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 2010  novembre 04 Giovedì calendario

Un «Meridiano» per Scalfari Ma come, uno soltanto? - Sinceramente, un solo Meridiano ci sembra un po’ poco

Un «Meridiano» per Scalfari Ma come, uno soltanto? - Sinceramente, un solo Meridiano ci sembra un po’ poco. È ridutti­vo. Speriamo piutto­sto sia solo il primo di una serie di Opere com­plete . Si trattasse davvero - come sembra dalle prime frammenta­rie indiscrezioni - di un unico vo­lume, insomma una misera anto­­logia, sarebbe umiliante. Umi­­liante per l’Autore, cui non possia­mo non rivolgerci con la maiusco­la, e soprattutto per il lettore, cui non possiamo non rivolgerci con un senso di commiserazione. La notizia, che non possiamo ri­­ferire senza fremere, arriva dal sa­l­otto buono della sinistra intellet­tuale: intervistato dal vicediretto­re del Se­colo d’Italia Luciano Lan­na sul nuovo numero di Caffeina Magazine , rivista diretta da Filip­po Rossi, direttore anche del web­magazine della «Fondazione Fa­refuturo », Eugenio Scalfari ha an­ticipato la prossima uscita di un Meridiano a lui dedicato, e che c’è da supporre presenterà pre­sto da Fabio Fazio: «Tre giorni fa­ha spiegato il Fondatore di Repub­blica­ è venuta da me Renata Co­lorni che dirige i Meridiani e mi ha detto che faranno anche il mio. Poi mi ha detto: “Eugenio, tutti ti considerano un giornali­sta, ma non hanno capito che tu non sei solo un giornalista”. Nel Meridiano ben 400 pagine sono però dedicate ai miei articoli (un dubbio: ma di quante cazzo di pa­gine sarà?, ndr ) ». Incalzato dalle domande sco­mode del giornalista- tanto infles­sibili e imparziali da farci pensare che, al confronto, se quelli del Giornale sono i camerieri di Ber­lusconi quelli del Secolo sembra­no gli sguatteri di Repubblica -Scalfari ha rivelato che «quando ho compiuto ottant’anni l’edito­re di Repubblica mi ha regalato la raccolta dei miei articoli: ne sono usciti due volumoni. La Colorni mi ha detto di scegliere. “Vuoi arti­coli culturali, o anche politici?”, le ho chiesto. “Quelli politici”, mi ha risposto, aggiungendo che è cultura anche quella”». La qual cosa non fa che confermare tutta la nostra stima per la capacità cri­tica e l’indipendenza di giudizio della Colorni, una che giustamen­te ha il coraggio di pubblicare nei Meridiani un irregolare come Scalfari resistendo alle interessa­te richieste di chi vorrebbe invece mettere in catalogo mediocri scrittori conformisti come Lan­dolfi, o Pomilio, o Manganelli, o Santucci... Ma piuttosto, ci chiediamo e chiediamo al mondo culturale italiano: perché si è aspettato tan­to? Perché si è arrivati solo ora a questa scelta, e solo con un Meri­diano? Perché la Mondadori, in­vece di occuparsi di romanzetti da quattro soldi e memorie di qualche sciacquetta d’attrice, non ha varato anni fa un’opera­zione editoriale di tale levatura? Perché questo prolungato silen­zio? La risposta, purtroppo, non possiamo che trovarla nella mio­pia culturale, nella tradizione illi­berale e nella pr­opensione censo­ria della casa editrice di Silvio Ber­lusconi, notoriamente aliena a pubblicare autori non allineati politicamente (e purtroppo l’elenco dei nomi rifiutati,dalla A di Augias alla Z di Zagrebelsky è dolorosamente lungo). E poi, ancora: perché un Meri­diano e non- chessò-un«Millen­nio » Einaudi? O un’apposita col­lana personalizzata, come quella che Rizzoli - ecco una casa editri­ce seria - ha dedicato all’ opera omnia della Fallaci o alla Storia d’Italia di Montanelli, due giorna­­listi sicuramente di seconda, se non di terza fila, rispetto a un gi­gante come Scalfari? Insomma, stiamo parlando di Eugenio Scalfari! Un intellettuale che ha iniziato a scrivere che era ancora in camicia nera, su Roma fascista senza che ciò gli pregiudi­casse - anzi - una straordinaria carriera (la qual cosa, fatte le debi­te proporzioni tra noi e Scalfari e tra Mussolini e Berlusconi, dà speranza anche a chi oggi scrive per il Giornale ). Stiamo parlando dell’erede di Pannunzio, anche se lo stesso Pannunzio in punto di morte fe­ce sapere che preferiva non aver­lo dietro al feretro, al proprio fune­rale. Forse perché era invidioso? Stiamo parlando di un grande scrittore purtroppo prestato al giornalismo, autore di saggi auto­biografici e apologetici come Per l’alto mare aperto , o La ruga sulla fronte , o L’uomo che non credeva in Dio , testi imprescindibili per la comprensione del pensiero occi­dentale che non a caso gli hanno valso critiche osannanti da parte dell’intera stampa non conformi­sta e ponderate comparazioni con Nietzsche, Montaigne, Cro­ce, Cartesio, Socrate, Eraclito, Parmenide, Leopardi, Proust, Ri­lke, Hölderlin, Arendt, Valéry, Eckhart e Pascal. «Le “cime”della modernità so­no scalate dal nostro Autore con straordinaria agilità e incredibile capacità comunicativa, che però non diviene mai volgarizzazio­ne »,ha scritto di lui Asor Rosa.An­t­onio Gnoli ha risposto che Scalfa­ri rappresenta una «posizione ter­za » del pensiero Occidentale tra la linea di difesa del mondo mo­derno di figure come Habermas e Blumenberg e quella dei critici della post-modernità come Lyo­tard e Baudrillard ( che, modesta­mente, ci sembra un giudizio co­munque riduttivo, ndr ). Vito Mancuso ha aggiunto che «Carte­sio, Spinoza, Kant, Freud... sono i filosofi che hanno contribuito a formare Scalfari, che poi li ha per così dire superati...». E Claudio Magris ha concluso: « L’uomo che non credeva in Dio è un’autobio­grafia classicamente composta e possente nella sua classica scrit­tura, che tuttavia indaga inquieta il suo tessuto, quasi per disfarlo, come il lavoro notturno di Penelo­pe ». Scalfari come Omero? Forse adesso ci siamo. Intanto, mentre Scalfari si ac­cinge a entrare nell’Olimpo dei «meridianizzati» in vita (privile­gio cui i minori del Novecento, co­me Soldati o Tobino o Chiara, a esempio, sono giustamente esclusi) la Colorni, così si dice, ha preso appuntamento anche con Walter Veltroni. Speriamo che non sia solo per bere un caffè.