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 2010  novembre 03 Mercoledì calendario

ACCIAIO, VETRO, LEGNO, ALLUMINIO E CARTA. ECCO «I FIGLI» DI UN BUON IMBALLAGGIO

Il riciclo dei rifiuti (a volte scapperebbe riciclaggio, ma quella è attività di trasformazione meno nobile) è ormai tema ineludibile sull’agenda di chi ha a cuore il futuro del pianeta. E sul fronte italiano, dove la questione discariche è sempre bollente, combatte la sua battaglia in prima fila il Conai (Consorzio nazionale imballaggi), in azione sullo scenario urbano e tra i protagonisti di «Ecomondo». Lo schema è semplice: il cittadino deve separare i rifiuti da imballaggio, il Comune deve raccogliere (senza rimescolare) quello che è stato separato, e il Conai deve occuparsi dell’avvio al riciclo dei materiali che possono tornare a nuova vita, come l’acciaio, il vetro, il legno, la plastica, l’alluminio e la carta. Quindi uno schema di gestione in cui collaborano il pubblico (i Comuni) e il privato, cioè Conai, che praticamente è gestito dall’industria.
«Quando siamo nati, nel 1998, i risultati della raccolta urbana erano minimi — dice Piero Perron, presidente di Conai —, oggi riusciamo a riciclare il 64% dei rifiuti da imballaggio e a recuperarne un altro 10% attraverso la termovalorizzazione, mentre abbiamo ridotto al 26,1% del totale la quota destinata alla discarica. È come se, nel periodo dal ’98 al 2008, grazie alla raccolta si fosse annullata completamente la produzione di rifiuti in Italia per un anno, evitando l’apertura di 235 discariche».
La svolta si è avuta con l’istituzione del contributo che viene versato al Conai da chiunque immette un imballaggio nel ciclo produttivo. Contributo che per almeno due terzi finisce ai Comuni per compensare i maggiori oneri dovuti alle complicazioni introdotte dalla raccolta differenziata.
Con le immancabili eccezioni, la spaccatura Nord-Sud si ripropone anche in questo caso: «Certamente il nord-Italia viaggia sui livelli del nord-Europa, anche se la Liguria è un po’ indietro — dice Perron —. La Sardegna è in grande recupero, mentre il tasto dolente sono i grandi centri del Sud e, va detto, Roma. Ma dipende quasi tutto dalle amministrazioni: se un Comune attua una politica seria, in genere il cittadino collabora. Anche al Sud, come dimostrano gli eccellenti risultati raggiunti a Salerno».
I passi da compiere, comunque, sono ancora numerosi: «A livello generale, se con la raccolta differenziata siamo in media con l’Europa, bisognerebbe aumentare decisamente il numero dei termovalorizzatori — aggiunge Perron —. Non dimentichiamoci poi che gli imballaggi non sono il diavolo, come vengono troppo spesso dipinti: sono un problema relativo, dato che costituiscono il 25% dei rifiuti urbani, che a loro volta sono solo un quarto dei rifiuti totali. Dobbiamo in ogni caso ridurne il numero, già calato dell’11% nel 2009 per colpa della crisi, ma anche concepire imballaggi che siano più facilmente trasformati nuovamente in materiale utile, come sanno i progettisti del milione e 400 mila aziende che aderiscono a Conai». Una politica, quella della prevenzione, che è stata bollata da Conai con lo slogan «Dalla culla alla culla» e che ha l’obiettivo di ridurre il ricorso alle materie prime a monte, diffondendo il recupero delle risorse a valle una volta diventate rifiuti.
Marcello Parilli