla ’ndrangheta. “Mai avrei pensato di rivelare quello che sapevo sulle navi dei veleni, ma la mia salute era sempre più fragile e non volevo più tacere. Così ho inviato il memoriale a Vincenzo Macrì, uomo che stimo da sempre”. Un dossier affollato di episodi che sarebbero sconvolgenti, se venissero confermati. [...] Per la ’ndrangheta, infatti, gettare in mare sostanze inquinanti a bordo di navi si rivela un ottimo affare. Ci guadagna, a detta del collaboratore, “dai 4 miliardi di lire per un carico fino a un massimo di 30", e queste cifre sarebbero versate a Lugano presso l’agenzia Aeroporto della banca Ubs, oppure in altri istituti bancari a Cipro, Malta, Vaduz e Singapore. [...] Poi Fonti si spinge oltre, accusandosi di avere partecipato in Calabria all’affondamento di tre navi dei veleni (Yvonne A, Cunski e Voriais Sporadais), ma viene accusato di avere raccontato il vero su alcune questioni di mafia, e non sui traffici radioattivi. [...] Da parte sua, il pentito continua a sostenere di essere assolutamente affidabile, anche per le navi dei veleni, e il tempo dirà se sta mentendo o meno. [...]» (Riccardo Bocca, “L’espresso” 27/5/2010).