Marco Sarti, Il Riformista 4/11/2010, 4 novembre 2010
FACCI: «CERTO CHE CRITICO SILVIO
IL PARAGONE CON CRAXI NON REGGE» -
«Caro Filippo, adesso non abbandoniamo Silvio come qualcuno fece con Bettino Craxi». Il giornalista Filippo Facci legge incredulo la lettera che il deputato Giancarlo Lehner - berlusconiano di ferro - gli ha appena inviato per replicare al suo ultimo, critico, editoriale su Libero. «Ma scherziamo? - sbotta al telefono Facci -. Mi spiace, ma il paragone tra Silvio e Bettino non regge proprio. Gli interlocutori del leader socialista non erano mica cubiste marocchine».
Facci, negli ultimi articoli ci sta andando giù pesante con il premier. Lei non era un grande estimatore della politica del Cavaliere?
La mia è una critica al suo modo di non fare politica. Perché vede, le cose a cui assistiamo oggi sono il risultato concreto di quello che Berlusconi ha fatto negli ultimi anni. Se crei un partito che non è un partito, se riempi il Parlamento di gente che non ha mai letto un giornale, se insisti con questo sistema elettorale basato sulla cooptazione, se ti circondi solo di servi e imbarazzanti yes-man, poi è difficile accusare dei tuoi guai solo i magistrati e Gianfranco Fini.
Ecco, Gianfranco Fini.
Forse Gianfranco Fini non è propriamente il sostituto ideale e titolato per fare la rivoluzione contro Berlusconi. Eppure non si può dire che non abbia ragione.
Si è scoperto finiano insomma. Magari un po’ in ritardo.
Se è per questo mi hanno sempre accusato di essere un finiano. Forse perché critico il Pdl da tempo. Un partito troppo grande per non essere in grado di contenere più correnti al suo interno.
L’errore di Fini è stato quello di portare la sua corrente fuori dal Pdl?
L’errore di Fini è che anche lui sta qui dal 1994. E la sua classe dirigente non è certo eticamente migliore o più coerente di quella che sta abbandonando.
La possiamo definire un finiano senza Fini, come qualcuno fece in passato.
Ma perché in Italia c’è questa febbre di attribuire patenti? Non si può criticare il Pdl senza essere per forza finiani?
La sua posizione non è nemmeno isolata all’interno del centrodestra. Ieri forti critiche al premier sono arrivate anche da Marcello Veneziani e dal direttore di Libero Maurizio Belpietro. Dica la verità, vi siete messi d’accordo?
Ma quale accordo… L’assicuro, casualità totale. Magari ci fosse un’intelligence nel centrodestra in grado di coordinare uscite del genere.
Nessun piano insomma.
C’è solo la volontà di essere dignitosi di fronte all’indifendibile.
Indifendibile anche l’ultima uscita del premier sui gay?
Le dico solo che devo scrivere la mia rubrica per domani e sono disperato. È imbarazzante.
Il Cavaliere sembra non essere più quel gran comunicatore che era un tempo. Quella sugli omosessuali è una semplice gaffe o Berlusconi inizia a perdere colpi?
Non mi interessa fare una recensione dei motivi che spingono il premier a dire queste cose. Ha detto una cazzata, punto. Arrendiamoci al fatto che le dice.
Qualcuno sostiene che i giornali fedeli al premier si stiano preparando per il post Berlusconi.
Ogni volta che uno si permettere di esprimere un’opinione critica c’è sempre qualcuno che dice questa cosa.
Rivendica il suo diritto di dissentire, insomma.
E allora? Che avrei fatto di strano? Di fronte a uno spettacolo indifendibile faccio delle critiche. La follia, semmai, è che lei mi faccia una domanda di questo tipo. Ho forse bisogno di rivendicare il mio diritto di dissentire?
I giornali fedeli al premier, tutto a un tratto, iniziano a criticarlo. Ammetterà che è una notizia.
Per quanto mi riguarda sono anni che scrivo cose di questo tipo sul berlusconismo. Anche più feroci. E ogni volta c’è chi mi accusa di voler prepararmi per il dopo. E se anche fosse?