Angela Gennaro, Il Riformista 3/11/2010, 3 novembre 2010
SI SMARCA PERSINO SIGNORINI
E I GAY DI DESTRA SI ISCRIVONO A FLI -
Il mondo gay tutto contro le esternazioni di Silvio Berlusconi. E il risultato è che Fini, anche nel mondo glbt di centrodestra, acquista consensi. Enrico Oliari, presidente Gaylib, è stato anche consigliere comunale del Pdl a Merano e a lungo militante nel centrodestra. «Nel Pdl di Berlusconi mi sono sempre riconosciuto», racconta. Perché pensava che quel partito, quel Pdl, fosse casa sua. E invece. «Con queste battute decadenti di machismo forzato e anacronistico...». Ecco allora che si (ri)comincia a guardare con molto interesse a Fini. «Con esponenti come Luca Barbareschi e Chiara Moroni, Fli ha istanze certo più aperte», spiega Oliari. «La scorsa settimana abbiamo anche incontrato Bocchino per parlare dell’ipotesi di una proposta di legge. E abbiamo trovato risposte molto positive». Insomma, «per fortuna il centrodestra non è solo Berlusconi»: «Parlo per me, non per l’associazione, ma posso dire che sicuramente a Perugia aderirò a Fli», annuncia Oliari. Il punto è che Berlusconi viene visto come un caso unico in Europa: «Non dimentichiamo che la Merkel in Germania riceve il vicecancelliere di Stato insieme al suo compagno. O che Aznar, amico di Berlusconi, in Spagna ha fatto le unioni civili», chiosa il presidente di Gaylib. «Forse è perché frequenta Gheddafi: chi va con lo zoppo... Berlusconi vuole dimostrare di essere un superuomo alla D’Annunzio. Ma non siamo negli anni ’20».
E dal ventunesimo secolo anche l’altrimenti berlusconiano Alfonso Signorini, direttore di Chi e Tv Sorrisi e Canzoni replica alle esternazioni del Cavaliere: «Questa volta non sono d’accordo con Silvio Berlusconi. Sui gusti sessuali ognuno deve essere libero di esprimere ciò che sente, senza subire discriminazioni». Grande e trasversale è la profusione di indignazione. Ieri sera, di fronte a palazzo Chigi, è scattato un sit-in di protesta annunciato dal segretario di Radicali, Mario Staderini e con la presenza di Verdi, Idv, Pd e di circoli e associazioni del mondo gay. Lo slogan? «Meglio gay che Berlusconi». La mobilitazione continuerà fino a sabato: «Ci interessa sottolineare lo sdegno non solo della popolazione glbt, ma per fortuna di tutta la società civile», spiega Paolo Patanè, presidente dell’Arcigay. «Il paese è arrivato a un limite di sopportazione e si sta ribellando a questo precipizio di indecorosa rappresentazione della politica». Questa «meccanica leggerezza con cui si lascia andare ad affermazioni offensive e volgari è espressione della stessa tracotanza che colpisce alcuni cardini basilari della nostra democrazia».
Oltre il limite, insomma: «Siamo agli sberleffi», tuona Andrea Berardicurti del Mario Mieli. Mancanza di buon gusto «da parte di un uomo che, da quello che ci è dato sapere, se la fa con le minorenni e poi lo motiva col fatto che “la vita è bella”». E non è solo una faccenda correlata all’approccio del premier. Mara Carfagna, «in altre occasioni, si è espressa anche peggio, e se ora rivendica quanto fatto da questo governo per la lotta all’omofobia, ricordo che non è vero che i governi precedenti non hanno fatto nulla». Ma è vero che al Mario Mieli «il pochissimo fatto dall’attuale esecutivo non ci è nemmeno tanto piaciuto». Dal Pd Paola Concia sfida Berlusconi: «Mi aspettavo una frase del genere prima o poi», dice. Ora, «se è vero che Berlusconi non è omofobo, allora sostenga la legge contro l’omofobia: l’occasione gli si presenta su un piatto d’argento».
Questione di limiti, questione di senno: «Secondo me, intanto, siamo di fronte alla “voce dal sen fuggita”», dice Franco Grillini, presidente di Gaynet e responsabile dei diritti civili Idv. Lunedì prossimo l’Idv contesterà il premier alla conferenza sulla famiglia. Anche perché in quell’esternazione non mancherebbe un aspetto strategico: «Berlusconi probabilmente ha deciso di parlare alla pancia del paese: un reazionario puro che sposa la cultura di destra con gli istinti più regressivi. Avete visto l’escalation di violenza di questi ultimi due anni?», conclude Grillini. Né manca la voce di Nichi Vendola: «Il tempo delle barzellette è finito. Non perché noi di sinistra non sappiamo ridere, ma perché il tuo umorismo, il tuo avanspettacolo continuo, il tuo teatro della virilità, mettono tristezza».