Vittorio Malagutti, il Fatto Quotidiano 3/11/2010, 3 novembre 2010
2013, FUGA DA ALITALIA - I
conti migliorano. Il mercato riprende quota. Ma Alitalia non riesce a lasciarsi alle spalle vecchi dubbi e interrogativi. Uno su tutti: chi metterà i soldi nel futuro prossimo, quando non basterà più la dote di partenza garantita dalla cordata di imprenditori patrioti messa insieme da Silvio Berlusconi e Banca Intesa? Da tempo si parla di Air France, che già adesso è il principale azionista dell’ex compagnia di bandiera con il 25 per cento del capitale. A riproporre il tema ieri è stata l’anticipazione di un brano del nuovo libro di Bruno Vespa. L’amministratore delegato di Alitalia Rocco Sabelli, interrogato dal giornalista tv, ha spiegato che raccomanderà ai soci di “costruire una fusione con
Air France per confluire in un aggregato
più grande”. E tutto questo, ovviamente , non prima
del 2013, quando scadrà il cosiddetto vincolo di lock up, cioè il divieto per i soci di vendere le loro quote.
Ritorno al punto
di partenza
INSOMMA, non c’è scelta. Perreggereallaconcorrenzainternazionale, Alitalia non può faraltrochecercareriparotrale braccia dei francesi. Questa perlomeno sembra essere l’opinione di Sabelli, così come è emersa ieri dall’anticipazione del libro di Vespa. Se davvero la profezia del manager dovesse avverarsi, Alitalia tornerebbe allacaselladipartenza.Comein un gioco dell’oca miliardario, a pochi anni di distanza dal ribaltone del 2008, rientrerebbero in scena i francesi che già due anni fa, prima dell’intervento a gamba tesa di Berlusconi, erano arrivati a un passo dal comprare la compagnia italiana sull’orlo del crac. Piccolo particolare:nelfrattempoilsalvataggio di Alitalia è costato almeno 3 miliardi alle casse pubbliche. Il primo a non essere d’accordo con Sabelli, però, pare proprio Roberto Colaninno, il quale ha subito stoppato il suo amministratore delegato. “E’ un parere personale di Sabelli, ma non è condiviso dai soci”, ha tagliato corto Colaninno, che è presidente nonchè azionista in proprio (con il 7 per cento) della linea aerea tricolore. Tra scherzi su Ruby e promesse sui rifiuti napoletani anche Berlusconi ci ha messo del suo (“Alitalia resti italiana”, ha scandito il premier), mentre politici d’opposizione e sindacalisti, tra cui il segretario uscente della Cgil Guglielmo Epifani, hanno chiesto chiarimenti al governo e all’azienda.
I conti
degli altri
TANTO TUONÒ che alla fine lo stesso Sabelli si è esibito in una parziale marcia indietro. “Il
tema
dell’assetto azionario non è d’attualità”, ha precisato in serata il manager alle agenzie di stampa, aggiungendo che nell’intervista a Vespa aveva espresso solo una “valutazione personale legata ai processi di consolidamento sul mercato internazionale”. E’ la seconda volta in pochi mesi che Cola-ninno e Sabelli si contraddicono tra loro pubblicamente. In primavera avevano preso strade diverse sulla possibilità di un prossimo aumento di capitale di Alitalia. “Possibile” diceva il presidente. “Non c’è bisogno”, correggeva il tiro l’amministratore delegato. Resta il dubbio, allora come adesso, che il botta e risposta sia il frutto di un gioco delle parti tra i due manager.
Di certo, in prospettiva, il problema di trovare nuove risorse per coprire le perdite e finanziare lo sviluppo è tutt’altro che risolto per Alitalia, che nonostante i progressi degli ultimi mesi resta ancora lontana dal pareggio di bilancio. Superato il picco negativo del 2009, da mesi ormai il traffico aereo è in forte ripresa. Lo dimostrano i conti dei principali operatori internazionali, dalla tedesca Lufthansa a British Airways, fino a Emirates Airlines e Air China. Tutti cavalcano alla grande la ripresa, soprattutto sulle tratte intercontinentali e internazionali, tanto che a livello globale la Iata, l’associazione delle compagnie aeree, prevede utili complessivi vicini a 9 miliardi di dollari.
Anche Alitalia nel trimestre estivo chiuso a settembre, quello tradizionalmente più favorevole , è riuscita a far segnare un utile di 39 milioni. Nella migliore delle ipotesi, però, difficilmente la compagnia taglierà il traguardo di fine anno con perdite nette inferiori a 150 milioni, più probabilmente tra 160 e 170 milioni di euro.
La partita decisiva, quindi, si giocherà l’anno prossimo. Se Colaninno e Sabelli riusciranno ridurre il deficit a poche decine dimilioni,Alitaliasaràdecollata davvero. In caso contrario si ricomincia con il salvataggio. E se i soci patrioti, come sembra probabile, non vorranno metter mano di nuovo al portafoglio, bisognerà bussare alla porta di Air France. Come prevede Sabelli.