Alessandro M. Tricamo, Corriere della Sera 03/11/2010, 3 novembre 2010
EBAY DEL ROTTAME E RECUPERO DEL «FLUFF» IL FUTURO DELL’AUTO DOPO L’ULTIMO ROMBO
Passione infinita. L’automobile continua la sua corsa anche a fine vita. Facendo guadagnare. Il fenomeno si chiama end of life vehicle (ELV) e interessa ogni anno circa 12 milioni di veicoli in Europa, 1,5 milioni in Italia. La strada per le ELV è la stessa per tutte: concessionario, demolitore, rottamatore, frantumatore, per finire in discarica, dove arriva il 15-20% del peso iniziale del veicolo, in una filiera che impiega in Italia circa 3.500 aziende.
In questi passaggi le fonti di reddito sono legate al riutilizzo delle parti usate come ricambi e il riciclaggio dei materiali metallici come acciaio e alluminio (per dare un’idea, in una Fiat 500 ci sono oltre 700 kg di metalli): si stima che in un anno si riesce a recuperare circa un milione di tonnellate di materiale metallico riciclabile e riutilizzabile al posto della materia prima. Niente male ma non sufficiente. La sfida attuale è recuperare anche quelle 400.000 tonnellate di residui non metallici (in linguaggio tecnico chiamati « fluff » ), tessuti , imbottiture, gomme, carta e plastiche, che ogni anno finiscono in discarica. Materiale che oggi, nella maggioranza dei casi, viene bruciato in forni con la relativa produzione di emissioni inquinanti (polveri sottili), di CO2 e altri gas ad effetto serra, di scorie difficilmente recuperabili e con una conversione in energia elettrica minima.
Il problema interessa direttamente anche l’industria automobilistica visto che una direttiva europea del 2000 estende il principio di responsabilità della gestione di veicoli a fine vita anche al produttore, che tra l’altro ha l’obbligo (non tutti lo sanno), del ritiro a costo zero per il cliente dell’auto da rottamare. Il futuro, ma già oggi in qualche discarica controllata si fa, è il recupero energetico del «fluff» attraverso processi di piro-gassificazione (previsti anche all’interno dell’accordo quadro firmato nel 2008 tra le associazioni degli operatori del settore e il ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo economico).
Il termine è complicato, quanto semplice da spiegare: riscaldato il materiale si trasforma in gas che, recuperato e convogliato in motori ad alta potenza, produce energia elettrica da immettere nella rete nazionale. Facile, redditizio e a ridotto impatto ambientale. Il processo consentirebbe di rispettare, a partire dal 1 gennaio 2015, le condizioni imposte da una direttiva europea sul recupero del 95% in peso di un ELV.
C’è anche un’altra strada che crea a sorpresa un link tra la vecchia automobile, simbolo «conservatore» per eccellenza, con il mondo internet 2.0, una sorta di eBay del rottame: Fiat ha creato un sito web dove mette in contatto i demolitori con le aziende interessate a riciclare per la propria attività materiali non metallici. Così come nessun problema, nonostante i timori dei più, sullo smaltimento delle batterie al litio delle prossime auto elettriche: una volta terminato il loro compito a bordo di un’auto, saranno utilizzate come accumulatori di energia per mini impianti eolici.
Alessandro M. Tricamo