Nicol Degli Innocenti, Il Sole 24 Ore 3/11/2010, 3 novembre 2010
IL GOLFO COSTERÀ 40 MILIARDI A BP
Bp torna all’utile, ma i costi del disastro ambientale nel Golfo del Messico continuano a salire e sfiorano ora i 40 miliardi di dollari. Il gruppo petrolifero ha annunciato ieri un utile netto di 1,8 miliardi di dollari nel terzo trimestre dell’anno, rispetto a una perdita record di 17 miliardi nei tre mesi precedenti. Escludendo gli oneri straordinari relativi all’incidente, gli utili trimestrali sono aumentati a 5,5 miliardi, +18% sullo stesso periodo dello scorso anno.
«Siamo sulla via della ripresa – ha dichiarato ieri il nuovo Ceo Bob Dudley –. Questa buona performance operativa dimostra la determinazione di tutti noi a Bp a guardare avanti e ricostruire la fiducia dopo i terribili eventi degli ultimi sei mesi». La strategia del gruppo di vendere 30 miliardi di dollari di asset entro la fine del 2011 è «a buon punto», ha detto Dudley, e sono già stati siglati accordi per 14 miliardi. Bp ha però intenzione di continuare a crescere e quest’anno porterà gli investimenti oltre i 18 miliardi previsti, ha sottolineato il Ceo, anche se non ha intenzione per ora di tornare a trivellare nel Golfo del Messico. Come segnale concreto che a Bp è di nuovo business as usual, Dudley ha detto che a inizio 2011 la società potrebbe tornare a pagare dividendi agli azionisti, che erano stati congelati durante la crisi.
Il mercato ha accolto con favore i risultati e il titolo del gruppo ha chiuso in rialzo dell’1,8% a 431,65 pence alla Borsa di Londra, nonostante l’aumento dei costi. Bp ha aggiunto 7,7 miliardi al costo delle operazioni di bonifica e di risarcimento danni, che a fine luglio aveva stimato a 32,2 miliardi, soprattutto a causa delle difficoltà e ritardi nella chiusura del pozzo di Macondo. L’esplosione era avvenuta il 20 aprile e dopo mesi di lavoro e la fuoriuscita in mare di quasi 5 milioni di barili di petrolio il pozzo è stato definitivamente sigillato solo il 19 settembre.
Il costo totale di 39,9 miliardi «è la migliore stima possibile in questo momento», ma potrebbe ancora salire, ha ammesso Bp, dato che le operazioni di bonifica sono ancora in corso, potrebbero esserci nuove cause legali e richieste di risarcimento. Il governo Usa poi potrebbe imporre una multa di oltre 15 miliardi di dollari se l’inchiesta in corso deciderà che Bp è stata negligente. Secondo i calcoli di JPMorgan in tal caso il conto finale per il gruppo britannico sarebbe di 69 miliardi di dollari.
Secondo altri analisti invece c’è la possibilità che la stima di 40 miliardi sia troppo elevata, se – come Bp spera – altre aziende coinvolte nel disastro ambientale dovranno contribuire alle spese. Bp controlla il 65% di Macondo, mentre Anadarko Petroleum ha il 25% e Mitsui il 10%. Bp ha già spedito alle due società un conto da 4,29 miliardi di dollari, ma entrambe si rifiutano di pagare «in attesa dell’esito delle inchieste sull’incidente». Ieri il gruppo giapponese ha dichiarato di avere anche ricevuto un conto da 1,9 miliardi da Bp per una parte delle operazioni di bonifica. «L’inchiesta probabilmente stabilirà una ripartizione dei costi», secondo Jason Kenney, analista di Ing.