Alessandra Mangiarotti, Corriere della Sera 30/10/2010; El. Ser., ibid., 30 ottobre 2010
2 articoli - C’ERA UNA VOLTA IL «TUTTI IN TORPEDONE». LA GITA SCOLASTICA ORA PARLA STRANIERO — Il torpedone della felicità lo riconoscevi dalle facce sorridenti pigiate ai finestrini e tra di loro prima ancora che dal cartello con il marchio Touring Club Italiano affisso sulla fiancata: «Turismo scolastico-Udine»; «Turismo scolastico-Forlì»
2 articoli - C’ERA UNA VOLTA IL «TUTTI IN TORPEDONE». LA GITA SCOLASTICA ORA PARLA STRANIERO — Il torpedone della felicità lo riconoscevi dalle facce sorridenti pigiate ai finestrini e tra di loro prima ancora che dal cartello con il marchio Touring Club Italiano affisso sulla fiancata: «Turismo scolastico-Udine»; «Turismo scolastico-Forlì». Correva su e giù per la Penisola, portando la scuola tra la gente e l’Italia studiata sui libri nella scuola (e nella vita) dei ragazzi. Oggi il torpedone continua a essere l’icona della tribù dei giovani in gita scolastica (usato in sei viaggi su dieci) ma non è più la prima e/o unica finestra attraverso la quale i ragazzi si affacciano al mondo. Continua a correre su e giù per l’Italia ma soprattutto punta all’estero, quando non viene del tutto sostituito con l’aereo (utilizzato in un viaggio su quattro). Perché dopo anni di crescente esterofilia nella scelta delle destinazioni la tendenza è consolidata: «Nelle gite scolastiche le mete estere superano quelle italiane». La certificazione arriva dall’Osservatorio del Touring Club italiano in occasione della IV edizione di «Classe turistica», il festival del turismo scolastico in corso a Benevento. Che spiega: «Le destinazioni straniere hanno raggiunto il 51,3%, mentre quelle nostrane si sono fermate al 48,7». Le mete estere preferite: «Germania, Spagna e Gran Bretagna. Con Berlino, Barcellona ma anche Parigi in testa. Una media di 4,8 giorni di durata e una spesa di 354 euro». Quelle nostrane: «Lazio, Toscana e Veneto con le rispettive "capitali": Roma, Firenze e Venezia. Una media di 2,7 giorni di viaggio e 174 euro di spesa». Nel complesso una fotografia che fa dire al Touring, che ha inventato il viaggio d’istruzione nel 1913: «La gita scolastica — un rito per quasi uno studente delle superiori su due (circa 1,3 milioni, il 41,1%) e un business in calo causa crisi del 9% quanto a fatturato — ormai è considerata più uno svago che una reale parentesi di approfondimento culturale, umano e formativo. Una tendenza dettata dai criteri di scelta delle destinazioni che tendono a privilegiare mete poco inerenti ai programmi scolastici». Del resto lo dice più di uno studente su due (il 51,4%): gita è sinonimo di divertimento (anche se poi mette al primo posto nella classifica delle preferenze proprio gli aspetti culturali). E mentre sette su dieci (il 68,9%) sostengono anche che la gita non rappresenta un momento di crescita o un’occasione per fare qualcosa di nuovo (addio viaggio iniziatico) altri due la promuovono solo perché dà la possibilità di andare all’estero (9,8%) e di parlare un’altra lingua (8,2). Forse non c’è da sorprendersi che in una società globale anche la scuola e i bisogni dei suoi studenti, sempre più abituati a viaggiare e sempre più tecnologici (il 73,5% considera irrinunciabile in gita la fotocamera, il 58,3 il cellulare e solo il 3 un libro) siano globali. «E questa — dice il Touring Club — è la sfida che la scuola, anche con il viaggio di istruzione, è chiamata a raccogliere, pena la perdita di identità e senso della gita». Ma l’associazione, nelle sue linee guida, sottolinea anche quanto sia importante un ritorno alle radici e un ritorno a casa. Da qui il concorso Classe Turistica: 125.000 classi e oltre 14.500 studenti impegnati a raccontare la loro gita o la loro città. Otto le classi finaliste. Menzione d’onore per l’istituto professionale «Aldo Moro» di Montesarchio, autore di un video sulle streghe del Sannio. La IV G dell’Istituto per il Turismo Gritti di Venezia si è aggiudicata il primo premio nella categoria «Gita di classe»: «Una gita a Valencia raccontata con un video: la visita da Lonja de la seda alle opere di Calatrava, poi la sua storia, la cucina — dice Isabella Fabrizi, insegnante di storia dell’arte —. Un gemellaggio con le scuole locali fatto di studio, lavoro e soggiorno in famiglia. Perché il viaggio di istruzione è calarsi in una città e tra la sua gente». La città raccontata sempre con un video dalla prima F del liceo scientifico Grassi di Savona, vincitrice della categoria «Vieni con noi», è invece la loro: «Con il mare, il porto, la fortezza Priamar, la farinata e Here comes the sun dei Beatles a fare da colonna sonora: ecco il sole», racconta Valeria Bagnasco, insegnate di lettere. Che aggiunge: «Le gite sono lo specchio della scuola e della società che cambia». Alessandra Mangiarotti «NON NE HO PERSA UNA. USAVO GIA’ LA TELECAMERA» — Le gite che ricorda meglio sono quelle fatte con gli scout, dai 14 ai 23 anni. «In epoca pre-telefonini. Viaggiavamo in torpedone verso punti sperduti del Lazio o dell’Abruzzo, per proseguire a piedi per dieci chilometri, dormire in tenda sotto la pioggia battente. Molto formativo, lo consiglio a tutti». Disavventure esilaranti: «Una volta ci siamo persi nel golfo di Orosei, in Sardegna. Al terzo giorno avevamo quasi finito i viveri e ci siamo ritrovati in una caletta a cucinare i fusilli con l’acqua salata: indescrivibili...». Il regista Fausto Brizzi, classe 1968, maturità scientifica al Nomentano di Roma dopo il ginnasio all’Orazio, non ha mai saltato neppure le gite più «convenzionali» con la scuola. «Delle elementari e medie mi restano impresse visite estenuanti a musei che ora trovo meravigliosi, ma ai tempi non desideravo altro che fuggire con il teletrasporto». Al ginnasio ha cominciato a divertirsi di più. «Parigi, che scoperta... Ci sono tornato decine di volte: è l’unica città dove vivrei a parte Roma». Ultimo anno del liceo in Grecia. «Guardavo il Partenone e mi chiedevo se sarei stato bocciato». Già allora si muoveva con la telecamera. «Pesantissima, con i vhs: pretendevo di filmare il backstage del viaggio e costringevo tutti a rilasciare dichiarazioni che poi mai nessuno avrebbe visto». Scene recuperate nei suoi film? «Tante. In Maschi contro femmine (l’ultimo, ndr) Nicolas Vaporidis non riesce ad aprire una tenda lanciandola in aria. Altro che scout...». El. Ser.