GIACOMO GALEAZZI, La Stampa 4/11/2010, pagina 19, 4 novembre 2010
“Rischiamo un secolo di martirio cristiano” - Vangelo di sangue. Il XX secolo è stato il secolo con il maggior numero di martiri cristiani, il XXI rischia di essere quello della scristianizzazione di interi quadranti del pianeta
“Rischiamo un secolo di martirio cristiano” - Vangelo di sangue. Il XX secolo è stato il secolo con il maggior numero di martiri cristiani, il XXI rischia di essere quello della scristianizzazione di interi quadranti del pianeta. «C’è il pericolo che un mondo di convivenza sparisca - ammette Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio, “diplomazia laica” della Chiesa -. È sparito già, in parte, nei Balcani, ad Algeri e Casablanca, a Istanbul. Il Medio Oriente si impoverisce anche se migliaia di cristiani immigrati (filippini, indiani) possono diventare la salvezza per le antiche Chiese cristiane arabe». Non c’è alternativa all’arte del convivere e al dialogo («tanto più difficile quanto più necessario»), puntualizza Marazziti: «Scontiamo il decennio dell’11 settembre e della guerra, che ha reso più difficile la vita dei cristiani. E questa globalizzazione con grande crisi sociale e finanziaria. Ma non c’è alternativa». Demonizzare l’altro, alla fine, è «sempre un boomerang, anche perché il radicalismo islamista è un pericolo anche per l’Islam». Il dialogo fa più male ad Al Qaeda di ogni altra strategia. La religione più colpita «Il futuro dei cristiani è aleatorio, la loro fuga dai Paesi islamici è un dato irreversibile, anche se la Santa Sede non cesserà di impegnarsi affinché restino nelle loro terre - avverte il ministro vaticano dell’Immigrazione, Antonio Maria Vegliò -. Molti (soprattutto in Libano, Siria, Iraq, Iran, Egitto, Libia, Israele, Palestina) abbandonano la patria perché la guerra e la situazione sociale, economica e politica li spingono altrove, alla ricerca di un migliore destino». Il quadro è «inquietante». In Algeria il proselitismo è proibito, in Bielorussia i testi religiosi sono censurati, in Cina tra i 70 milioni di cristiani le Bibbie circolano clandestinamente, in Nord Corea è vietata qualunque forma di religione a eccezione dell’ideologia atea, in India la conversione è vietata per legge. «La convocazione in Vaticano del Sinodo speciale per il Medio Oriente esprime la preoccupazione del Pontefice per l’esodo e l’emigrazione forzata dei fedeli- spiega il cardinale Achille Silvestrini, ex ministro degli Esteri della Santa Sede -. Il cristianesimo è nel mondo la religione che paga il più ampio prezzo della persecuzione». Ma «il sangue dei martiri, da 2000 anni, è seme di nuova fede e sarà ancora così», evidenzia il teologo Gianni Gennari che ricorda le parole di Giovanni XXIII all’inizio del Concilio: «È soltanto l’alba». Come allora «molti pensavano erroneamente che il futuro sarebbe stato corto e avverso», così oggi «l’intolleranza sembra prevalere, ma la speranza non deluderà». Espansionismo islamico L’espansionismo islamico, evidenzia Gennari, «è un fatto, dovuto anche all’emigrazione e alla povertà ingiusta in cui troppi interessi riducono grandi masse di popoli orientali». La fede in Gesù è contrastata da jihadisti asiatici e africani, comunisti atei, fanatici indù o nazionalisti buddisti: dalla Nigeria al Vietnam, dallo Yemen alla Cina, dall’Algeria all’Indonesia. «Servono libertà religiosa e dialogo per ovviare con la convivenza di famiglie di diverso credo religioso a quell’impoverimento del tessuto civile che alimenta violenze e conflitti», evidenzia il cardinale Silvestrini monitorando i cristiani martirizzati in Yemen, perseguitati in Sudan, cancellati in Afghanistan. «A San Bartolomeo all’Isola Tiberina, a Roma, c’è l’unico memoriale al mondo dei martiri contemporanei, cristiani di ogni confessione - sottolinea Marazziti -. Intanto in Iraq si guarda alla piana di Ninive come zona cuscinetto tra curdi e musulmani. C’è un radicalismo musulmano, indu, che innesca attacchi. In Medio Oriente i cristiani sono più attrezzati a vivere tra tradizione, antichi mondi orientali, e modernità». Non va meglio con il nazionalismo buddista». Nello stato himalayano del Bhutan i cristiani vengono incarcerati, torturati e, se non rinnegano la fede, espulsi. Le distorsioni dei media Puntualizza Marazziti: «Intanto in Occidente i cristiani non fanno fatica a stare nella modernità ma anche a tenere insieme i pezzi di società pluraliste, come a Londra. I cattolici, ritenuti “stranieri" e pericolosi, sono divenuti un ponte e un forte elemento di ricostruzione sociale. Un modello per la comunità islamica inglese». Inoltre, osserva Gennari, c’è un’ulteriore persecuzione: «È il pregiudizio costante e unidirezionale dei media. Spesso le parole del Papa e le intenzioni della Chiesa sono mutilate, fraintese, distorte». Nel «famoso discorso di Ratisbona», rimarca Gennari, «il Papa aveva citato una opinione su Maometto e sull’Islam dell’imperatore del tempo, con l’accusa di violenza intrinseca e aveva detto subito di non essere d’accordo, eppure i mass media hanno innescato una polemica mondiale che ha provocato anche vittime».